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Il paese dei jeans in agosto
Titolo originale: Il paese dei jeans in agosto
Anno: 2023
Nazione: Italia
Genere: Drammatico, Commedia
Casa di produzione: Akita Film, Adler Entertainment, Maremosso
Distribuzione internazionale: Adler Entertainment
Durata: 93’
Regia: Simona Bosco Ruggeri
Sceneggiatura: Simona Bosco Ruggeri
Fotografia: Eleonora Castiello
Montaggio: Luca Angeleri
Musiche: Enzo Casucci
Costumi: Magda Accolti Gil
Scenografia: Silvia Finesso
Attori: Lina Siciliano, Pasquale Risiti, Rosalia Porcaro, Enzo Decaro, Ninni Bruschetta, Nunzia Schiano
Trailer di Il paese dei jeans in agosto
Informazioni sul film e dove vederlo
Il paese dei jeans in agosto è il primo lungometraggio della regista Simona Bosco Ruggeri. La regista piemontese ha esordito con il cortometraggio Il Colloquio (2021) in cui protagonista è Ninni Bruschetta, che ritroviamo anche in questa pellicola. Il film sarà nelle sale italiane dal 23 novembre 2023, distribuito dalla Adler Entertainment
Trama de Il paese dei jeans in agosto
Carlo è un giovane che ambisce a fare l’influencer, a dispetto del padre che preferirebbe vederlo impegnato in qualche cosa di concreto. Non riuscendo a mantenere il suo già esiguo pubblico, il giovane decide di sedurre Luisa, la ragazza più chiacchierata dal paese, e di creare una storia avvincente. Luisa è nota in paese per aver mentito ai genitori e aver abbandonato l’università. Ha una gran voglia di rivalsa, anche familiare, e decide di assecondare i piani di Carlo. Solo che il pubblico deve essere alimentato con nuove storie e i due giovani arrivano a farsi prendere troppo la mano. Fino all’epilogo che li vedrà prendere strade diverse.

Recensione de Il paese dei jeans in agosto
Simona Bosco Ruggeri, millennials torinese, decide di mettere in pellicola una storia che ha ideato e di cui sente la necessità di rappresentazione. In effetti, il mondo attuale è oramai invaso dalle vite messe in evidenza dai social, più o meno reali che siano. Ed è anche evidente come molti cerchino di ritagliarsi uno spazio in un mondo che, come fu agli albori di cinema e televisione, pare luminoso e con facili guadagni.
La componente sociale della storia è fondamentale per la regista, che fa di questa narrazione un esempio per poter poi arrivare a un confronto consapevole.
Simona Bosco Ruggeri
I giovani ma anche gli adulti e persino gli anziani di un piccolo paese di provincia sono chiamati a confrontare il proprio modo di vivere non più solo con quello del vicino di casa, del figlio del panettiere o al massimo del cugino in Svizzera, per sentito dire, ma con quello di coloro che il mondo segue.
Quando la parte tecnica funziona ma non basta
La regista sa il fatto suo: la macchina da presa si muove con disinvoltura, senza eccessi stilistici e con una normalità che è funzionale alla storia. Non mancano riprese dall’alto, non indispensabili e figlie di una voglia di dare uno spessore maggiore alla pellicola.

Bosco Ruggeri si affida a una serie di collaboratori tecnici che la aiutano a portare in pellicola quella rappresentazione paesana ma allo stesso tempo borghese. Nulla da eccepire alla buona fotografia di Eleonora Castiello, esaltata soprattutto nelle riprese serali e festaiole. I costumi di Magda Accolti Gil sono frutto di una ricerca evidente rispetto ai personaggi che li devono indossare.
Silvia Finesso crea una scenografia composta e non forzata e le musiche di Enzo Casucci sono efficaci. Il montaggio di Luca Angeleri entra nel vivo dello spirito del film, riuscendo a unire lo stilema classico a degli stacchi più vicini a quelli a cui siamo abituati dai social.
Un cast squilibrato ma funzionale
In Il paese dei jeans in agosto l’autrice decide di affidare le parti dei genitori dei due protagonisti ad attori d’esperienza. Ninni Bruschetta e Nunzia Schiano sono chiamati a presentarci i genitori di Carlo, alias @IlCarlito. Il primo è chiamato alla raffigurazione del padre autoritario, colui che non condivide le velleità del figlio e che amerebbe tornasse alla realtà. La seconda è invece la classica madre affettuosa, chioccia, protettiva. Bruschetta e Schiano non hanno problemi a portarci nel loro mondo e lo fanno con disinvoltura.
Rosalia Porcaro e Enzo Decaro sono invece i genitori di Luisa, alias @LaRosetti. Decaro è l’alter ego di Bruschetta, padre razionale e dedito al lavoro. Porcaro è invece la madre che ha una netta predilezione per la sorella di Luisa e che non disdegna l’apparenza. Anche sulla loro interpretazione c’è poco da rimarcare: di buona qualità rappresentativa con lei, all’inizio, prigioniera da un personaggio non pienamente calzante.

Quando i coprotagonisti sono così ingombranti, diventa difficile per i giovani attori poter emergere. Pasquale Risiti ci propone un Carlo oltre le righe, ma riesce a non scivolare nella macchietta. Lina Siciliano, al contempo, rende la sua Luisa credibile, aiutata anche dal suo sviluppo: da figlia reietta a scaltra donna senza scrupoli. Entrambi riescono a rendere i loro personaggi senza eccessi. Interessante anche il lavoro fatto da Ludovica Coscione, che ha ben ricoperto il ruolo della sorella di Luisa, Elena.
Ma qualcosa non funziona fino in fondo
Nonostante la qualità tecnica, la buona presenza attoriale e un soggetto interessante, c’è qualcosa che non convince fino in fondo. I personaggi, nonostante siano ben interpretati, non vanno mai in profondità. La storia fra Carlo e Luisa è data per scontata e non esiste un approfondimento sulla volontà dei giovani di intraprendere quel percorso di vita.
La sceneggiatura risulta più adatta a un cortometraggio, dove la linea narrativa può prevalere, giustificata dal tempo limitato. Ciò rende il messaggio tanto leggero quanto approssimativo. Anche alcune scelte non hanno aiutato: utilizzare un paesino del Sud con l’intento di far comprendere come la vita in rete sia oramai arrivata dappertutto è interessante.

Peccato che questo poi diventi un limite, intriso di stereotipi che vedono i paesani arretrati o con rapporti familiari degni del buon cinema italiano degli anni Sessante. Anche il finale risulta un boomerang espositivo: se è vero che, ad alcuni, può sembrare un coup de théâtre è anche vero che apre le porte a un vuoto narrativo.
Queste lacune vanno a inficiare anche su aspetti decisamente interessanti. Il parroco che si inventa contest e pubblica post per attirare i fedeli, piuttosto che la ragazzina che rischia il soffocamento per una sfida. Tutti momenti di denuncia che risultano però sporadici, isolati, imbrigliati nella storia principale mai decollata.
In conclusione
Bosco Ruggeri propone un lavoro attuale, leggero, con una buona tecnica descrittiva e degli attori di livello. Alla fine, però, si rimane con una sensazione di incompiuto. Sembra che l’esigenza di proiettarlo sul grande schermo abbia prevalso sull’attenzione al contenuto. Parafrasando una battuta di @IlCarlito: «Se non posti, non esisti!», e questo film pare aver avuto la stessa fragile esigenza di esistere.
Note positive
- Buon cast attoriale e tecnico
- Soggetto interessante e attuale
Note negative
- Debolezza della sceneggiatura
- Finale non conclusivo