L’Incidente (2023): Cinepresa tra i sedili di un carro attrezzi

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Locandina del film L'incidente (2023)

L’Incidente

Titolo originale: L’Incidente

Anno: 2023

Nazione: Italia

Genere: drammatico

Casa di produzione: Storia del Fantasma

Durata: 72 min

Regia: Giuseppe Garau

Sceneggiatura: Giuseppe Garau

Fotografia: Giulia Scintu

Musiche: Heckla

Montaggio: Giuseppe Garau

Attori: Giulia Mazzarino, Anna Coppola, Alice Dente, Elena Savio, Nathalie Bernardi, Toni Pandolfo

Backstage del film L’Incidente (2023)

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Al Lucca Film Festival 2023, Giuseppe Garau presenta la sua prima opera L’Incidente. Nell’unico film italiano in concorso, girato con pellicola 16 mm per le strade del quartiere Barriere di Milano di Torino, l’autore e regista ci accompagna, con camera alla mano, nelle sfiancanti giornate di Marcella, interpretata da Giulia Mazzarino al suo primo ruolo di protagonista in un film indipendente.

Trama di L’incidente (2023)

Marcella, 35 anni, separata con una figlia è nell’occhio di un ciclone di eventi in contrasto con una vita comune e regolare, in linea con la sua fragile personalità. Rimasta senza lavoro, con la necessità di reinventarsi, decide di acquistare un carro attrezzi, un Daily Iveco 1983, avviando un’attività indipendente di soccorritrice stradale. Tra alti e bassi, in una società ostile priva di umana comprensione, Marcella sperimenta con il nuovo lavoro ansie, angosce e tensioni, mantenendo comunque invariate la sua dolcezza e purezza d’animo. Un dramma vero e proprio ripreso interamente sul sedile passeggero del mezzo, al contempo prigione e speranza per un impercettibile futuro.

Immagine dal backstage del film L'Incidente (2023)
Immagine dal backstage del film L’Incidente (2023)

Recensione di L’incidente (2023)

Nel suo primo lungometraggio, Giuseppe Garau ci accompagna in un percorso del tutto nuovo, sperimentando attraverso un solo tipo di inquadratura correlato a un piano sequenza, spesso eccessivo nei tempi, un linguaggio informale e al contempo curato nei dettagli interpretativi. Giulia Mazzarino, è già nota per aver collaborato con il regista torinese, la ricordiamo nel cortometraggio Sette Pizze del 2016, in cui veste i panni di driver per consegne a domicilio in balia di un sadico gioco attoriale retto magistralmente da Milena Vukotic. Come nel precedente lavoro, anche in questo, l’attrice ricopre il ruolo di inconsapevole vittima in disarmo di fronte alle egoistiche esigenze del singolo, abbracciando un dramma quotidiano di estrema semplicità dove la sua indole fuori contesto rende l’opera interessante. Le audaci scelte della regia rendono il lavoro a tratti monotono, lento e poco decifrabile, ciononostante i dialoghi rapidi e diretti aiutano a seguire lo svolgersi della trama. Le riprese svolte sul sedile di fianco a Marcella, possono risultare interessanti per una prima parte di girato, con lo scorrere dei minuti si assorbe un senso di claustrofobia, probabile scopo della sceneggiatura, tuttavia trasferibile anche attraverso altre soluzioni in grado di offrire maggiore spessore alla pellicola.

Marcella (Giulia Mazzarino)
Marcella (Giulia Mazzarino)

Interessante è la capacità di riuscire a traslare in un ambiente angusto e strettamente individualista, una figura tanto ingenua senza mutarne in alcun modo gli aspetti significativi. Un invito a riflettere come la vita sia incessante di fronte alla necessità di andare avanti, e di come si dimentichi facilmente che spesso ci si ritrova faccia a faccia con chi, da piccoli gesti, chiede aiuto. Assistiamo alla descrizione precisa e chiara di una giungla urbana dove per sopravvivere è necessario restare al di sopra degli ultimi, anche al costo di schiacciarli, a loro volta questi affermano il proprio status, in altri casi si riaffermano trascinando verso il basso i più prossimi al declino, in un triste sali e scendi manipolato dall’incertezza. Come Tim Burton evoca personaggi che sembrano provenire da altri mondi, in una realtà piuttosto tangibile (es. Mercoledì serie TV del 2022 disponibile su Netflix), molto lontanamente Garau garantisce un ruolo analogo ad una figura distante dai canoni sociali con cui si confronta, ma che al contempo reagisce, armandosi di coraggio e perseveranza, riuscendo ad ottenere piccole vittorie. Una flebile luce di speranza è quella che si percepisce ad un tratto del film, abilmente smorzata da avvenimenti consoni al quadro generale, sinonimo di coerenza di ciò che si vuole trasferire allo spettatore e dell’estrema convinzione nelle finalità del lavoro. Difatti, quello di Garau è un lavoro coerente dall’inizio alla fine, ed è tale caratteristica il punto di forza della sceneggiatura, andando a preservare un messaggio a tratti retorico e banale, ma ingigantito e stilizzato al punto da farne assumere rilevanza.

In conclusione

Nuovo e allo stesso tempo retrò è ciò che la pellicola a primo impatto trasmette. L’assenza di dinamicità rende l’opera scarna di ambientazione e fotografia, trasferendo il film in una cineteca fruibile per pochi e appassionati intenditori. Il lavoro svolto dalla protagonista è, dal punto di vista attoriale, eccellente, purtroppo però la si vede ristretta in un ruolo fin troppo definito andandone a contenere le capacità recitative. La morale della trama resta impressa nei minimi termini, infatti, si affaccia timidamente nell’animo dello spettatore, maturando un sentimento di compassione ma non tanto forte da smuoverne la coscienza.

Note positive

  • Novità nelle scelte direttive
  • Protagonista
  • Idea del messaggio

Note negative

  • Tempi lungi e monotoni
  • Protagonista troppo limitata nel ruolo
  • Assenza di dinamicità
  • Messaggio di lieve impatto
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