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Panico a Needle Park
Titolo originale: The Panic in Needle Park
Anno: 1971
Paese: Stati Uniti d’America
Genere: Drammatico
Casa di produzione: Didion-Dunne
Distribuzione: Fox- 20th Century Fox Home Entertainment
Durata: 110 minuti
Regia: Jerry Schatzberg
Sceneggiatura: Joan Didion, John Gregory Dunne
Fotografia: Adam Holender
Montaggio: Evan Lottman
Musiche: Katherine Wenning
Attori: Al Pacino, Kitty Winn, Alan Vint, Richard Bright, Kiel Martin, Warren Finnerty, Marcia Jean Kurtz, Larry Marshall
Panico a Needle Park, tratto dal romanzo di James Mills, è un film del 1971 diretto da Jerry Schatzberg con protagonisti Al Pacino nelle vesti di Bobby e Kitty Winn, nelle vesti di Helen. La pellicola fu presentata alla ventiquattresima edizione del Festival di Cannes nel 1971 e ha portato a casa con l’interpretazione di Kitty Winn il premio di “miglior attrice”.
Trama di Panico a Needle Park
Il film narra di una ragazza, Helen, la quale trasferitasi a New York conosce Bobby in uno dei momenti non migliori della sua vita, i due si innamorano perdutamente. Bobby è un ragazzo che si arrangia con piccoli furti chiedendo aiuto anche al fratello, ladro per eccellenza, e vendita di droga facendone uso saltuariamente, fino a quando poi però la situazione non precipita e diventa anche lui dipendente dall’ eroina come i suoi amici. Questa situazione trascina la povera Helen nel vortice della tossicodipendenza, che a sua volta la porta sulla strada della prostituzione per potersi permettere di pagare la droga quando viene sequestrato un carico a Needle Park che blocca il giro di sostanze stupefacenti nel quartiere, generando tra i tossici il cosiddetto “panico”. La storia dei due ragazzi si alterna sicuramente tra dipendenza e criminalità ma anche amore, è una relazione infatti che tra alti e soprattutto bassi tenderà a rimanere in piedi anche quando ci sarà il tradimento morale di Helen nei confronti di Bobby, infatti il finale lascia spazio alle interpretazioni più soggettive riguardo la situazione di entrambi a prescindere da tutto quello che hanno passato.

Recensione di The Panic in Needle Park
La pellicola è il secondo lungometraggio di Al Pacino con il suo primo ruolo da protagonista ed è un vero e proprio ritratto sociologico della realtà nei quartieri popolari americani degli anni 70, questo grazie all’ottima narrazione messa in atto dal regista, la scenografia e al lavoro egregio dell’attore considerato tra i migliori nell’Olimpo del Cinema, assieme anche al lavoro del resto del cast, che nel complesso è stato capace di ricreare comportamenti specifici alla lettera. La storia è ambientata a Sherman Square, nell’ Upper West Side di Manhattan, il quartiere è denominato Needle Park proprio perché all’epoca era conosciuto come ritrovo di tossici, prevalentemente eroinomani.
Per comprendere certe realtà il Cinema risulta un ottimo alleato, ovviamente a grandi linee, degli studi basati proprio su determinati ambienti portati avanti da personaggi come Merton, secondo il quale la causa di certi comportamenti sta nel fatto che la società propone ai membri obiettivi culturali senza però curarsi dei mezzi per ottenerne il raggiungimento, il sistema sociale stesso inoltre limita l’accesso a tali mezzi legittimati. Non a caso esiste disuguaglianza nei punti di partenza e nei mezzi a disposizione per ogni individuo proprio in base al gruppo sociale di appartenenza, cosi in questa situazione di anomia molti raggiungono i loro obiettivi attraverso metodi che richiedono comportamenti devianti. In base all’ accettazione o meno degli obiettivi e mezzi considerati legittimi dalla società possiamo inserire nella categoria dei “rinunciatari” Bobby, Helen e i vari personaggi del film, in quanto c’è un rifiuto di entrambi i fattori con il rifugio nella droga, estraniandosi dalla società quasi volontariamente.

Nel film vediamo un ambiente criminale anche attraverso il fenomeno dei furti, tanto che lo stesso Bobby è un ladro prima ancora di diventare un tossicodipendente, Needle Park è caratterizzato proprio dalla presenza quasi esclusivamente d’individui che hanno uno stile di vita segnato dalla criminalità. Per comprendere ancora meglio, questo potrebbe essere un richiamo anche a Sutherland secondo il quale la criminalità è un comportamento che viene appreso e interiorizzato, ciò è possibile grazie a modelli che vengono trasmessi attraverso un processo di comunicazione basato sulle relazioni sociali. In Needle Park possiamo ritrovare proprio tutte queste caratteristiche e processi attraverso il coinvolgimento in determinate situazioni dei personaggi di Helen e Bobby con la presenza di una controcultura criminale, vengono infatti trasmessi modelli comportamentali e valori contrari a quelli della cultura dominante che portano i protagonisti a conformarsi sempre di più al resto del gruppo.