Maurice (1987): amore lgbtq nel Novecento inglese

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Maurice

Titolo originale: Maurice

Anno: 1987

Paese: Gran Bretagna

Genere: Drammatico

Casa di produzione: MERCHANT IVORY PRODUCTIONS

Distribuzione: LIFE INTERNATIONAL (1988) – PLAYTIME

Durata: 137 minuti

Regia: James Ivory

Sceneggiatura: James Ivory, Kit Hesketh-Harvey

Fotografia: Pierre Lhomme

Montaggio: Katherine Wenning

Musiche: Richard Robbins

Attori: James Wilby, Hugh Grant, Rupert Graves, Simon Callow, Denholm Elliott, Ben Kingsley, Phoebe Nicholls

Trailer di Maurice

Maurice è un film drammatico del 1987, diretto e scritto da James Ivory, vincitore del Premio Oscar nel 2018 per la sceneggiatura non originale grazie alla pellicola diretta da Luca Guadagnino, Chiamami col tuo nome. Maurice è tratto dall’omonimo libro, pubblicato postumo, di Edward Morgan Forster.

Trama di Maurice

In Inghilterra nel 1909, Maurice Hall frequenta l’Università di Cambridge, dove si innamora dell’amico Clive Durham. Da questo momento, complice il periodo storico complicato e avverso nei confronti dell’omosessualità, il loro rapporto diverrà platonico e difficile. Clive deciderà di rompere questo legame, sposandosi con una donna, mentre Maurice tenterà di lottare contro ciò che lui crede essere una malattia, senza riuscirvi.

James Wilby e Hugh Grant in una scena di Maurice

Recensione di Maurice

La sequenza iniziale del film di James Ivory esplicita il viaggio che lo spettatore sta per intraprendere: un bambino, Maurice apprende, tramite il suo maestro, i dettami antichi della società, sottomessi a un modo di vivere pudico, omofobo, che vede la sessualità sotto la luce del cristianesimo, dipinto come qualcosa di castrante. La Chiesa, la religione, sono presenti soprattutto nella prima parte del film, in un contesto storico ben delineato. Le dottrine cristiane sono discusse dai personaggi durante la narrazione, messe in risalto per la loro incoerenza e fallacia. La mascolinità tossica è descritta anch’essa nella sua artificiosità, fallibilità: i personaggi che circondano il protagonista sono uomini tristemente imprigionati in degli standard di vita talvolta frustranti poiché limitanti.

Una scena di Maurice

La pellicola, a cui Chiamami col tuo nome di Guadagnino, cui sceneggiatura è stata scritta in collaborazione con Ivory, si è ispirata in molte scene (le analogie sono ben visibili, non solo a livello di scrittura generale ma anche e soprattutto a livello estetico), è la storia di formazione, di crescita e consapevolezza di sé, di Maurice, interpretato da James Wilby, che accompagniamo negli anni più importanti della sua vita. Il conflitto con sé stesso che tenterà di superare durante la narrazione, prende vita nel momento segnante, quando comprende il suo amore per Clive, interpretato da un giovanissimo e convincente Hugh Grant. Un amore da cui Maurice ricaverà immensa frustrazione, non solo nell’impossibilità di realizzare il suo desiderio, ma nella negazione della sua stessa natura. Il loro amore diverrà, secondo il volere di Clive, platonico, in seguito alla totale consapevolezza del loro sentimento, da cui deriverà la paura dell’omofobia della società, che all’epoca condannava alla prigionia gli omosessuali; la scena che suggella il sentimento (e allo stesso tempo la sua fine) è una tra le più belle tra i due attori (chiaramente citata in Chiamami col tuo nome). I due, stesi sull’erba, sono investiti, grazie a una disarmante bellezza estetica data dalla regia e dalla fotografia, da un’aura di sacralità e di onirismo, spezzato alla fine dal rifiuto di Clive alla realizzazione carnale del loro sentimento.

‘Scena sull’erba’ di Maurice
Chiamami col tuo nome (Luca Guadagnino)

Maurice e Clive rappresentano i due modi di vivere e reagire alla visione castrante di una società, le facce di una medaglia: Clive è colui che reprime sé stesso fino ad aderire completamente al modello di mascolinità voluta dalla società novecentesca inglese. Maurice è il ritratto della frustrazione, dell’insoddisfazione del suo desiderio, della tentazione continuamente repressa che, al contrario di Clive, è destinata a esplodere: colui che è destinato ad aderire alla sua reale natura, in una lotta coraggiosa nei confronti dell’omofobia che lo circonda. Il vero amore è un rischio, che lui è alla fine disposto ad accettare.

Il contadino Alec, grazie al quale Maurice riuscirà a risolvere sé stesso e il suo conflitto, con cui esplode il desiderio, è un uomo considerato di bassa cultura (così definito da tutti), lontano dall’essere un gentiluomo come gli altri, eppure è l’unico dei personaggi a comprendersi davvero, ad accettarsi, a dimostrarsi coraggioso nei confronti dell’ostilità del mondo.

Scena di Maurice

L’’essere uomo’ è un argomento che permea la narrazione, esplicitamente e implicitamente: gli uomini sono chiamanti a dimostrare continuamente la loro virilità, e ciò è rappresentato in molte sequenze come, ad esempio quelle di caccia, di gioco e combattimento. La rappresentazione degli uomini è sfaccettata e interessante, anche nella loro fisicità: il nudo maschile è mostrato con naturalezza, in un periodo (1987) in cui mostrare il corpo dell’uomo era inusuale, rispetto al corpo femminile perennemente in mostra, specie nella rappresentazione cinematografica.

Scena di Maurice

Maurice è la storia di un uomo, dell’amore e del desiderio, spesso inespresso, della frustrazione di una società “poco incline ad accettare la natura umana” (come viene detto nel film dal personaggio dello psicologo). Diretta e scritta da James Ivory, uomo apertamente omosessuale, cui tocco consapevole e attento ai dettagli emotivi è palpabile nel corso della pellicola, Maurice è una storia di lotta all’amore libero di essere, una lotta individuale divenuta collettiva nelle epoche successive, che ancora parla di noi. Nella speranza che queste storie, un giorno, non siano più così necessarie.


“Tu e io siamo fuori legge”

Maurice, James Ivory

Note positive

  • Regia ottima
  • Fotografia
  • Interpretazione degli attori
  • Temi e rappresentazione

Note negative

  • /
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