Quarto potere: la genesi del cinema moderno

Condividi su

Quarto potere

Titolo originale: Citizen Kane

Anno: 1941

PaeseStati Uniti d’America

Genere: Drammatico

Casa di produzione: RKO

Distribuzione: RKO

Durata: 1hr e 59 (119 min)

Regia: Orson Welles 

Sceneggiatura: Orson Welles, Herman Jacob Mankiewicz

Montaggio: Robert Wise

DOP: Gregg Toland

Musiche: Bernard Herrmann

Attori: Orson Welles, Joseph Cotten, Everett Sloane, Dorothy Comingore, William Alland

Trailer ufficiale del film con sottotitoli in italiano

Scritto da Orson Welles e Herman J. Mankiewicz nel 1941 Quarto Potere è liberamente ispirato alla storia dell’imprenditore dell’editoria e del legno William Randolph Hearst, un uomo che ha influenzato notevolmente la politica, il giornalismo e l’opinione pubblica di quei tempi. La sua vita fu segnata da ricchezze ma negli ultimi anni della sua vita vide un lento decadimento del suo potere economico e del suo declino mediatico.

Quarto Potere inoltre vede nei suoi compartimenti e nel suoi attori dei volti nuovi nel mondo del cinema e che nel seguito ottennero un discreto successo attoriale come Everett Sloane (La signora di Shanghai, Ossessione amorosa) e Joseph Cotten (Terrore sul Mar Nero, L’orgoglio degli Amberson, Angoscia)

Trama del film Quarto potere

“Rosabella”

— Ultima parola pronunciata da Charles Foster Kane

Nel castello di Candalù, in Florida, ormai vecchio, solo e triste il colosso dell’editoria Charles Foster Kane (Orson Welles) è in punto di morte. Tenendo una palla di vetro in mano, prima di esalare l’ultimo respiro l’anziano uomo pronuncia una sola parola “Rosabella”.

La voce della morte del magnate dell’editoria si sparge in tutta la nazione, e molti si interrogano su quale sia il significato di quell’ultima parola, chi è Rosabella, sarà forse una donna?

Nessuno sa rispondere a questo quesito, ma un giovane giornalista di nome Jerry Thompson (William Alland) viene incaricata dal proprio direttore d’indagare sul caso, per risolvere lo strano mistero.

Inizia così per il nostro reporter un lungo viaggio all’interno della vita di Kane, una narrazione che inizia quando il giovane Charles era un bambino, terminando nel momento in cui scandirà nell’aria la famosa ultima parola.

Recensione del film Quarto potere

“La vita di un uomo non si può spiegare con una sola parola”

— Charles Foster Kane

Pilastro assoluto del cinema mondiale, Quarto potere è stato definito da molti critici e direttori di riviste cinematografiche come il più grande e importante film della storia del cinema. Tale affermazione è asseribile andando a contestualizzare l’epoca in cui il film è uscito, ovvero il 1941, e la tecnica che rintracciamo all’interno del lungometraggio di Welles in cui il pubblico di quei tempi si è ritrovato davanti agli occhi un opera rivoluzionaria nella regia, fotografia e nella sceneggiatura che andrà a segnare in maniera importante il cinema del futuro.

La regia di Orson Welles, fu qualcosa di mai visto prima d’allora. La totale libertà del regista datagli da quello che all’epoca venne definito come il contratto più vantaggioso mai fatto, gli permise di poter gestire liberamente ogni singola inquadratura. Welles sperimentò in maniera totale, volle realizzare delle inquadrature talmente basse, che per poterle realizzare dovette creare un solco di oltre un metro nel pavimento, per far si che la macchina da presa risultasse rasente al suolo. Lavorò in modo maniacale con le luci e le ombre per dare al film un tono classico ma allo stesso tempo innovativo, con un bianco e nero di Gregg Toland che ha fatto scuola per decenni. Il tutto è elevato grazie alle ottime interpretazioni attoriali, tra cui quelle del regista stesso che impersona il magnate Charles Foster Kane e che gli valse una nomination agli oscar dove ottenne solo una statuina come miglior sceneggiatura originale.

Risulta piuttosto rivoluzionaria e impressionante tutt’ora la scena del piccolo Charles che gioca con la neve fuori dalla casa natale, dove avvenne il grande utilizzo e l’introduzione nella settima arte del concetto di profondità di campo, già utilizzato nel cinema muto, ma che in Quarto Potere ottiene uno spessore narrativo che va oltre quello che il cinema aveva già conosciuto in un epoca che aveva dimenticano la bellezza della profondità di campo per cercare di portare lo spettatore a guardare e concentrare tutta la propria attenzione su un singolo oggetto. Welles invece porta gli spettatori verso una visione totale della scena che si divide in due istanti narrativi in cui è il guardante che decide cosa andare a osservare come se fossero seduti in una platea teatrale. In questa scena che è divenuta elemento di studio per i registi successivi a Quarto Potere vediamo gli adulti parlare tra loro ma al di là della finestra è vedibile un bambino che gioca sotto la neve con uno slittino. Un inquadratura, due storie.

La sceneggiatura scritta da Welles e da Mankiewicz, sul quale tra l’altro c’è una diatriba su chi l’abbia realmente scritta tanto che recentemente David Fincher ha realizzato proprio un lungometraggio su tale evento, intitolato Mank, è un qualcosa di mai visto ad Hollywood prima di allora e che fece vincere l’Oscar ai due sceneggiatori, che andarono a creare una narrazione che si dipana attraverso un lungo filo di flashback e flashforward ormai divenuti tipici dei film biografici, che ci guidano nella vita del protagonista tramite un racconto frammentato e intrecciato, per alternare in modo sublime episodi della vita del magnate dell’editoria, a racconti e interviste di personaggi che lo hanno conosciuto. Tale scelta narrativa, che lo eleva a capolavoro, all’epoca suscitò reazioni controverse dalla critica e pubblico. Gli stessi dialoghi risultano innovativi e non lasciano il tempo che trovano ma sono tutti mirati a suscitare interesse nello spettatore e a renderlo parte attiva nel film per farlo ragionare in modo che anch’esso possa capire chi o cosa si cela dietro alla parola Rosabella.

Nota di merito anche alla colonna sonora di Bernard Herrmann che pone la cornice su un quadro a dir poco perfetto.

Analisi (con spoiler) del film Quarto potere

Orson Welles con questo film cerca anche di mandare dei chiari e forti messaggi allo spettatore, tra i più importanti e chiari ci sono:

I soldi non sono tutto: nonostante il re dell’editoria americana sia uno degli uomini più ricchi e famosi al mondo muore solo, assistito solamente dalla sua infermiera.

L’infanzia perduta: I ricordi d’infanzia di Kane sono per lui l’affetto più caro (Rosabella, l’ultima parola pronunciata dall’uomo non è altro che la slitta regalatagli da bambino)

Critica alla società statunitense: Welles mostra una società corrotta e legata ai miti del sogno americano.

Antiquariato: La casa di Kane, verso la fine del film, è sommersa da statue e oggetti di ogni tipo. Questo espediente è utilizzato spesso dal regista per comunicare la continua ricerca dell’uomo ad accumulare, conoscere, senza però mai realmente imparare e comprendere, quindi accumulare per arricchirsi ma in realtà impoverendosi.

Il finale di Quarto Potere è qualcosa di assolutamente innovativo, lascia lo spettatore a bocca aperta ed è il manifesto del regista. La vita è finzione, tutto ciò a cui noi crediamo non è altro che un’illusione creata dal nostro io. La parola alla quale gira attorno tutto il film, “Rosabella”, viene pronunciata dal protagonista quando egli si trova da solo nella propria camera da letto; quindi chi l’ha sentita, chi ha potuto rivelare al mondo l’ultimo sospiro di Kane. La risposta è nessuno, è tutta un illusione, il film inizia con Welles che ci prende in giro, che gioca con lo spettatore comunicandogli che tutto ciò che vedrà, in realtà non può esistere, perché nessuno può conoscere quella parola. E nessuno dei personaggi del film ne verrà mai a conoscenza, ma solo noi spettatori.

La cosa più incredibile è poi il messaggio personale che il regista ci manda, così come nessuno dei conoscenti, amici, famigliari di Kane lo ha mai conosciuto realmente, nessuno mai conoscerà realmente Orson Welles. Orson Welles, probabilmente sapendo che dopo questo film controverso non avrebbe mai più avuto carta bianca sul suo operato, ci lascia contemporaneamente sia la sua opera prima che anche il suo testamento.

Note positive

  • Film di una grande importanza storica
  • Regia
  • Sceneggiatura
  • Fotografia
  • Colonna sonora
  • L’interpretazione degli attori, molti dei quali alle prime armi

Note negative

Condividi su

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.