Mission: Impossible – The Final Reckoning (2025). Un film che parla della società in cui viviamo.

Recensione, trama e cast di Mission: Impossible - The Final Reckoning (2025), ottavo e ultimo film della saga incentrata su Ethan Hunt

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Tom Cruise plays Ethan Hunt, Pom Klementieff plays Paris, Greg Tarzan Davis plays Degas, Simon Pegg plays Benji Dunn and Hayley Atwell plays Grace in Mission: Impossible - The Final Reckoning from Paramount Pictures and Skydance.
Tom Cruise plays Ethan Hunt, Pom Klementieff plays Paris, Greg Tarzan Davis plays Degas, Simon Pegg plays Benji Dunn and Hayley Atwell plays Grace in Mission: Impossible – The Final Reckoning from Paramount Pictures and Skydance.

Trailer di “Mission: Impossible – The Final Reckoning”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

La saga di Mission: Impossible torna nel 2025 con un adrenalinico capitolo: Mission: Impossible – The Final Reckoning. Diretto, co-sceneggiato e co-prodotto da Christopher McQuarrie, il film rappresenta il seguito di Mission: Impossible – Dead Reckoning (2023) e segna l’ottava avventura cinematografica dell’agente dell’IMF Ethan Hunt, interpretato ancora una volta da Tom Cruise.

Accanto a lui ritornano volti noti del franchise, tra cui Ving Rhames, Simon Pegg, Vanessa Kirby, Henry Czerny e Frederick Schmidt, pronti a immergersi in una missione che potrebbe ridefinire il destino dell’IMF. Dopo la presentazione fuori concorso al 78º Festival di Cannes il 14 maggio 2025, il film è approdato sul grande schermo con un’anteprima il 19 maggio e una distribuzione ufficiale nelle sale italiane il 22 maggio grazie a Eagle Pictures.

Questo ottavo capitolo promette di chiudere in grande stile la saga che ha fatto sognare generazioni di spettatori, mescolando spettacolarità, intrighi e quel pizzico di impossibile che ha sempre caratterizzato il franchise. Sarà davvero l’ultima missione per Ethan Hunt? Solo il tempo potrà dirlo.

Trama di “Mission: Impossible – The Final Reckoning”

Ethan Hunt deve fermare un’IA ribelle che controlla tutto e minaccia l’umanità. Per farlo, deve recuperare il suo codice sorgente da un sottomarino affondato

Recensione di “Mission: Impossible – The Final Reckoning”

La saga di Mission: Impossible ha saputo mantenere nel tempo una freschezza di idee—e si parla ovviamente di idee cinematografiche—che l’hanno resa la cartina di tornasole perfetta per lo stato attuale del cinema popolare contemporaneo. Molto più di 007, fin troppo legata ai suoi riti e ai suoi schemi, e persino più dell’MCU, che, con il suo eccesso serializzante, finisce per allontanarsi troppo dall’idea che molti hanno—forse superbamente, ma comunque lecitamente—di cinema.

Ogni riflessione sulla trasformazione dello statuto della settima arte più popolare passa attraverso le immagini muscolari e acrobatiche di McQuarrie, che ha sempre gestito questa saga con grande onore e dignità. Il conflitto fra l’IMAX e gli altri formati di visione, la necessità del cinema di farsi sempre più “aptico” (quasi materico, quasi toccabile nelle sue immagini, quasi in cerca di stimoli fisici per chi guarda) con sequenze al cardiopalma che sfidano ogni legge di logica, la creazione di scenari subacquei con lunghe scene all’interno (Avatar 2 insegna), la serializzazione infine: la necessità di farsi racconto dipanato su più film, un “cinema espanso” come va tanto di moda negli universi cinematografici contemporanei. Questa, per Mission: Impossible, è una debolezza, rendendo il film a tratti inconcludente e all’inutile ricerca del continuo rilancio.

Da un punto di vista più puramente immediato, abbiamo il carisma di Cruise, fin troppo spesso ricordato come “ultima action star” (e lo è davvero, vedasi la sua più recente incursione). E poi c’è un racconto che riguarda l’AI e ciò che potrebbe fare (o farci). Anche per questo la saga di Mission: Impossible è uno strumento incredibilmente potente per capire il nostro presente, soprattutto in senso cinematografico, ma non solo.

Forse in crisi d’identità fra eccessi serializzanti e tentativi eccessivi di costruire un “macro-mondo” interno alla saga, eppure va anche detto che è lo stesso cinema a trovarsi in crisi. Ma non oggi e non solo in senso industriale: forse lo è sempre stato. Come forma propria, il cinema è sempre stato in crisi, non ha mai trovato una sua specificità e si è sempre spostato su altri modi di fare film, che facessero rivedere alla gente la possibilità di chiedersi: cos’è un film?

In conclusione

Fra mille incertezze contemporanee e mondiali, politiche e sociali, abbiamo una certezza: il cinema, anche quello popolare, racconta il presente. Il presente della storia e il presente del cinema stesso. Mission: Impossible – The Final Reckoning lo fa con una lucidità che pochi gli attribuirebbero.

Note positive

  • Capacità di parlare della società del 2025.

Note negative

  • /

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Marco D'Agostino
Marco D'Agostino

Nasco nel 1998, inizio fin da bambino ad amare il cinema, arte che mi permetteva di proiettarmi in mondi e storie lontane.
Da allora guardo continuamente film, provenienti da ogni parte del mondo, di ogni genere e epoca.
Amo perdermi nell'immaginario di Wong Kar Wai e ho continuamente in mente il cinema di Terrence Malick.
Mi piacciono anche tanti film brutti che eviterò di citare.