Ovosodo (1997): Virzì dirige un film piacevole da mandare giù

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Ovosodo

Titolo: Ovosodo

Anno1997

PaeseItalia

GenereCommedia

Produzione: Vittorio Cecchi Gori, Rita Rusic

DistribuzioneCecchi Gori Group

Durata: 103 min.

RegiaPaolo Virzì

SceneggiaturaFrancesco BruniPaolo VirzìFurio Scarpelli

MontaggioJacopo Quadri

Musiche: Battista Lena, Snaporaz

Attori: Edoardo Gabbriellini, Claudia Pandolfi, Nicoletta Braschi, Marco Cocci, Regina Orioli, Pietro Fornaciari, Monica Brachini

Trailer del film Ovosodo

Il titolo non è usato a caso. Ovosodo (dal dialetto toscano “uovo sodo”) non è solo la location in cui si svolgono gli eventi narrati ma è anche una metafora usata dal protagonista della storia per descrivere una sensazione di pesantezza nello stomaco: “come un uovo sodo che non va né in su e né in giù”. Cosa che non si può assolutamente dire di questa pellicola del 1997 diretta dal livornese Paolo Virzì: commedia frizzante e leggera, Ovosodo è uno spaccato di vita italiana a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta in un quartiere popolare toscano.

Trama di Ovosodo

Ovosodo è il quartiere livornese in cui il giovane Piero Mansani nasce nel 1974, cresce e matura. Bonaccione e dall’animo curioso e riflessivo, Piero vive col fratello affetto da ritardo mentale e con la bisbetica moglie del padre, vedovo e spesso in galera. L’unica persona interessata alla vita del giovane Piero è Giovanna, professoressa di lettere del ragazzo e la sola a dimostrargli affetto. Nonostante una famiglia non ordinaria e un’adolescenza abbastanza turbolenta, Piero riesce sempre a mantenere la retta via.

Il punto di svolta in quest’esistenza piatta è rappresentato dall’incontro in quinta superiore con Tommaso, ragazzo ribelle e indisciplinato figlio di un ricco industriale livornese. Tramite Tommaso Piero conoscerà Lisa, il suo primo grande amore, e inizierà per la prima volta a godersi la vita. Ma saprà anche riconoscere il momento in cui gli verrà chiesto di fare il suo dovere: crescere, una volta per tutte.

Recensione di Ovosodo

Il film ha una forte connotazione locale, come altri film del regista toscano, ma nonostante questo riuscì a imporsi al botteghino e a riscuotere un gran successo di critica e pubblico. Ovosodo si portò a casa numerosi premi, tra i quali il Leone d’argento – gran premio della regia al festival di Venezia nel 1997 e il David di Donatello per la migliore attrice non protagonista a Nicoletta Braschi nel 1998. L’attrice e moglie di Roberto Benigni interpreta la professoressa Giovanna Fornari, una donna apparentemente allegra ma profondamente sola. Unica capace di dimostrare affetto e interesse verso Piero, lascerà poi il testimone a Susy, interpretata da una giovane Claudia Pandolfi. Se infatti la professoressa rappresenta per Piero un solido punto fermo durante l’infanzia e la prima adolescenza, sarà Susy a rimpiazzarla in età più adulta e a dimostrare a Piero che anche lui ha tutte le carte in regola per essere amato. Piero è interpretato da Edoardo Gabbriellini, che segna il suo debutto proprio con Ovosodo. L’attore, con quell’aria un po’ ingenua e spaesata, è perfetto nei panni di Piero. Sua è anche la voce fuoricampo che narra gli eventi, raccontati dal suo punto di vista.

Paolo Virzì ci mostra quindi attraverso gli occhi del protagonista la sua Livorno nel corso degli anni Ottanta e Novanta. Cresciuto proprio come Piero Mansani in un quartiere popolare livornese, attraverso Ovosodo Paolo Virzì fa trasparire la sua semplice visione della vita: in maniera ironica e leggera il regista ci dimostra che non può andare sempre tutto bene, ma nemmeno può andare sempre tutto male. E questa è in fondo la morale di questa commedia: gli eventi che accadono nel corso della vita portano a crescere e a maturare, così come matura Piero grazie alle sue sventure. Ciò che Piero ci insegna è quanto sia importante saper reagire, anche nonostante la costante presenza di un groppo alla gola, quel fastidioso e perenne “ovo sodo che non va né in su e né in giù”. 

In conclusione

NOTE POSITIVE

  • Cast: in Ovosodo ognuno è perfetto nel proprio ruolo;
  • La scelta vincente di usare la voce fuori campo di Piero per raccontare gli eventi.

NOTE NEGATIVE

  • Nessuna di rilevante: gli incassi al botteghino parlano da soli.
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