La zona d’interesse (2023). Il male che non si vede

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Trailer di La zona d’interesse

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

La zona d’interesse è un film scritto e diretto da Jonathan Glazer, già conosciuto per l’acclamato e controverso Under the skin (2013) con protagonista Scarlett Johansson.

Avviata la propria carriera oltre venti anni fa nel teatro, per poi occuparsi di video musicali (che gli valsero due candidature per la regia agli MTV Video Music Award del 1977), Glazer è un regista che si è limitato a realizzare pochi film ma di grande impatto: tra questi primeggiano Birth (2004), con una giovane Nicole Kidman, e lo stesso Under the skin (2013), pellicola che venne inserita nella lista dei 100 Migliori Film del 21esimo secolo secondo la BBC. 

A dieci anni dall’uscita del suo ultimo film il regista torna al cinema con una pellicola tratta dall’omonimo romanzo del 2014 scritto da Martin Amis, ottenendo il premio Grand Prix al Festival del Cinema di Cannes 2023. 

Nel cast spicca il nome di Sandra Hüller, già acclamata in questa stagione cinematografica per il suo ruolo da protagonista in Anatomia di una caduta di Justine Triet, che le è valso una nomination agli Oscar come Migliore attrice protagonista. A lei si affianca come co-protagonista Christian Friedel, conosciuto per i suoi ruoli in 13 minuti (2015) e Babylon Berlin (2017). A curare il suono torna a lavorare con il regista Mica Levi, con i quali Glazer aveva collaborato in Under the skin e The fall. 

Dopo il riconoscimento al Festival di Cannes, La zona d’interesse ha ottenuto 9 candidature ai BAFTA e 5 candidature ai Premi Oscar, venendo distribuita nei cinema italiani dal 22 febbraio 2024.

Trama di La zona d’interesse

Ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, La zona d’interesse mette in mostra la vita del comandante Rudolf Hӧss e di sua moglie Hedwig, durante la loro permanenza nel campo di concentramento di Auschwitz. Intenti a costruire la casa dei loro sogni insieme alla propria famiglia, attorno al proprio recinto si consumano le atrocità dell’Olocausto.

Frame de La zona d'interesse
Frame de La zona d’interesse

Recensione di La zona d’interesse

Nel gergo nazista, la zona d’interesse è un termine neutro utilizzato per indicare l’area immediatamente circostante un campo di concentramento, dove tipicamente erano soliti vivere i generali e le SS tedesche. Molto spesso era solo un muro a dividere la vita delle famiglie dei soldati da quelle dei prigionieri nei campi, ed è attorno a questa barriera fisica che Glazer decide di costruire la narrazione del proprio film, lontano da ogni evidenza del dolore fino a ora realizzata nel cinema dedicato al tema. 

Quando il racconto si apre allo spettatore, uno schermo nero assorbe ogni cosa e per qualche minuto si sente solo una musica atonale, che lentamente si trasforma nel cinguettio degli uccelli e nel fruscio delle piante che avvolgono la prima scena del film, in cui lentamente compare la famiglia Höss intenta a svolgere un picnic in riva al lago. Glazer chiarisce fin da subito il doppio binario su cui si muoverà il film, che gioca con i suoni e li oppone alle immagini, creando uno sdoppiamento tra la pellicola che si osserva e quella che si ascolta. E’ infatti attraverso il rapporto tra immagini e suoni che emerge la dissonanza cognitiva che fa da protagonista del racconto: quella che pervade la famiglia del comandante Höss, capo del campo di concentramento di Auschwitz, intenta a godere di una vita perfetta mentre nell’oscurità non visibile attorno a essa si consumano le atrocità della guerra. 

La zona d’interesse diventa così lo spazio incontaminato lontano dalla morte, dove la banalità della vita regna sovrana e lo scorrere del tempo sembra rallentare nel mare delle faccende domestiche di Hedwig, moglie del comandante, una donna completamente distaccata dalla realtà che fa della propria permanenza nel campo una questione di principio e di superbia. Anche la crudeltà delle azioni di Höss viene apparentemente nascosta dalla perfezione geometrica delle scene, dagli incastri di azioni che si ripetono nel perimetro della tenuta familiare, dai momenti di svago e gioco vissuti con i figli e la moglie. 

Sandra Hüller in una scena del film La zona d'interesse
Sandra Hüller in una scena del film La zona d’interesse

Ma quello che non si vede con lo sguardo si sente con l’udito e i suoni che scuotono il film si scontrano costantemente con la messa in scena, creando continue crepe e zone d’ombra che riportano lo spettatore alla realtà, dimostrandogli quanto sia semplice distrarsi e cadere nella banalità del male.

Senza avere bisogno di mostrare nulla Glazer riesce a giocare con l’immaginazione del pubblico, capace di ricreare quella parte mancante del racconto anche solo ascoltando le urla lontane dei deportati fuori campo, attraverso la musica greve che incalza come una presenza nella scena, dal suono dei forni crematori che continua incessantemente anche nel silenzio atono della notte. Le stesse scene monocrome sommergono completamente lo spettatore rendendolo partecipe della crudeltà che si nasconde dietro il muro che divide la morte dalla vita. 

Christian Friedel in La zona d'interesse
Christian Friedel in La zona d’interesse

Come il suono infatti, anche l’immagine si fa portavoce di messaggi evidenti fin dalle prime scene: se il punto di vista tedesco si mostra sovrano nel racconto, geometrico nelle inquadrature, pulito, impeccabile nei movimenti e nelle parole; chi agisce in buona fede lo fa nella notte, irriconoscibile perché assimilabile a chiunque e con lo stesso valore di nessuno, come gli altri volti invisibili che popolano l’immaginario nascosto alla vista del film.

I veri protagonisti non sono quindi gli Hüller, analizzati come pedine dall’alto, mostrati attraverso gli angoli della casa come da telecamere nascoste che giudicano una vita fin da subito vuota e irreale; ma quegli elementi discordanti che fanno tornare la mente alla realtà e mettono in discussione ogni scena, aumentando mano a mano la gravità del racconto: gli spari dei fucili, il rosso che illumina le finestre nella notte, lo sporco sui vestiti e sotto gli stivali dei tedeschi, la morte trattata alla pari di semplice polvere che sporca i panni stesi all’aria ad asciugare.

In conclusione

La zona d’interesse è un film che non può essere assimilato al genere dedicato alla narrazione dell’Olocausto, ma rispetto a essa riesce ad andare oltre creando qualcosa di unico che angoscia e obbliga lo spettatore a mettere in discussione se stesso per l’intera durata della pellicola. 

Ancora una volta Glazer dimostra uno stile unico e complesso, in grado di ribaltare il punto di vista della narrazione senza perdere di vista il vero tema del racconto.

Note positive:

  • Lavoro impeccabile sul suono
  • Un montaggio in grado di creare scene di grande impatto visivo
  • Una recitazione ridotta al minimo ma perfetta

Note negative:

  • /
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