Run (2020): un (im)perfetto ménage familiare

Condividi su
Run - locandina

I contenuti dell'articolo:

Run

Titolo originale: Run

Anno: 2020

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: Horror, thriller

Produzione: Lionsgate

Distribuzione: Lucky red

Durata: 90 minuti

Regia: Aneesh Chaganty

Sceneggiatura: Aneesh Chaganty, Sev Ohanian

Fotografia: Hillary Spera

Musiche: Torin Borrowdale

Montaggio: Will Merrick

Attori: Sarah Paulson, Kiera Allen, Pat Healy, Erik Athavale, Sharon Bajer

Trailer italiano di Run

Trama di Run

Diane Sherman è una mamma single, sua figlia Chloe è sulla sedia a rotelle, soffre d’asma, ha il diabete e problemi cardiaci. Per via della sua disabilità Chloe è seguita costantemente dalla madre che si occupa della sua istruzione, delle medicine che deve prendere e delle cure che deve ricevere. Anche se vivono in una casa isolata e non hanno rapporti con nessuno le due donne sono lo specchio di un perfetto equilibrio familiare. Finalmente per Chloe è arrivato il momento di andare al college ma la risposta dall’università tarda ad arrivare. L’armonia tra madre e figlia inizia a vacillare quando la ragazza è costretta a prendere un nuovo medicinale, da questo momento in poi inizia a fare una serie di ricerche che la porteranno a scoprire fatti inquietanti.

Recensione di Run

Annesh Chaganty (Searching) porta sul grande schermo il suo secondo lungometraggio, un thriller psicologico basato sul rapporto tra madre e figlia. Quello che inizialmente si mostra come un perfetto e amorevole legame tra le due si trasformerà in poco tempo in qualcosa di sinistro e inquietante.  

Pochi sono i personaggi che entrano in scena in questo gioco malsano, tutto ruota intorno a queste due figure, da una parte Diane, una madre all’apparenza amorevole, che ha rinunciato a tutto per prendersi cura della figlia controllandone ogni movimento da quando è nata, dall’altra Chloe, una ragazza disabile, cresciuta in totale isolamento, che attende con ansia il momento in cui potrà finalmente lasciare il nido materno. Quando la ragazza inizia a scoprire che qualcosa non va nell’eccessivo amore della madre il film inizia a farsi più intenso. Le musiche di Torin Borrowdale, che ha già lavorato con Chaganty componendo le musiche di Searching, hanno un ruolo fondamentale in tutta la seconda parte del film, i suoni stridenti sottolineano lo stato di angoscia e di paura che man mano cresce in Chloe, richiamando alla mente le musiche utilizzate da Alfred Hitchcock nei suoi film.  

Le musiche non sono gli unici accenni ai grandi film che hanno segnato la storia. La protagonista costretta ad usare la sedia a rotelle richiama alla mente James Stewart (Una storia africana) nel ruolo del fotoreporter costretto a stare sulla sedia a rotelle a causa di un incidente, protagonista de La finestra sul cortile di Hitchcock. Una persona disabile che deve dipendere da qualcun altro e questo qualcun altro lo costringe a rimanere segregato dentro casa ricorda il film di Rob Reiner (Stand by me) Misery non deve morire. L’attaccamento morboso di Diane alla figlia ricorda due interpretazioni famose per gli amanti del genere, quella di Kathy Bates (Midnight in Paris) sempre in Misery non deve morire, e quella di Piper Laurie (Cocaine) in Carrie di Brian De Palma

Il punto di svolta nella trama è segnato dalla mancanza di fiducia che si rompe tra la madre e la figlia che il regista mette in evidenza creando una serie di dubbi che ci trascineranno fino alla scoperta della verità. Ma allo stesso tempo Chaganty non riesce a fare a meno dei classici cliché, una casa isolata dove vivono due persone che non hanno molti contatti con il resto del mondo, una casa che dà luogo tranquillo si trasforma in un ambiente ostile e pericoloso, una vera e propria prigione che racchiude al suo interno gli indizi essenziali per scoprire la verità. 

Motore di tutto il film sono le due protagoniste: Sarah Paulson (The post), conosciuta per aver partecipato alla serie di American Horror Story, che ancora una volta dimostra di essere un’ottima attrice forse ancora troppo sottovalutata nel mercato cinematografico americano, e Kiera Allen, per la prima volta nei panni d’attrice, che, con la sua performance riesce a eguagliare in bravura la Paulson. 

Note positive

  • Interpretazione di Sarah Paulson
  • La musica
  • I riferimenti ad alcuni classici cinematografici

Note negative

  • Alcuni elementi del film che lo rendono poco originale
Condividi su

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.