Finalmente l’alba (2023). Superare la Notte

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Trailer di Finalmente l’alba

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Arriva dal 14 Febbraio 2024 in sala “Finalmente l’alba”, kolossal italiano scritto e diretto da Saverio Costanzo (al suo ritorno al lungometraggio a 9 anni da “Hungry Hearts”). Il film è stato presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia (oltre a un passaggio all’importante Festival di Telluride) e vanta nel suo cast Lily James, Joe Keery (Stranger Things), Willem Defoe (Poor things) e Alba Rohrwacher. La protagonista è la giovane (e sorprendente) Rebecca Antonaci.

Finalmente l’Alba è distribuito da 01 Distribution (300 copie in tutto il territorio nazionale).

Trama di Finalmente l’Alba

Finalmente l’Alba è il viaggio lungo una notte della giovane Mimosa che, nella Cinecittà degli anni Cinquanta, diventa la protagonista di ore per lei memorabili. Una notte che da ragazza la trasformerà in donna.

Frame di Finalmente l'alba (2023)
Frame di Finalmente l’alba (2023)

Recensione Finalmente l’alba (2023)

Era l’alba del 9 Aprile 1953. Sulla spiaggia di Capocotta (sul litorale Romano) veniva ritrovato il corpo senza vita della giovanissima Wilma Montesi. La ragazza aveva fatto la comparsa in qualche film girato a Roma e stava tentando di entrare nel mondo del cinema. Le circostanze della morte non furono mai chiarite, pare che quell’ultima notte partecipò ad un festino in una villa fra orge, alcool ed eccessi. Si disse che politici, gente del mondo dello spettacolo e ricchi borghesi romani erano coinvolti in quello scandalo e la cosa venne messa a tacere nel minor tempo possibile. Anni dopo Rino Gaetano in un verso di “Nun te reggae più” citava “la spiaggia di Capocotta” (a cui fece riferimento anche in un suo celebre discorso in cui diceva che a molti anni a venire da quel momento la gente avrebbe alzato la testa e si sarebbe chiesta “che cosa succedeva sulla spiaggia di Capocotta”).

Photocal romano di Lily James e Joe Keery - Finalmente l'alba (2023)
Photocal romano di Lily James e Joe Keery – Finalmente l’alba (2023)

Questo lungo preambolo è essenziale per approcciarsi a un qualsiasi discorso critico che voglia dirsi serio su “Finalmente l’Alba”.

Difatti molti (sin dalla prima proiezione Veneziana) si sono affannati a vedere nell’opera riferimenti Felliniani, citando in causa la Dolce Vita. L’opera di Costanzo però di Felliniano ha poco e nulla (se non una generale predilezione per atmosfere “””oniriche”””, ma entriamo in una sfera di significato talmente grande che può virtualmente comprendere film diversissimi fra loro).

Molti altri vi hanno visto un richiamo a “Babylon” (quasi che un film, sol perchè parzialmente ambientato a Cinecittà, debba essere banalmente letto come la solita “lettera d’amore al cinema”: anche basta).

La verità è che “Finalmente l’Alba” è ben poco interessato alla celebrazione del cinema che fu. Il film è molto più interessato a narrare la notte di Mimosa, “bambina e già donna” (e qui si che è calzante l’ideale Felliniano) che nel giro di una notte, si ritrova a passare da comparsa sul set di un film (in cui si ritrova praticamente per caso) a protagonista di una festa “monstre” insieme a quelle celebrità del cinema che fino al giorno prima riteneva così irraggiungibili. La notte è per lei il compimento di quel “trapasso” ad una disillusione che però (se superata) può portare ad una finalmente completa realizzazione di sè.

Il regista e le star di Finalmente l'alba
Il regista e le star di Finalmente l’alba

Il film di Costanzo sceglie scopertamente la strada della poesia, parla per sguardi e per sensazioni. Sono i modi contradditori e delicati con cui Mimosa viene inquadrata in sorprendenti primi piani (alle volte sottolineandone l’innocenza, altre facendocela percepire travolta dalla vita) a rendere “Finalmente l’Alba” un film incolpevolmente poetico. Come quando la vediamo chiuder gli occhi nel momento in cui il suo riflesso sta davanti a lei in uno specchio: Mimosa non si guarda allo specchio. Forse perchè si sente soltanto una ragazzina romana, già promessa in sposa dai genitori verso un matrimonio che lei non ha scelto, forse perchè pensa non ci sia nessuna luce dentro di lei. Eppure chiunque altro sembra vedere in lei una Luce immensa, ecco che si ritroverà scelta come figurante in un peplum storico girato a Cinecittà e, in seguito, ammirata (anche se in maniera subdola e forse viscida) dalla diva Josephine Esperanto (Lily James, sarà proprio lei a insistere per portare Mimosa alla festa) e da Sean Lockwood (Joe Keery).

C’e una metafora, presente nel film in una scena che dir rappresentativa dell’intera opera è dir poco: la poesia senza parole. L’opera infatti sembra vivere di tutta una serie di suggestioni e rimandi, giochi a specchio fra l’inizio del film e la sua fine, fra la notte e l’alba.

La pura progressione narrativa è senza dubbio molto semplice ma non è lì il cuore pulsante del film, Costanzo sta invece tentando (con enorme grazia, andrebbe detto) di raccontare uno sguardo femminile puro, giovane, sognante e “incapace di giudizio”: tutte le brutture e i vizi delle elite a cui assiste durante la festa non sembrano toccarla fino in fondo (eppure tutto nel film è incredibilmente filtrato dal suo sguardo). Interessante poi il continuo cambio di tono (che segue le ore del giorno): si passa dalla meraviglia sospesa del pomeriggio sul set al ritmato furore notturno per sfociare poi nella ritrovata quiete dell’Alba.

Posso guardare anche io una volta e basta?” dice Mimosa, appena arrivata sul set chiedendo di poter guardare.

Guardare, appunto. Mimosa è solo una ragazza innocente che chiede le venga concesso, per un istante, di guardare. Guardare la bellezza, guardare la vita. Che poi è quello che le succederà durante la notte: una vita che si rivelerà forse più deludente e cattiva rispetto a ciò che si aspettava ma la vita intera in ogni sua passione senza dubbio.

Finalmente l'alba (2023)
Finalmente l’alba (2023)

In conclusione

Finalmente l’Alba è un film di fantasmi. Ovviamente non nel senso puramente orrorifico del termine ma nel senso di “magnifiche presenze” (rifacendoci alla definizione che si dava del cinema nei primi anni del Novecento). Un film di volti, quegli stessi volti che negli anni ’50 erano in fondo uguali a quelli di oggi (ed è qui che Finalmente l’Alba dimostra di non essere una celebrazione del passato: le persone che racconta sono eterne, vivono a Roma da sempre, popolano il mondo da sempre). La realizzazione finale di chi guarda dovrebbe esser questa: Mimosa è una ragazza di oggi, nulla la identifica come “ragazza degli anni ’50”, è la purezza disincarnata e trasfigurata in una storia specifica eppure eterna.

Saverio Costanzo parte dal mondo reale (il contesto è quello, i personaggi realmente esistiti) per slegarsene progressivamente, durante la notte va forse verso l’utopia, verso il distacco dalla realtà che è stata, verso un mondo in cui Wilma Montesi viene riscattata (Montesi è letta da Costanzo come agnello sacrificale del “peccato” italiano: per lui quello che Sharon Tate fu per Tarantino).

E questo distacco dal mondo materiale e dalla realtà storica si concretizza verso una mimesi ed una trasfigurazione simbolica sempre più accentuata ed eversiva, il finale non cerca conciliazione verso il realismo e sfocia nella pura rappresentazione. Verso un mondo in cui sarà la poesia (di Pavese), sarà domata la tigre e vinta la notte.

“Sarai tu – ferma e chiara”.

Note positive

  • La regia di Costanzo sa essere dolce e violenta, atmosfere sognanti o artefatte attraversano l’opera
  • Rebecca Antonaci è una rivelazione, e riesce a reggere il film nonostante sia affiancata da grandi star internazionali.
  • L’opera è stratificata su moltissimi rimandi alla cultura italiana ma allo stesso tempo semplice e istintiva.

Note negative

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