La vendetta del dottor K. (1959) di Edward Bernds: La recensione del body Horror

Recensione de La vendetta del dottor K. sequel de L'esperimento del dottor K, sempre incentrato sulla metamorfosi umana in mosca
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La vendetta del dottor K. locandina

La vendetta del dottor K.

Titolo originale: Return of Fly

Anno:1959

Paese di produzione: Stati Uniti d’america

Genere: Horror

Distribuzione: 20th Century Fox

Durata:77 min

Regia:Edward Bernds

Sceneggiatura:Edward Bernds

Montaggio:Richard C. Meyer

Fotografia:Brydon Baker

Musiche: Bert ShefterPaul Sawtell

Attori: Vincent Price, Brett Halsey, John SuttonDavid Frankham

Trama de La vendetta del dottor K.

Philippe Delambre ha intenzione di continuare gli esperimenti realizzati dal padre nel primo lungometraggio e che lo avevano condotto alla rovina. Lo zio, pur controvoglia, andrà a finanziare economicamente tali esperimenti. Tutto sembra andare per il meglio fino a quando il suo assistente deciderà di rubargli l’invenzione e per farlo stordisce Philippe immettendolo volutamente con una mosca dentro la tele capsula andando così a ricreare l’uomo mosca.

Recensione de La vendetta del dottor K.

Il film The Fly, primo lungometraggio occidentale a trattare la trasmissione della materia, disintegrazione/reintegrazione e tutte le sue conseguenze (positive/negative) da una capsula all’altra, avrà il suo sequel nel 1959 diretto da Edward Bernds, sempre con Vincent Price nel ruolo di Francois Delambre. Il lungometraggio prende anch’esso ispirazione dal breve racconto francese di George Langelaan seppur con rivisitazioni originali: l’incipit del film parte con il funerale piovoso di Hélène, che si suicida dopo anni di sofferenza al ricordo del marito uomo mosca (nel racconto invece Hélène morirà poco dopo la morte di André, facendosi fuori col cianuro all’ospedale psichiatrico), mentre ripercorre, negli esperimenti del figlio del povero André, ormai uomo, Philippe Delambre (Brett Halsey), gli elementi utilizzati come prove per il funzionamento dell’apparecchio, rimesso a nuovo (il primo un posacenere; poi anche un porcellino d’india, così come narra anche Langelaan).

Nel film torneranno inoltre i motivi ricorrenti del primo, come la piccola mosca (stavolta con la faccia giovane di Philippe) che grida “Aiuto”, e un “mascherone” gigante, con arto sinistro e zampa artigliosa destra (elemento dell’insetto non presente nella trasformazione di André in mostro ibrido) di mosca, segni della contaminazione stavolta con Philippe. Quello che è successo al padre, entrando casualmente nella cabina con la mosca, succede anche al figlio ad anni di distanza; l’elemento narrativo importante è che stavolta l’operazione non è casuale, bensì frutto del tentativo maldestro del suo collaboratore Alan Hinds (David Frankham), criminale ricercato dalla polizia, che compie questo crimine di disintegrare Philippe assieme alla mosca nel trasmettitore con lo scopo di sbarazzarsi di lui, per poter vendere l’esperimento a dei compratori. Il compito di reintegrarlo spetta allo zio, che sviene alla vista orrorrifica di suo nipote, con l’amica d’infanzia del ragazzo Cecile Bonnard (Danielle De Metz) che si dispera, come fece Hélène in The Fly. In questa pellicola il momento cruciale della reintegrazione dell’uomo mosca ci viene mostrato dalla mdp. Alla fine, fortunatamente, la storia ha buon esito per l’uomo mosca, differentemente dal romanzo e dal primo film: grazie al ritrovamento da parte del sergente della piccola mosca con la testa di Philippe, lo scienziato contaminato, ritornato nell’abitazione dopo aver compiuto la sua vendetta strozzando Alan, ritornerà normale grazie allo zio e al poliziotto che faranno disintegrare e reintegrare i due mostri nella cabina; Philippe bacerà Cecile, e La vendetta del dottor K. si chiude con l’immagine spettrale con musica dai toni horror della mosca, anche lei tornata alla normalità, mostrataci nell’ultima inquadratura.

Rispetto al primo film, lo spettatore assiste alla reintegrazione, azionata dallo zio Francois, del povero Philippe mostruoso, da Alain disintegrato con la mosca. L’istanza narrante lo inquadra dentro alla cabina. Il mascherone della mosca è gigantesco (rispetto al make up del primo film in cui il volto di mosca era più ridotto), con l’arto sinistro dell’animale dalle unghie affilate e pungenti. Il make-up del mostro in entrambi i film, adoperando i due attori una maschera facciale completa, non garantisce una grande empatia e immedesimazione da parte dello spettatore; lo scopo infatti è quello di mostrare una creatura che genera orrore, con lo scopo di sorprendere e spaventare lo spettatore.

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Andrea Del Giudice
Andrea Del Giudice

Laureato al corso di Laurea Magistrale in Scienze dello Spettacolo a Firenze e appassionato di cinema d'autore e soprattutto di musica. Cantautore, con passione nello scrivere e creare armonie musicali.

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