Interceptor: Le origini della saga di Mad Max

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Interceptor

Titolo originale: Mad Max

Anno: 1979

Paese: Australia

Genere: Fantascienza / Azione / Thriller

Casa di Produzione: Kennedy Miller Productions, Crossroads, Mad Max Pty. Ltd

Prodotto da: Byron Kennedy

Durata: 1 hr 28 min (88 min)

Regia: George Miller

Sceneggiatura: James McCausland, George Miller

Montaggio: Cliff Hayes, Tony Paterson

Dop: David Eggby

Musiche: Brian May

Attori: Mel Gibson, Hugh Keays-Byrne, Steve Bisley, Tim Burns, Joanne Samuel, Roger Ward

RECENSIONE DI INTERCEPTOR

A partire da un budget di circa 400.000 dollari, il regista australiano George Miller ha esordito nel 1979 con un essenziale gioiello underground che fonde fantascienza post-apocalittica con il road movie, ambientato un’infernale Australia del futuro deserta e amorale.

Ciò che Miller all’epoca non si aspettava è che questa sua stramba creatura arebbe diventata un cult movie destinato a fruttargli più di cento milioni di dollari, dando vita così a due fortunati seguiti e al “reboot” Fury Road (a oggi il migliore della saga), consegnando all’immortalità l’antieroe con il giubbotto in pelle interpretato da un altro celeberrimo esordiente, Mel Gibson.

TRAMA DI INTERCEPTOR

Comincio a divertirmi quando uccido.

MAX ROCKATANSKY (MEL GIBSON) – INTERCEPTOR

In una assolata Australia post – atomica, il poliziotto Max Rockatansky (Mel Gibson) cerca di mantenere l’ordine in una società disgregata dove a farla da padrone sono predoni che scorrazzano per le autostrade abbandonate, seminando violenza e paura.

Travolto dall’orrore con cui viene a contatto ogni giorno e temendo di oltrepassare il confine che divide i tutori della legge dai criminali, Max inizialmente si dimetterà per poi iniziare una violenta caccia alla banda di Toecutter (Hugh Keays-Byrne), responsabile della strage della sua famiglia e della morte del suo migliore amico…

Una scena di Interceptor
Mel Gibson in Interceptor

ANALISI DI INTERCEPTOR

Per quanto i seguiti della serie siano maggiormente apprezzati da critica e pubblico, sarebbe ingiusto trascurare il valore e le qualità artistiche di Interceptor, film senza il quale probabilmente non esisterebbero Kenshiro e quasi tutto il filone post-apocalittico. L’aspetto fantascientifico diverrà via via sempre più preponderante nel resto della saga, ma in questo primo capitolo funge solo da scheletro per una narrazione molto vicina invece ai dettami del western e del poliziesco d’azione.

La trama ridotta all’osso è incentrata sul tema della vendetta e sull’esasperazione della violenza di buoni e cattivi, ma al posto delle terre polverose del West o dei paesaggi urbani tipici del poliziesco classico troviamo invece strade d’asfalto infinite come teatro per inseguimenti e scontri tra “sbirri” e motociclisti predoni, curati con dirompente estro creativo dallo stunt coordinator Grant Page, sorprendenti soprattutto vista la scarsità di mezzi. Il tutto impreziosito da un’ottima fotografia e dalla regia di Miller – che, si dice, distrusse la propria auto in un incidente per risparmiare ulteriormente –.

Interceptor trabocca di personaggi sopra le righe in tono con la follia della pellicola, ma naturalmente il perno attorno a cui ruota l’intera vicenda è Mel Gibson (leggenda vuole che l’attore sia stato coinvolto in una rissa il giorno prima dei provini e che il suo volto tumefatto sia stato fondamentale per il casting), assolutamente convincente nei panni di un individuo solitario e pieno di contraddizioni psicologiche che agisce per il proprio senso di giustizia più che per il trionfo del bene. Un protagonista esemplare, non lontano dal mito dei grandi antieroi solitari come quelli impersonati da Clint Eastwood e Kurt Russell.

NOTE POSITIVE

  • La cura tecnica ed estetica del film sorprende soprattutto considerata la natura di progetto a basso costo.
  • Convincente prova d’attore di Mel Gibson nel primo ruolo importante della sua carriera.
  • Molto d’atmosfera la colonna sonora di Brian May (da non confondere con l’omonimo chitarrista dei Queen!)

NOTE NEGATIVE

  • Essendo un esordio, la sceneggiatura a tratti è un po’ acerba nei dialoghi.
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