Diabolik (2021): il Re del Terrore torna al cinema

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Trailer del film Diabolik (2021)

Trama di Diabolik

A Clerville sono divenute ormai celeberrime le gesta del ladro e assassino Diabolik (Luca Marinelli), un vero e proprio spauracchio per tutte le famiglie ricche, le banche e persino altri ricchi criminali dello Stato. Dopo esser sfuggito per l’ennesima volta alle manette dell’ispettore Ginko (Valerio Mastandrea), il furfante si mette sulle tracce del preziosissimo Diamante Rosa, in possesso dell’elegante e misteriosa ereditiera Lady Eva Kant (Miriam Leone). Riuscitosi a infiltrare nella stanza d’albergo dove alloggia la Kant, Diabolik constata che il brillante posseduto dalla donna è falso; tuttavia, fra i due scocca immediatamente una scintilla che li porta a essere complici nelle avventure che, nella buona e nella cattiva sorte, li accomunano.

Miriam Leone a bordo della splendida Jaguar E-Type
Miriam Leone a bordo della splendida Jaguar E-Type

Recensione di Diabolik

Non amiamo la parola “sogno” perché fa pensare più a un colpo di fortuna inaspettato che a qualcosa che si è ottenuto attraverso la progettazione e il lavoro. Ma fare il film di Diabolik è la cosa più vicina al raggiungimento di un sogno per noi. Un sogno ottenuto negli anni attraverso, appunto, il lavoro, la pianificazione e la perseveranza. Ci ricordiamo adolescenti, aspiranti filmmaker, a discutere di come avremmo fatto il film di Diabolik. La strada che a noi sembrava ovvia, e che nessuno sembrava voler intraprendere, era la fedeltà alle suggestioni e ai temi offerti da questo straordinario e amato fumetto.

Manetti Bros

Adattamento cinematografico de “L’arresto di Diabolik” (e del remake del 2012), terzo albo dell’omonimo fumetto di Angela e Luciana Giussani, l’ultima fatica dei Manetti Bros, si apre con un inseguimento in cui il criminale in nero sgattaiola con l’iconica Jaguar E-Type fra auto della polizia che lo braccano, facendola franca ancora una volta proprio sotto al naso dell’ispettore Ginko grazie a uno dei suoi congegni segreti. La chiave di volta dell’intera pellicola, forse, risiede proprio in questa sequenza; al netto della splendida atmosfera crepuscolare evocata, le fasi più concitate mancano del mordente che, in determinati momenti, dovrebbe essere fisiologico.

Il coltello, arma fidata di Diabolik
Il coltello, arma fidata di Diabolik

La sopracitata formula trova applicazione per tutta la durata del lungometraggio: di fatto, se il lavoro scenografico in toto pare non presentare alcuna sbavatura, supportato da un lavoro di fotografia davvero notevole (talvolta quasi irreale, come d’altronde i luoghi dove si svolgono gli eventi), l’illusione del Re del Terrore smette di essere tale dal momento in cui ci viene presentato un tipo di recitazione particolare, artefatta(con la certa complicità delle battute assegnate ai personaggi), probabilmente dettata da un tentativo di emulare lo stile presente nelle tavole originali, in sé per sé. Purtroppo, però, tali dialoghi mal si adattano al grande schermo.

Il covo di Diabolik
Il covo di Diabolik

A proposito di ciò va sicuramente menzionato il commento sonoro, che risulta pertinente e che sì riesce a rendere il tutto più “fumettoso”, perlomeno nella filosofia di quest’ultimo; esso si sposa benissimo con l’ambientazione anni 60 messa in scena.

Parliamo dunque di un film che, nel complesso, resta un esperimento certamente interessante dal punto di vista estetico e stilistico, ma che non riesce a smarcarsi dall’opera di partenza (proprio data la sua natura di fumetto) con parte della tensione, che un personaggio come quello creato dalle sorelle Giussani richiederebbe giocoforza, che si disperde inevitabilmente nell’etere.

Note positive

  • Lavoro certosino sulle scenografie e sulla fotografia
  • Colonna sonora sempre calzante

Note negative

  • Assenza di una reale tensione nelle situazioni
  • Impostazione recitativa talvolta innaturale
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