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Malevolent – Le voci del male
Titolo originale: Malevolent
Anno: 2018
Paese: Stati Uniti d’America
Genere: Horror
Produzione: Catalyst Global Media, Sigma Films, Thruline Entertainment
Distribuzione: Netflix
Durata: 89 minuti
Regia: Olaf de Fleur Johannesson
Sceneggiatura: Ben Ketai, Eva Konstantopoulos
Fotografia: Bjarni Felix Bjarnason
Montaggio: David Arthur
Musica: Al Hardiman
Attori: Florence Pugh, Celia Imrie, Ben Lloyd-Hughes, Scott Chambers, Georgina Bevan
Distribuito in Italia da Netflix il 5 ottobre 2018, pochi giorni prima della serie di successo Hill House, con cui Malevolent – Le Voci del male condivide il medesimo genere horror spiritico entro case infestate, il lungometraggio vede alla regia il cineasta irlandese Olaf de Fleur Johannesson, mentre nel ruolo attoriale troviamo Florence Pugh che è stata apprezzata per la sua interpretazione nel film indipendente Lady Macbeth, nei ruoli dei coprotagonisti invece abbiamo Ben Lloyd-Hughes, Georgina Bevan, Scott Chambers e Celia Imrie. Malevolent si ispira al romanzo Hush di Eva Konstantopoulos che ha lavorato alla sceneggiatura insieme a Ben Ketai.

Trama di Malevolent – Le voci del male
Anni ’80, Scozia. Angela e Jackson rimasti orfani dopo la morte suicida della madre, che sentiva delle voci e diceva di vedere gli spiriti, sono diventati per sopravvivere degli artisti della truffa spiritica, ovvero si recano all’interno delle cosiddette case infestate e qui mettono in piedi un sofisticato escamotage in cui, attraverso dei congegni meccanici e uditivi, fingono di mettersi in contatto con i morti che non hanno ancora lasciato l’abitazione. Ad aiutarli in ciò ci sono Elliot, che si occupa delle riprese, e Beth che ha il compito di creare suoni credibili. Ma tutto cambia quando Angela (Florence Pugh) inizia a sentire realmente delle voci e ad avere delle “allucinazione” con perdita di sangue dal naso, proprio come capitava a sua madre, da tutti ritenuta pazza.
Per volere dii Jackson che deve dei soldi a un gruppo di strozzini accettano di disinfestare un orfanotrofio su commissione della Signora Green che sente delle urla stridule di ragazzine la notte. Quel luogo è stato vittima di alcuni cruenti omicidi che hanno visto la morte di varie giovani ragazzine per mano del figlio della donna. Qui nulla andrà come sembra ma i pericolo sono in agguato e il presente non può che risvegliare il passato.

Recensione di Malevolent – Le voci del male
La prima assenza importante che si nota durante la visione del lungometraggio a tinte horror sovrannaturale Malevolent – Le voci del male è l’assenza di empatia, di quel legame che un film dovrebbe costruire con il suo pubblico attraverso un introduzione narrativa che ponga le basi per la costruzione di personaggio interessanti in grado di toccare le corde della simpatia o dell’emotività del pubblico. Ecco tutto ciò non avviene a causa di una scrittura non adeguata per creare il background drammatico dei due fratelli, di cui alla fine dei fatti di loro sappiamo veramente poco e neppure le prove attoriali di colei che aveva reso grande Lady Macbeth come Florence Pugh risultano efficaci, anzi ogni attore sembra a tratti stonare con il suo personaggio, dei caratteri narrativi di difficile interpretazione a causa della loro stessa inconsistenza in fase di scrittura e di una regia che se si dimostra assolutamente piuttosto scolastica nella scelta delle inquadrature non incide in fin dei fatti nella direzione attoriale portando inversamente ogni componente del cast a prove piuttosto scialbe, unica eccezione è Celia Imrie, che ben interpreta la misteriosa padrona di casa dell’orfanotrofio.
Il problema stesso della sceneggiatura risiede nella sua poca originalità narrativa nel panorama sopranaturale e spiritico, una assenza d’idee che si sente in maniera importante all’interno del primo atto dove lo spettatore stesso fatica non poco a seguire gli eventi a causa di una scrittura a tratti confusionaria e un ritmo narrativo piuttosto debole. Il tutto ha un netto miglioramento con l’entrata in scena della casa infestata e dei misteri legati all’orfanotrofio, elementi però narrati in maniera eccessivamente rapida togliendo allo spettatore il gusto della paura. I fantasmi non risultano terrificanti e spaventosi e neppure la casa sporca e malandata donano allo spettatore quell’adrenalina necessaria che inversamente entra in campo nella seconda parte del secondo atto dove il genere cinematografico muta completamente conducendosi entro un film di tortura violenta, che ricorda, seppur lontanamente, Non aprite quella Porta e che riesce finalmente a donare la tensione desiderata al pubblico in un film horror, un film che onestamente presenta alcune leggerezze di verosimiglianza ad esempio come mai Angela di punto in bianco scopre di avere i poteri? Come mai rimane così tranquilla? Domande a cui il regista e gli sceneggiatori sembrano non esserci posti.
In conclusone
Note positive
- Ultima parte del lungometraggio
Note negative
- Sceneggiatura
- Attori non incisivi
- Personaggi bidimensionali