Lost In Translation – L’amore Tradotto (2003): l’incomunicabilità nell’era della comunicazione

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Lost In Translation poster locandina

Lost In Translation – L’amore Tradotto

Titolo originale: Lost in Translation

Anno: 2003

Nazione: Stati Uniti d’America, Giappone

Genere: commedia, drammatico

Casa di produzione: Focus Features, American Zoetrope, Elemental Films

Distribuzione italiana: Mikado Film

Durata: 1h 42min

Regia: Sofia Coppola

Sceneggiatura: Sofia Coppola

Fotografia: Lance Acord

Montaggio: Sarah Flack

Musiche: Kevin Shields

Attori: Bill Murray, Scarlett Johansson, Giovanni Ribisi

Trailer del film Lost In Translation – L’amore Tradotto

Lost in Translation è un film del 2003 diretto da Sofia Coppola, qui al suo secondo lungometraggio dopo l’ottimo esordio del 1999 (Il giardino delle vergini suicide).

Il primo protagonista è Bill Murray, in una seconda fase di carriera molto prolifica e gratificante (basta guardare i lavori con Wes Anderson e Jim Jarmusch, realizzati negli stessi anni e che lo porteranno a ottenere una nuova consacrazione di critica). L’altra protagonista è l’attrice Scarlett Johansson, uno dei volti nuovi del cinema americano, la quale si è già fatta notare per essere stata diretta da Robert Redford e Joel Coen qualche anno prima.

Candidato a ben quattro premi Oscar e cinque Golden Globe, il film è riuscito a portarsi a casa l’Oscar alla migliore sceneggiatura originale, scritto dalla Coppola stessa. Prodotto dal padre, Francis Ford Coppola, il film nasce dall’idea di voler raccontare una città, la città metropolitana di Tokyo per l’appunto, visti i numerosi viaggi che la regista ha fatto nella capitale giapponese e che hanno influenzato la sua memoria a tal punto da volerci ambientare una storia.

Trama di Lost In Translation

Il film racconta un’amicizia tra un attore di mezz’età e una giovane ragazza, due americani che si incontrano in un lussuoso hotel e nel quale passano la gran parte del tempo. Lei per accompagnare il marito fotografo giunto lì per dei servizi, e lui per realizzare uno spot pubblicitario.

I protagonisti de Lost In Translation - L'amore Tradotto
I protagonisti de Lost In Translation – L’amore Tradotto

Recensione di Lost In Translation

La città è il posto perfetto per riassumere quello che è oggi il mondo, globalizzato. La globalizzazione è un fenomeno che genera una conseguenza allarmante, l’incomunicabilità tra soggetti parte di un sistema. Il sentimento di solitudine dei due protagonisti è percepito chiaramente dal fatto che le persone intorno a loro hanno perso la capacità di comunicare, non si parlano e non si ascoltano realmente, e questo va a condizionare prevalentemente i più fragili della società i quali si sentono impotenti di fronte all’avanzare di un mondo troppo frenetico.
La tecnologia è un altro aspetto che fa da padrone a Tokyo, in questo caso è dannosa e nociva e anziché contribuire al progresso dell’uomo è la sua stessa causa di rovina che gli si ritorcerà contro.

Una scena chiave è quando l’attore interpretato da Murray prova a fare ginnastica e il suo umore non è di certo sollevato da quegli strumenti tecnologici che si rivelano incapaci di rispondere alle esigenze umane. La regista sta descrivendo un mondo illusorio e abbagliante (esempio le luci al neon dei grattacieli) in cui prevale un senso perverso di emulazione, in cui tutti cercano di copiare tutti, arrivando a una sorta di omologazione totale dove nessuno sarà più in grado di distinguere chi da chi. Si respira proprio un senso di smarrimento in un mondo che si auto-celebra grazie alle sue infinite possibilità.

Fotogramma Lost In Translation
Fotogramma del film Lost In Translation – L’amore Tradotto

L’unica salvezza che abbiamo è nell’amore. I due personaggi sono soli nel mondo a loro modo: lei giovane e bella con davanti un futuro incerto, e lui vecchio e giunto al capolinea della sua carriera, con davanti le domande alla quale non ha saputo rispondere e con la quale ora si trova a fare i conti. Vivono entrambi una sofferta solitudine, come fossero due outsider che si sono saputi riconoscere nel marasma confusionario di Tokyo. Aspetto meraviglioso questo. Il loro rapporto d’amore non è classico a pensarci, è un amore che si vede e non si vede ma la forza di intesa tra i due si percepisce in maniera netta ed è questo il nocciolo del film. È una storia di due solitari che riescono ad amarsi, anche solo a volersi bene, in un mondo che accantona da un lato proprio questi sentimenti naturali. Il messaggio finale è che l’amore è l’unica forma realmente viva e pura, capace di sopravvivere ai tempi di oggi. È da qui che dobbiamo ripartire se vogliamo evitare la catastrofe.

Questo legame è supportato da una colonna sonora perfetta, gran parte del repertorio musicale è affidato alle canzoni di Kevin Shields, leader del gruppo shoegaze My Bloody Valentine. Il genere utilizzato è un rock psichedelico, quasi sognante ed etereo che si sposa bene con l’ambiente circostante tanto da accentuare l’isolamento e la distanza emotiva tra il paesaggio e il carattere interiore dei personaggi.

Fotogramma Lost In Translation
Fotogramma Lost In Translation

In conclusione

In conclusione le interpretazioni dei due protagonisti sono perfette, confermando il talento di Murray e premiando la capacità del nuovo astro nascente della Johansson, in una sorta di vecchio e nuovo che si incontrano. La fotografia è delicata e tratteggiata finemente proprio come delicati sono i sentimenti dei due amanti. La regia è al servizio della storia, tra campi lunghi sulla città caotica e i mezzi primi piani dei due attori, a evidenziare le espressività dei loro volti. Il fatto che i due spesso vengono mostrati nella solita inquadratura a mezzo busto è perché si vuole sottolineare la loro complicità, come ad esempio nella scena in cui dialogano stesi sul letto con la camera piazzata dall’alto. Per il resto della pellicola le battute sono poche, si privilegia dare spazio ai silenzi che accentuano la condizione emotiva di entrambi. Ed è proprio da quei silenzi che trasudano dai volti che si avverte tutta la complessità di un film a dir poco raffinato nella sua messa in scena.

Note Positive

  • Regia
  • Fotografia
  • Interpretazione
  • Significato

Note Negative

  • Assenti
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