Noi, ragazzi dello zoo di Berlino (2021): Una versione su Christiane F. evitabile

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noi, i ragazzi dello zoo di berlino locandina

Noi, ragazzi dello zoo di Berlino

Titolo originale: Wir Kinder vom Bahnhof Zoo

Anno: 2021

Paese: Germania

Genere: biografico

Produzione: Constantin Television, Amazon Studios, Wilma Film, Cattleya

Distribuzione: Prime Video

Ideatore: Oliver Berben, Annette Hess, Philipp Kadelbach

Stagione: 1

Puntate:  8

Regia: Philipp Kadelbach

Fotografia: Jakub Bejnarowicz

Musica: Michael Kadelbach, Robot Koch

Attori: Jana McKinnon, Lena Urzendowsky, Lea Drinda, Michelangelo Fortuzzi, Jeremias Meyer, Bruno Alexander, Angelina Häntsch, Sebastian Urzendowsky, Bernd Hölscher, Valerie Koch, Nik Xhelilaj

Trailer di Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino

Pubblicato in più di 30 paesi e tradotto in più di 20 lingue, Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino è una proprietà intellettuale senza tempo che conta molti fan in tutto il mondo. Nel reinterpretare questa storia provocatoria, Constantin Television, Philip Kadelbach e Annette Hess hanno lavorato duramente per renderla rilevante per un pubblico contemporaneo pur mantenendo l’essenza originale del libro e dei suoi personaggi. Sono felice che possiamo portare questa storia ai clienti Prime di molti paesi nel mondo

ha dichiarato Georgia Brown, Head of European Originals, Amazon Studios.

Quarant’anni dopo l’uscita cinematografica di Christiane F. – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino (1981) per la regia di Uli Edel, ecco che Prime Video decide di realizzare una nuova trasposizione cinematografica a carattere seriale, una miniserie di otto episodi ispirata agli eventi del romanzo biografico Wir Kinder vom Bahnhof Zoo (1971) scritto dai giornalisti K. Hermann e H. Rieck e da Christiane Vera Felscherinow, che riprende il periodo della tossicodipendenza di quest’ultima negli anni ’70, quando aveva ancora quattordici anni. Il romanzo, uscito inizialmente a puntate sul settimanale Stern nel 1978 fece un forte scalpore in Germania a causa della giovanissima età delle vittime andando a donare uno sguardo crudo e contemporaneo sulla prostituzione e sulla dipendenza dalle droghe all’interno di una Germania ancora dilaniata e divisa dal muro di Berlino.

Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino è prodotta da Oliver Berben (Perfume, Shades of Guilt I-III, The Un-Word, Playing God) e Sophie von Uslar (Operation Zucker I-II, NSU: German History X, Tannbach – Line of Separation). Annette Hess (Weissensee, Ku’damm 56/59) è la capo sceneggiatrice e produttrice creativa della serie. Philipp Kadelbach (Perfume, SS-GB, Generation War) è regista e produttore creativo. La miniserie è una co-produzione internazionale di Constantin Television, Amazon Studios, Wilma Film (Czech Republic) e Cattleya (Italy)

Jana McKinnon in Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino
Jana McKinnon in Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino

Trama di Noi, ragazzi dello zoo di Berlino

Berlino Ovest, anni ’70. Christiane (Jana McKinnon) è una giovane ragazza che si è appena trasferita in un nuovo liceo, dove non conosce nessuno. Il primo giorno di scuola, non inizia nei migliori dei modi, a causa di un suo ritardo dovuto alla rottura dell’ascensore all’interno del suo palazzo e a dei compagni e docenti che non credono minimamente al suo racconto. Nella classe l’unica che si dimostra comprensiva nei suoi confronti è Stella (Lena Urzendowsky) che darà alla giovane il soprannome di Banana. Sarà però proprio questa amicizia con la giovane e la cotta per Matz, un ragazzo del liceo, ad avviarla verso il mondo delle sostanze stupefacenti, ma in questo senso risulta importante anche l’incontro casuale con Axel (Nik Xhelilaj) alla metropolitana di Berlino, dato che il ragazzo è il primo del gruppo a farsi di eroina.

Nella storia di Christiane faremo conoscenza anche del suo gruppo di nuovi amici che conoscerà e con cui consoliderà una forte amicizia nella discoteca underground del Sound, come Babsi, Benno e Michi e insieme a loro scopriremo il mondo della droga e prostituzione di Berlino Ovest.

Fotogramma di Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino
Fotogramma di Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino

Recensione di Noi, ragazzi dello zoo di Berlino

La miniserie risulta fin dall’incipit narrativo un prodotto teen dramma privo di quella crudezza drammatica e profondità emozionale o intellettuale che il libro su Christiane F. possedeva, il tutto dona al pubblico una serie sfuocata che non riesce realmente a incidere a causa di una lunga lista di errori a livello produttivo e visivo, che appaiono incomprensibili, se riteniamo, come è giusto che sia, dei professionisti coloro che hanno lavorato all’interno della serie. Il primo errore evidente, che appare fin dal primo episodio, riguarda il casting effettuato con alcune scelte attoriali che stonano completamente con i personaggi da questi interpretati, un esempio evidente sono i genitori della protagonista che appaiono fin troppo giovani per essere credibili narrativamente parlando, soprattutto il padre che è ben interpretato da Sebastian Urzendowsky, un attore del 1985 che per lunghi tratti sembra un vero e proprio coetaneo della figlia, non solo per motivi caratteriali ma perfino per aspetto fisico fin troppo giovanile e adolescenziale che mal si addice al suo personaggio che aveva bisogno di un attore dal volto più maturo, neppure il trucco applicato sul volto dell’attore è stato in grado d’invecchiarlo.

Riguardo invece alla scelta dei giovani attori possiamo certamente approvare il casting in grado di scovare dei talenti puri del new cinema tedesco, come gli emergenti Jana McKinnon, Lena Urzendowsky, Lea Drinda, Michelangelo Fortuzzi, Jeremias Meyer e Bruno Alexander in grado di donare performance convincenti. Riguardo a questi personaggi è evidente la stonatura e divergenza d’età da questa serie al libro autobiografico, poiché questi ragazzi dovrebbero avere quattordici anni mentre, senza un motivo, qui abbiamo dei giovani “adolescenti” di sedici anni e tale elemento non risulta a favore della narrazione togliendole quel lato crudo fondamentale per un ottima resa emozionale del prodotto. Uno dei pochi personaggi che è rimasto maggiormente simile a quello presente nei romanzi è Babsi, ben interpretato da Lea Drinda, che mantiene intatta la sua natura da ragazzina – bambina.

Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino ha soprattutto un grosso problema, un climax narrativo completamente inadatto per andare a trattare una storia “iconica” e drammatica di questa portata sia nell’aspetto visivo (fotografico, scenografico, e di costume) che di resa sceneggiativa (contestualizzazione socio – politica e approfondimento sul mondo della droga), elementi che si uniscono intrinsecamente e che risultano incapaci di trasportare il pubblico entro i veri traumi della tossicodipendenza e dello squallore degli ambienti underground della Berlino Ovest degli anni ’70, luogo e generazione segnata dal muro che divideva in due la città (non sentiamo mai nominare Berlino Est) e dalla nuova musica rock e punk che si stava facendo strada nel mondo giovanile, soprattutto con le musiche di David Bowie, che se nel film del 1981 e nel libro era un personaggio fondamentale per lo sviluppo della protagonista in questa strana rivisitazione del 2021 appare più come citazionismo che per altri motivi e le sue stesse canzoni non compaiono in versione originale ma in versione modernizzata eliminando in maniera importante quel senso di contestualizzazione temporale – storica, tanto che sotto svariati aspetti sembra di essere nella Germania degli anni 2010 sia per look estetico che per scenografia.

Proprio questa mancata contestualizzazione geografica, temporale e sociale svuotano completamente la storia di uno dei suoi personaggi principali che avrebbe reso la storia solida e tridimensionale come quella Berlino Ovest devastata dall’insorgere dal problema dell’eroina e dai suoi molteplici problemi economici e politici. Una delle cause dell’aver reso svuotata la cittadina tedesca è la fotografia che sbaglia totalmente l’illuminazione dell’ambiente insieme alla scenografia che toppa incredibilmente tanto che i luoghi mostrasti dovevano essere sporchi, luridi e bui ma invece troviamo ambienti lindi e illuminati e le stesse “prostitute” e drogati non appaiono mai così sporchi o malandati come dovrebbero, tale errori eliminano tutto il pathos drammaturgico della storia e se non fosse per il suo ritmo efficace e per la bravura degli attori la serie risulterebbe difficile da terminare per il pubblico.

In tutto questo calderone di problematiche della serie tv possiamo includere anche la regia che se pur conduce bene la storia cade in alcune scelte assolutamente oniriche alla Trainspotting che però qui risultano stonate, inversamente l’approfondimento caratteriale di tutti i personaggi, che divengono tutti dei protagonisti veri e proprio della storia, risultano ben fatti realizzando dei caratteri adolescenziali con cui possiamo empatizzare e di comprendiamo i loro disagi interiori e familiare dei personaggi di cui vengono mostrate in maniera precisa le loro famiglie, con al loro interno grossi problemi di violenza domestica, soprattutto riguardo alla protagonista Christiane F., Stella e Babsi.

In conclusione, Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino risulta un teen dramma senza grandi pregi e con molte pecche che donano un progetto sicuramente commerciale ma privo di ogni interesse e di stratificazione tematica. Troppi errori per sole otto puntante dove bastava mettere più cura e attenzione. Prime Video poteva puntare più in alto, per comprendere basta vedere solo la prima puntante dove troviamo un inizio che non ha minimamente senso all’interno della narrazione.

Note positive

  • Attori
  • Approfondimento delle famiglie dei personaggi

Note negative

  • Scene oniriche senza senso
  • Alcune scelte di casting errate
  • Scenografia
  • Musica
  • Fotografia
  • Mancato approfondimento

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