Normale (2023): dalla sofferenza nasce il racconto di una ragazza resiliente

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Locandina di Normale

Normale

Titolo originale: Normal

Anno: 2023

Nazione: Francia, Belgio

Genere: drammatico, commedia

Casa di produzione: Haut et Court, Tarantula

Distribuzione italiana: No. Mad Entertaiment

Durata: 87 minuti

Regia: Olivier Babinet

Sceneggiatura: Olivier Babinet, Juliette Sales, Fabien Suarez

Fotografia: Boris Abaza, Jean-François Hensgens

Montaggio: Yorgos Lamprinos

Musiche: Jean-Benoît Dunckel

Attori: Olivier Babinet, Benoit Poelvoorde, Justine Lacroix, Joseph Rozé, Steve Tientcheu, Sofian Khammes

Trailer di Normale

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Olivier Babinet nasce a Strasburgo – nell’est della Francia – nel 1971. Lascia la scuola all’età di 17 anni e si trasferisce a Parigi. Grazie alla sua partecipazione alla creazione e alla scrittura di “Le Bidule” – serie televisiva trasmessa nel 1999 su Canal +, si rivela al grande pubblico. Nel 2008, scrive e realizza il suo primo cortometraggio “C’est plutot genre Johnny Walker” con il quale vince il Prix Spécial du Jury di Clermont-Ferrand. Nel 2010, realizza il suo primo lungometraggio “Robert Mitchum est mort”, il quale viene selezionato al Festival di Cannes – Sélection Acid 2010. Il film ha vinto il Grand Prix du Jury al Festival Premiers Plans d’Angers ed è stato nominato per il Miglior Primo Film al Raindance London Festival. In parallelo al suo lavoro di sceneggiatore e regista, per diversi anni Olivier Babinet lavora insieme ai ragazzi della scuola di Aulnay-sous-Bois, un comune vicino Parigi, nel quale il 50% delle famiglie vive al di sotto della soglia di povertà. Grazie a questa collaborazione con il regista, i ragazzi della scuola hanno realizzato ben 8 cortometraggi fantasy e di fantascienza. Nel 2016, dopo anni trascorsi insieme a questi giovani, realizza un documentario su di loro, “Swagger”. Dopo essere stato presentato al Festival di Cannes, Sélection Acid 2016, riscuote un grande successo presso la critica. Inoltre viene selezionato per i César e il Premio Lumière. Vince il Nigel Moore Award al Vancouver Film Festival, il Gran Premio per il Miglior Documentario al Construir Cine Festival di Buenos Aires e una menzione speciale al Festival dei Popoli di Firenze. Nel 2020 realizza “Poissonsexe”, con il quale vince il premio della giuria al Bordeaux Independent Film Festival. La sua interprete principale, India Hair, viene nominata nelle Révélation féminine 2021 dei Césars. Nel 2023 esce “Normale” con Benoît Poelvoorde e Justine Lacroix. pellicola basata sull’opera teatrale “Monster in the hall” di David Greig, dal 12 ottobre 2023 nei cinema italiani.

La trama di Normal

“Normal” è la storia franco-belga diretta e raccontata con estrema originalità, da Olivier Babinet (“Poissonsex“, “Swagger“, “Tomorrow’s World: Life on Earth“).
A ricoprire i ruoli dei due protagonisti, c’è un duo affiatato e ben coordinato: Beinot Poelvoorde, attore belga classe ’64 nei panni di papà William e la piccola quindicenne Justin Lacroixe alias Lucy.

La storia scritta e diretta da Babinet insieme a Juliette Sales e Fabien Suarez, racconta la vita difficile di una giovane adolescente che tenta in tutti i modi di mantenere intatta la sua apparente quiete familiare. La famiglia di Lucy che ha già vissuto una grande perdita da quando la figura materna è venuta a mancare, è in serio pericolo, tutto rischia di cambiare e stravolgere la routine della la giovane Lucy. La giovane ragazza dovrà convincere infatti i servizi sociali di vivere una vita consona ai suoi bisogni e diritti. Da questa paura ha inizio per la giovane donna una sfida contro un invano tentativo: quello di tenere in piedi ciò resta di se stessa e di suo padre. Ci riuscirà? ma soprattutto cosa cambierà per lei?

Frame di Normale
Frame di Normale

Note di regia

In quale epoca si situa esattamente Normale? Di quale adolescenza si tratta ? Da un lato, volevo pescare nei miei ricordi: Lucie, sono io per molti aspetti, con i dubbi, i complessi, le fantasie e le frustrazioni amorose che tutti abbiamo vissuto a quell’età. Dall’altro, quando lavoro con attori adolescenti, mi piace comporre con ciò che sono “nel presente”, nella propria vita, anche se questo è molto lontano da quello che io ho vissuto. Così mi ha fatto piacere rifiutarmi di scegliere, e questa esitazione sulla temporalità ha finito per dare un’identità al film: si svolge in una realtà che non è completamente definita. Siamo ovviamente in Francia, ma… è una Francia che vorrebbe fuggire da se stessa!

I legami padre-figlia strutturano l’intero film. Era infatti necessario operare una sorta di alleanza tra “carpa e coniglio” (espressione francese: incompatibili)! Già, la sfida era rendere credibile Benoît in una relazione familiare stretta, lui che non ha figli. Non è stato facile, ma la natura capovolta della loro relazione – è la figlia che si prende cura del padre e non viceversa – fa sì che possa mantenere questo lato da ragazzaccio e da uomo-bambino. Ciò non gli impedisce di incarnare in certe scene una presenza autenticamente paterna. In fondo, Justine e Benoît non provengono da ambienti così diversi : sono cresciuti nella classe media, lontano dalla capitale, Benoît era in una famiglia affidataria ; ma ha avuto una giovinezza dandy e punk, ricca di esperienze artistiche al limite del situazionismo. Justine ad oggi è molto lontana da tutto ciò. Ero alla ricerca di questa differenza perché corrispondeva ai personaggi e forse anche a quello che io sono : avendo frequentato ambienti molto diversi, mi sono sempre piaciute le mescolanze e le associazioni esplosive all’interno dei casting.

Justine si è fatta conoscere con il film di Claire Burger,E’ questo l’Amore. Era stata adocchiata nella sua scuola perché aveva mandato a quel paese la direttrice del casting con il ghigno imbronciato. Non ho visto E’ questo l’Amore, l’ho scelta tra tante altre studentesse perché mi ha subito commosso, durante un’improvvisazione per il casting. Era un colloquio con un’assistente sociale. Fondamentalmente, è stato il suo modo di dire “Popà”… che mi ha sconvolto. Tutto era detto: “Stiamo bene con il mio Popa”… il suo amore profondo, la sua feroce volontà di difendere la sua vita con lui, di salvaguardare le apparenze per non essere separata da lui. Forse, ho scelto Justine perché è cresciuta nell’est della Francia, come me. E questo collega le nostre adolescenze. E poi Justine ha qualcosa di molto sportivo, solido, quasi virile, pur riuscendo a rimanere molto dolce. La sfida è stata quella di portarla nella dimensione letteraria del ruolo : Lucie è una ragazzina che scrive, legge, può rimanere rinchiusa a sognare a lungo. Justine, questo non fa per lei : preferisce il calcio, le sfide fisiche. È stata una scommessa farle interpretare la voce fuori campo, necessariamente molto romantica poiché restituisce lo stile letterario dell’eroina. Ma a furia di ripetere, ha trovato il suo tono per assumere questo testo. Le ho dato una lista di film da vedere, incluso I 400 colpi, che lei ha detestato… Appartiene a una generazione focalizzata sulle serie americane piuttosto che sui libri o sui film. Tra l’altro, non sapeva neanche chi fosse Benoît Poelvoorde prima di incontrarlo ! Il che mi andava bene perché volevo portare Benoît “con i piedi per terra”

La recensione di Normale

Mettete insieme una giovane donna molto espressiva e un uomo di cui solo le espressioni del suo volto bastano per raccontare di li a poco la storia di un padre e di una figlia molto uniti all’interno di un dramma familiare purtroppo saturo e consumato. “Normal” è la storia di una ragazza che tenta di tenere in piedi la sua vita e quella di un padre affetto da SLA. Come se queste caratteristiche non bastassero, siamo in una Francia scanzonata e periferica dove non c’è spazio per fiorire ed emergere, così nemmeno i personaggi secondari vivono la loro resilienza nel migliore dei modi narrabili.

La storia di Babinet è semplicemente bella quanto basta per raccomandare la visione ad un pubblico vasto e che apprezza soprattutto uan visione tragicomica dell’esistenza. Questo perchè Babinet sin dai primi fotogrammi in cui presenta i protagonisti affida alla voce extradiegetica del suo narratore una visione sbarazzina di quelle che saranno solo alcuni dei punti drammatici della cosiddetta “punta dell’ice-berg a sfondo familiare”. La voce fuori campo si presenta subito al pubblico e presenta in modo scanzonato le vite dei suoi personaggi, con ritmo e uno humour tendenzialmente sagace.

Lucy tutti i giorni si sveglia stanca. Deve portare avanti una vita complessa sostentandosi sfortunatamente da sola. Si divide tra le cure della sua casa, di un piccolo lavoro e di suo padre William, uomo vedovo con molte velleità tra cui vedere film horror e chattare segretamente con gamer sconosciute. La scuola non aiuta e cosi spesso Lucy arriva tardi a lezione. L’ambiente scolastico si rivela un bel giorno anche un luogo stimolante e dove distinguere le cose buone da quelle decisamente più tristi. E’ a scuola che Lucy trova un amico speciale, una sorta di alter ego al maschile che non ha modo di esprimere se stesso e lo fa con fatica rivelando una natura estremamente esplosiva e con talento.

Fotogramma di Normale
Fotogramma di Normale

La vita di Lucy è segnata e questo la sceneggiatura di Babinet sembra volerlo rivelare sin dal principio: non ci sarà spazio per un lieto fine classico tra un padre malato di SLA e una figlia che vuole sbarcare il lunario a tutti i costi. Il lieto fine non c’è, Babinet supera questo concetto e piuttosto consiglia una visione più complessa delle cose, più reale quindi. Lucy ha un dono e non lo avrebbe se non avesse per tutti quegli anni vissuto una condizione familiare disfunzionale quanto tenera. Dalle ceneri di un rapporto materno finito troppo in fretta e dalle macerie raccolte grazie ad una personalità palesemente stravagante, la testa di Lucy ha fatto le provviste per una vita migliore, drammatica certo ma comunque preferibile.

La fine di un rapporto terreno ma pur sempre disfunzionale conferisce il punto di non ritorno nella storia di Babinet e permette alla protagonista di elevarsi e sbocciare come ci si auspica nel bel mezzo dell’azione narrativa. Dalle parole di un libro e da uno sguardo profondo che oltrepassa le lenti di un paio di occhiali, Lucy consegna al suo pubblico, pace, accettazione e speranza, perchè dopo tanto dolore anche dalla fine di un rapporto, possono rinascere pagine nuove per una vita vantaggiosa.

Frame di Normale (2023)
Frame di Normale (2023)

Il rapporto tra William e Lucy riesce grazie ad un dialogo sempre esclusivo ed asciutto, a rendere il tutto maggiormente significativo, così come nelle scene che seguono il nascere di un rapporto speciale quello tra Lucy e il compagno di classe Etienne (Joseph Rozè) un adolescente con la passione per la moda e la musica New Wave; una scena in particolare cita volutamente un film cult dell’esistenzialismo adolescenziale “Donnie Darko” e non sembra essere a caso il riferimento cinefilo.

Lucy può essere tutti noi e non smette di guardarci in macchina da presa per ricordarci come talvolta un talento possa salvarci dal dolore quello profondo che minaccia la serenità. E’ dal dolore che il talento o la propensione verso qualcosa può farci scoprire più resilienti di quel che pensavamo di essere. “Normal” ci spiega perchè e non lo fa in modo scontato.

In conclusione

“Normale” di Babinet offre una prospettiva straordinariamente realistica e commovente su una giovane donna, Lucy, che cerca di mantenere la sua vita in equilibrio mentre si prende cura del padre affetto da SLA. Il film sfida le aspettative tradizionali, mostrando una vita familiare disfunzionale ma tenera, in cui il dolore e la resilienza coesistono. La storia di Lucy è affrontata con humor e umorismo sagace, attraverso una sceneggiatura che evita il lieto fine classico e invece ci invita a vedere la bellezza nelle nuove opportunità che emergono anche dalla fine di relazioni difficili. La performance espressiva dei protagonisti, unita a una narrazione toccante e autentica, rende “Normale” un’opera potente e significativa.

Normale è da vedere e ascoltare.

Note Positive

  • Regia
  • Sceneggiatura
  • Attori
  • Musiche

Note Negative

  • Direzione della fotografia
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