Orlando (2022): una favola moderna europea – 40TFF

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Orlando

Titolo originale: Orlando

Anno: 2022

Paese: Italia, Belgio

Genere: Drammatico

Distribuzione: Europictures

Durata: 122 min

Regia: Daniele Vicari

Sceneggiatura: Andrea Cedrola, Daniele Vicari

Fotografia: Gherardo Gossi

Musiche: Teho Teardo

Attori: Michele Placido, Angelica Kazankova, Fabrizio Rongione, Denis Mpunga, Christelle Cornil, Federico Pacifici

Trailer italiano di Orlando

Presentato fuori Concorso al Torino Film Festival e dal 1° dicembre 2022 distribuito in sala da Europictures, Orlando, è un film di Daniele Vicari, girato tra Bruxelles e l’Italia, che ha come protagonista Michele Placido nel ruolo di Orlando e Angelica Kazankova in quello della piccola Lyse. Li affiancano, tra gli altri, Fabrizio Rongione, Federico Pacifici, Mpunga Denis e Christelle Cornil. Quella di Orlando è una favola moderna dove un vecchio e una bambina, divisi tra modernità e mondo rurale, tra il dover scegliere se partire o restare, si incontrano e mutano la traiettoria delle loro vite.

Trama di Orlando

Orlando vive solo in un paese di montagna del centro Italia e non è mai voluto emigrare, come invece hanno fatto in tanti, e come ha fatto suo figlio che ha lasciato l’Italia 20 anni prima. Una telefonata dal Belgio lo avverte che il figlio ha bisogno d’aiuto e Orlando è costretto per la prima volta nella sua vita a partire. Quando arriva, scopre di avere una nipote di 12 anni, Lyse. Orlando e Lyse, come il passato e il futuro, sono quanto di più distante si possa immaginare, ma scopriranno di avere bisogno l’uno dell’altro. Nonostante siano inconciliabili come possono esserlo la vita rurale in un piccolo borgo dell’entroterra e quella metropolitana di una grande città europea, cercano di trovare un punto d’incontro. Lui è il simbolo di un passato ancora fin troppo presente e lei quello della generazione di europei che dovrà costruire un mondo nuovo del quale si intravvedono i connotati ma nessuno sa davvero che cosa possa essere.

Angelica Kazankova e Michele Placido in una scena del film

Recensione di Orlando

Due universi differenti: la campagna reatina, il centro d’Italia come dirà il protagonista in una battuta del film, e Bruxelles, il centro d’Europa, sede delle istituzioni comunitarie ed emblema di una società in divenire. Questi sono i luoghi da dove parte e si sviluppa la storia di Orlando e Lyse, uniti loro malgrado dal vincolo familiare, ma distanti fisicamente e a livello generazionale.

L’incontro di queste due realtà è determinato da un brusco e inatteso avvenimento che spinge i due personaggi uno verso l’altro. Orlando è il tipico contadino solitario e di poche parole che si divide tra il lavoro nei campi e il bar di Gabriella, fulcro delle attività del paesino, ma anche punto di contatto con il mondo esterno. La richiesta di aiuto del figlio emigrato in Belgio lo porta a intraprendere un viaggio nel paese straniero, dove scoprirà non solo di avere una nipote dodicenne, ma anche di doversene occupare tanto per legge che per il legame di sangue. Con molta fatica, pungolato dall’energia e dall’intraprendenza della ragazzina, l’anziano contadino cerca di rompere il guscio che lo ha isolato e allo stesso tempo protetto nel corso degli anni e prova a riallacciare i fili con un passato lontano, che la presenza di Lyse riporta alla memoria.

Fabrizio Rongione, Michele Placido e Federico Pacifici in una scena del film

Come annunciato dalla locandina, Orlando è una favola moderna dove passato e futuro si incrociano con effetti imprevedibili, dove i ruoli non sono così definiti come si potrebbe immaginare e dove un uomo già avanti con gli anni è obbligato a rimettersi in gioco affrontando situazioni sempre nuove. Il film tratta tematiche importanti e connesse tra di loro che hanno a che fare con le origini e il senso di appartenenza a un territorio, gli affetti e il modo di rapportarsi con le nuove generazioni, la capacità di comprendere un mondo in continua e veloce trasformazione e infine il concetto di futuro come prefigurazione di un orizzonte incerto e potenzialmente problematico. È centrale, e strettamente collegato a quanto precede, il tema di un’Europa percepita come lontana geograficamente e soprattutto concettualmente e che si manifesta per lo più attraverso la burocrazia e l’imposizione di normative difficili da capire. Il vero filo conduttore del film si annoda però attorno alla mancanza di comunicazione: l’assenza di dialogo tra padre e figlio, già causa della partenza di quest’ultimo e al suo parossismo in una telefonata per Orlando incomprensibile; la fatica dell’uomo a instaurare un rapporto con la nipote; gli ostacoli incontrati in Belgio e il confronto con le rigide istituzioni: i servizi sociali, infatti, da un lato sembrano mostrare empatia e benevolenza, dall’altro si impongono con la freddezza delle regole.

Angelica Kazankova e Michele Placido in una scena del film

Il film procede lento acquistando via via ritmo e una certa vivacità, sostenuto dalla grande interpretazione di Michele Placido che restituisce l’ostinazione e la durezza espressiva del personaggio. Al suo fianco, l’esordiente Angelica Kazankova, nei panni di Lyse, sorprende per naturalezza e determinazione e il sempre bravo Fabrizio Rongione eccelle nell’interpretare l’assistente sociale di origine italiana che prova a suggerire un’alternativa di vita. Non mancano siparietti spassosi al limite della comicità come, ad esempio, nel surreale incontro tra l’anziano e il padrone di casa, momenti di rottura che alleggeriscono il dramma pur offrendo spunti di riflessione suggeriti dalle reazioni stereotipate di Orlando. In questi frangenti Daniele Vicari si fa apprezzare per non cedere alla recente e diffusa abitudine del politicamente corretto a tutti i costi, restituendo un’azione credibile e realistica.

Come si può intuire da quanto scritto finora, l’ambiente ha un ruolo importante lungo tutta la narrazione ed è ben rappresentato dal formato panoramico che si sofferma spesso su una Bruxelles piovigginosa, a volte frenetica, in opposizione ai toni caldi e colorati dell’Italia rurale del contadino: una conferma estetica delle difficoltà conseguenti a un distacco improvviso, ma necessario. La colonna sonora curata da Teho Teardo merita una nota a parte; le sue tonalità dolenti, quasi da road movie, accompagnano puntualmente l’errare di Orlando in un mondo per lui sconosciuto. Pur con qualche lungaggine di troppo il connubio Vicari Placido riesce a portare sullo schermo, in maniera convincente, la dialettica tra passato e futuro che il film vuole esplorare: la dedica a Ettore Scola in apertura ne è un’ulteriore testimonianza.

In conclusione

Note positive

  • Ambientazione
  • Colonna sonora
  • Fotografia

Note negative

  • /
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