La Pazza Gioia: un attimo senza fine

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La Pazza Gioia

Titolo: La Pazza Gioia

Anno: 2016

Paese: Italia

Genere: drammatico, commedia

Produzione: Marco Belardi

Distribuzione: 01 Distribution

Regia: Paolo Virzì

Sceneggiatura: Francesca Archibugi, Paolo Virzì

Fotografia: Vladan Radovic

Montaggio: Cecilia Zanuso

Attori: Valeria Bruni Tedeschi, Micaela Ramazzotti, Valentina Carnelutti, Marco Messeri, Anna Galiena

Trailer del film “La Pazza Gioia”

Trama del film La Pazza Gioia

Beatrice e Donatella sono due donne che, per ragioni diverse, si troveranno a vivere a Villa Biondi, una struttura che accoglie e si prende cura di donne affette da disturbi psicologici. Apparentemente agli antipodi, le due donne riusciranno a condividere ricordi dolorosi tra le risate di una bravata da fuggiasche: sarà questo il punto di partenza per un viaggio on the road che suggellerà la loro amicizia e le permetterà di rivivere una sana spensieratezza seppur con il riaffiorare di ricordi di traumi recenti.

Recensione del film La Pazza Gioia

«Senza fine
Tu sei un attimo senza fine
Non hai ieri
Non hai domani…»

I versi del celebre brano di Gino Paoli attraversano l’intero film come un filo che tiene insieme lo spazio tempo all’interno del quale la storia ci catapulta: il presente dilatato come un attimo senza fine è l’unica e sola realtà delle protagoniste che, con un passato turbolento alle spalle, ora condividono la stessa incertezza per il futuro. Sullo sfondo, l’universo psichiatrico femminile in cui si inscrivono le caratterizzazioni profonde dei due personaggi principali delle quali diventiamo fieri complici nella loro comune e liberatoria follia.

Degne di una menzione speciale, le rispettive prove attoriali di Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti che, diversamente dai personaggi che interpretano, hanno la totale padronanza dei loro ruoli: tra le numerose candidature che il film vanta (ben 17 David di Donatello di cui 5 vinti) spicca proprio quella di Valeria Bruni Tedeschi che porta a casa la statuetta italiana più prestigiosa grazie alla potenza della ‘sua’ Beatrice Morandini Valdirana che, in maniera originale, delinea una personalità carismatica e sensibile dietro la maschera di una signorotta borghese e superficiale. Sul versante opposto, troviamo la gracile Donatella Morelli, una Micaela Ramazzotti in grado di raggiungere un’intensità emotiva che le consente di connettersi intimamente con i trascorsi di una giovane madre, ormai consapevole dei suoi errori, privata della possibilità di riabbracciare il suo bambino.

Dal primo minuto, Virzì con pochi particolari chiave ci fornisce un’esplicita descrizione delle due donne, con le quali riusciamo a instaurare subito un’empatia: da una parte, inquadriamo la figura di Beatrice, dalle movenze signorili ma la cui apparente frivolezza nasconde degli squilibri profondi del tutto esplosivi che riversa su tutti coloro i quali provano a contraddirla. Dall’altra, Donatella, al contrario si fa portatrice di una natura estremamente implosiva: la sua fragilità ci è chiara fin da subito, custode di un vissuto doloroso che – passo dopo passo nel corso della narrazione – rivelerà il suo segreto ingombrante. Insieme ricostruiranno i pezzi delle loro esistenze disastrate che, di pari passo con il consolidarsi della loro amicizia, saranno in grado di (sop)portare meglio in due.

Dove stiamo andando?

A cercare un po’ di felicità

Dove si trova?

Nei posti belli, nelle tovaglie di fiandra, nei vini buoni, nei bicchieri di cristallo, nelle persone gentili

Dialogo tratto dal film La Pazza Gioia

E come in ogni amicizia, il legame che si instaura è fatto di collisioni che, tuttavia, danno modo alle imperfezioni di risplendere, di fronte alle quali lo spettatore si trova spesso a sorridere teneramente. Lo stesso modo tragicomico in cui si conoscono è esemplificazione del loro divergere seppur unite dalla loro sensibilità celata e reciproca, preludio di un’amicizia inattesa.

Il regista ci permetterà di salutarle così in una delle ultime ed evocative sequenze del film: a bordo di un’auto d’epoca rossa, le Thelma & Louise italiane (e del cui capolavoro del 1991, notiamo chiari riferimenti) procedono spedite in una malinconica fuga che, più che un viaggio, segna quella che per una serie di casualità diviene una corsa avventurosa ma al contempo emotivamente viscerale verso una spensieratezza perduta e, forse, mai del tutto assaporata.


«Senza fine
Tu trascini la nostra vita
Senza un attimo di respiro
Per sognare
Per poter ricordare
Quel che abbiamo già vissuto»

Note positive

  • Caratterizzazione dei personaggi
  • Scorrevolezza della narrazione
  • Fotografia

Note negative

  • Mancato approfondimento di alcuni filoni narrativi
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