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Miss Violence
Titolo originale: Miss Violence
Anno: 2013
Paese: Grecia
Genere: drammatico
Distribuzione: Eyemoon Pictures
Durata: 1h 39m
Regia: Alexandros Avranas
Sceneggiatura: Alexandros Avranas, Kostas Peroulis
Fotografia: Olympia Mytilinaiou
Montaggio: Yorgos Helidonidis
Attori: Themis Panou, Kostas Antalopoulos, Eleni Roussinou
Trama di Miss Violence
Dopo il suicidio di Angeliki, il giorno del suo undicesimo compleanno, assistiamo alla vita della famiglia che procede e va avanti nonostante una morte. Pian piano scopriremo le identità dei componenti della famiglia, sopratutto la natura del padre patriarca della famiglia che vuole riportare la normalità e quotidianità, presente fino a quel momento, all’interno del suo nucleo famiglia

Recensione di Miss Violence
Durante i festeggiamenti per il suo undicesimo compleanno la piccola Angeliki si butta dalla finestra uccidendosi.
Inizia così il film di Alexandros Avranas, vincitore de Leone d’argento a Venezia 2013, una delle pellicole più dure e disturbanti del panorama cinematografico del XXI secolo anche se, a parte la scena di sesso violento nel finale, l’orrore non traspare visivamente ma viene fatto filtrare attraverso gli sguardi scioccati e rassegnati delle donne della famiglia, oppure nascondendolo dietro le porte di casa. Non a caso Miss Violence comincia e finisce con una porta chiusa, chi sta fuori non può sapere cosa succede dietro quelle porte: i funzionari che ispezionano la casa dopo il suicidio dicono al protagonista ‘qui sembra che non sia successo niente’ lui risponde (prendendolo per un complimento) ‘ho fatto di tutto per riuscirci’. L’orrore traspare dai gesti quotidiani del padre/padrone/nonno che pesa i cereali per vedere se qualcuno li mangia alle sue spalle o rimuove le porte perché ‘in questa casa non ci sono segreti’ e dalle punizioni umilianti inflitte ai bambini annichiliti (soprattutto il maschio) da queste sopraffazioni.
Avranas sapientemente dissemina la pellicola d’indizi e sospetti che svelano lentamente la struttura della famiglia fino alla rivelazione crudissima che porterà a un finale inevitabile che dona senso al titolo e che lascia aperte altre domande e altri dubbi su tutta la vicenda. Chi è Miss Violence? È la bambina che con il suo gesto violento mette a nudo una situazione insostenibile oppure la moglie/mamma/nonna che sa tutto ma non reagisce?
Tre scene spiccano per la loro durezza e per quello che implicano: la scena iniziale della festa/suicidio, il ballo della bambina davanti ai due uomini sulle note di ‘L’italiano’ e la scena di sesso violento nel finale la quale non ha nulla di eccitante, ma la cui violenza risulta quasi insostenibile.

Lo stile e la tecnica richiamano fortemente i lavori di Haneke e Lanthimos con inquadrature strette e una fotografia elegante che accentua il distacco emotivo verso i protagonisti che suscitano più rabbia che pena nello spettatore. Altra caratteristica interessante è l’utilizzo della colonna sonora, assente per quasi tutto il film che compare improvvisamente con un brano di Leonard Cohen e uno di Toto Cutugno il quale non fa che accentuare lo squallore e la durezza della storia.
In conclusione
Sicuramente è una pellicola difficile da vedere ma che risulta di ottima fattura portando sullo schermo una storia verosimile che dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, quanto l’orrore sia vicino, e che si può celare dietro una porta chiusa.
Note positive
- Regia
- Montaggio
- Tematiche
- Sonoro
Note negative
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