Paradise Highway (2022): quando il lato umano viene messo alla prova

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Trailer di Paradise Highway

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Scritto e diretto da Anna Gutto, Paradise Highway, a quasi un anno dall’uscita nelle sale cinematografiche statunitensi, è disponibile su Prime Video dal 1 giugno 2023. In Italia è tra i titoli più visti, arrivando a ricoprire la quinta posizione nella classifica provvisoria presente in piattaforma, ciononostante, l’opera non è esente da critiche pur se dotata di un cast eccellente, tra cui figurano Morgan Freeman (con alle spalle cinque candidature all’Oscar di cui un premio come miglior attore non protagonista in “Million Dollar Baby”, film del 2004 diretto da Clint Eastwood) o la stessa protagonista Juliette Binoche, protagonista in “Chocolat”, film del 2000 diretto da Lasse Hallström e tratto dal romanzo di Joanne Harris, o andando a ritroso, è possibile ricordarla in “Il Paziente Inglese” grazie al quale, un anno dopo l’uscita, nel 1997, ottiene il Premio Oscar come miglior attrice non protagonista). Paradise Highway è un thriller on the road che muove i propri passi su un percorso che ricerca l’etica in una realtà crudele, a cui farà fronte l’essenza dell’umanità stessa, trasformando vittima e carnefice, nell’una la salvezza per l’altra.

Trama di Paradise Highway

Sally (Juliette Binoche) è una camionista avanti con l’età, con una dura storia familiare alle spalle, condivisa con il fratello Dennis (Frank Grillo), detenuto per reati minori in attesa di scarcerazione. La storia di Sally si intreccia con quella di Dennis, il quale minacciato da una banda che convive con lui nello stesso istituto, è costretto a chiedere aiuto alla sorella per effettuare delle consegne illegali al fine di poter tutelare la propria incolumità. Negli ultimi giorni prima della scarcerazione, Dennis chiede a Sally di effettuare un’ultima consegna, la donna, pur di salvare il fratello, a suo malgrado accetta. Ciò che Sally non sa è che l’ultimo passo prima di voltare pagina, garantendo a sé e suo fratello una nuova vita, sarà quello di effettuare un trasporto speciale, una ragazzina di nome Leila (Hala Finley) di circa dieci anni, vittima di un traffico di bambine, abbandonate dalle proprie famiglie e dimenticate dalle istituzioni. Dopo un primo rifiuto la donna accetta di far parte dell’ignobile tratta. Inizialmente in forte contrasto con la piccola, maturata troppo in fretta ma con le comprensibili insicurezze dell’età, Sally figurerà come una terribile ed egoista carceriera. Al contempo, sulle tracce della rete che gestisce il traffico di esseri umani, vi è un giovane agente dell’FBI, Finley Sterling (Cameron Monaghan)  e un vecchio poliziotto in pensione Gerick (Morgan Freeman), i quali spinti dalla missione di voler salvare le vittime innocenti e assicurare i colpevoli alla giustizia, nonostante i limiti burocratici e le scarse risorse a disposizione, avviano l’intensa ricerca dell’unica giovane di cui, durante le estenuanti indagini, sono riusciti a trovare un indizio, Leila. Sally nel frattempo riesce a instaurare un rapporto di fiducia con Leila, vive con lei nel truck, mangiano insieme, dormono insieme, ridono, parlano, litigano, trasformano il triste abitacolo nella casa che entrambe hanno sempre desiderato, la solitudine lascia spazio al piacere di rapportarsi l’una all’altra, Leila non ha più paura, Sally matura la consapevolezza di ciò che deve essere fatto, l’affezione della donna nei confronti della ragazzina, la spinge a cercare nuove soluzioni per salvare la bambina e suo fratello .

Scena del film Paradise Highway (2022)
Scena del film Paradise Highway (2022)

Recensione di Paradise Highway

Il processo narrativo si mostra e tratti lento con delle accelerazioni dovute alla fuga delle due donne e alla vicenda che tiene la vita di Dennis appesa a un filo. Regia, sceneggiatura e racconto riportano, seppur lontanamente, similitudini con “The Wrestler” film del 2008 diretto da Darren Aronofsky, nel quale si evidenzia una forte attenzione al contesto in cui si sviluppa la storia del wrestler, Randy Robinson (Mickey Rourke). Nel caso di Paradise Highway, il focus sui luoghi e sullo stile di vita dei truck drivers è presente, in maniera sicuramente più debole, riportando riferimenti essenziali che forniscono gli spazi adatti allo sviluppo della trama. Le musiche si adattano alla cornice country, accompagnando le protagoniste nei vari momenti del viaggio, “One Way or Another” di Blondie (1979) è l’esempio calzante che valorizza la suggestiva ambientazione. Il film è ricco di spunti di riflessione, le critiche sono molteplici, risultando eccessive e peccando di approssimazione, spesso espresse da citazioni appartenenti a dialoghi fini al semplice decorrere degli avvenimenti. Alcuni esempi li possiamo riscontrare nella sentita critica al sistema posta dal personaggio Gerick: “…Al massimo ti ritrovano e ricominci con l’affidamento, gli istituti, tutto, daccapo…” Sottolineando un ulteriore calvario a cui vengono sottoposte le vittime; o ancora “…Prigioni di merda, li chiudiamo lì e creiamo solo terreno di coltura…” Un chiaro risentimento verso il sistema penitenziario statunitense; queste sono alcune delle citazioni degne di un’ argomentazione di cui non ve ne è traccia. I personaggi sono descritti rispettivamente al proprio vissuto, traendo le caratteristiche che si adattano perfettamente allo scorrere degli avvenimenti, nonostante ciò, il lato introspettivo crea una barriera tra il presente e il passato, lasciando grossi punti di domanda sul secondo, andando a tralasciare fatti e momenti che avrebbero dettagliato il profilo di ciascuno di essi. Difatti, Gerick (ex poliziotto con alle spalle cinquant’anni di carriera) esterna pensieri e concetti, ma poco del suo trascorso su cui però è evidentemente aggrappato, lo stesso è riscontrabile nella giovane Leila, di cui la storia antecedente ai tragici avvenimenti, è spiegata a sprazzi, in discorsi frastagliati con Sally, lasciando dei vuoti colmati da una morbosa attenzione al susseguirsi dei fatti, essi stessi meritevoli di elementi utili all’esaltazione del dramma, che arriva, ma solo in parte. Importante è osservare il progresso del rapporto tra le due protagoniste, l’accrescere dell’empatia e della fiducia reciproca sottolineano un netto confine con il lato egoistico di Sally, che nella prima parte, è attuatrice consapevole del tremendo destino della piccola Leila, compromettendo la sua etica morale, opposta duramente al profondo affetto nutrito verso il fratello. La famiglia assume un’importante connotazione, i valori e la fedeltà incondizionata verso i propri cari vengono costantemente messi alla prova, andando a scavare a fondo nella coscienza umana.

Sally (Juliette Binoche) e Gerick (Morgan Freeman)
Sally (Juliette Binoche) e Gerick (Morgan Freeman)

In conclusione

Il film risulta interessante, considerando le basi solide su cui è costruita la trama, purtroppo il lato thriller prende il sopravvento sulla parte drammatica, frammentando il plot formativo dell’intera configurazione. Il valore dell’opera non si discute per la qualità del cast, che rende bene l’interpretazione dei personaggi, benché visibilmente rinchiusi nei limiti narrativi. Purtroppo, la superficialità di alcuni dettagli ne compromettono il dovuto apprezzamento, trasformando la pellicola in un lavoro ben strutturato, ma poco attento al tema trattato, il quale diviene strumento fine all’evolversi canonico dei fatti, senza dare un giusto peso alla sensibilizzazione generale su un ambito di impronta tutt’ora attuale.

Note positive

  • Cast
  • Musiche
  • Argomentazioni su cui è basata la trama
  • Sceneggiatura e regia

Note negative

  • Limitazioni narrative riguardo i personaggi
  • Sviluppo della trama essenziale allo svolgimento dei fatti
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