Cherry (2021) – L’innocenza perduta del soldato traumatizzato

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I contenuti dell'articolo:

Cherry

Titolo originale: Cherry

Anno: 2021

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: drammatico, guerra

Produzione: The Hideaway Entertainment, AGBO

Distribuzione: Apple TV+

Durata: 142 minuti

Regia: Anthony Russo, Joe Russo

Sceneggiatura: Angela Russo-Otstot, Jessica Goldberg

Fotografia: Newton Thomas Sigel

Montaggio: Jeff Groth

Musiche: Henry Jackman

Attori: Tom Holland, Ciara Bravo, Jack Reynor, Michael Rispoli, Jeff Wahlberg, Michael Gandolfini

Trailer originale del film Cherry

Trama di Cherry

Cherry – Innocenza custom football jerseys detroit lions jersey asu jersey micah parsons jersey detroit lions jersey OSU Jerseys detroit lions jersey Ohio State Team Jersey Ohio State Team Jersey OSU Jerseys Florida state seminars jerseys brock bowers jersey brock bowers jersey asu jersey detroit lions jersey perduta è il film diretto dai fratelli Anthony e Joe Russo – ai più noti per la regia di diversi film della Marvel Cinematic Universe –, frutto dell’adattamento dell’omonimo romanzo di esordio di Nico Walker e distribuito quest’anno da Apple TV+. Il protagonista, narratore senza nome interpretato da Tom Holland, è uno studente di college che, dopo esser stato lasciato dalla fidanzata Emily, si arruola nei Marine per partire per l’Iraq, decisione a cui non può sottrarsi neanche quando la ragazza torna da lui. Il giovane affronta dunque un lungo addestramento e due anni di guerra al terrorismo, dopo i quali tornerà a casa con un disturbo da stress post-traumatico (PTSD) che trascinerà lui e Emily nella tossicodipendenza e in una decadenza senza via d’uscita.

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Cherry: Scena del film

Recensione di Cherry

La guerra in Iraq è un tema caldo per gli Stati Uniti che continuano a raccontare storie di veterani costretti a fare i conti con il trauma della guerra e i disturbi che ne conseguono (da The Hurt Locker a American Sniper), convinti di non poterli superare o dipendenti dalla guerra al punto di voler prenderne parte di nuovo: il protagonista di Cherry si inserisce tra queste figure, convincendosi di non poter tornare a un regime di vita normale e cominciando ad assumere sostanze stupefacenti per cercare di superare il trauma.

Cherry racconta quindi un percorso di perdita (dell’innocenza, come suggerisce il titolo) e di perdizione, diviso in cinque parti incorniciate da un prologo e da un epilogo, in cui la guerra in realtà, su cui non si prende una vera posizione politica, è l’innesco di una parabola già votata all’autodistruzione e il sintomo di un malessere dato dalla vita di provincia – «Tutto era cambiato. Eppure, niente era cambiato.» dice il ragazzo tornato dalla guerra – e da latenti problemi familiari.

L’altro conflitto presente nel film, la linea narrativa principale, è la storia d’amore con Emily, l’eterno ritorno verso l’altro componente della coppia, unico ente a rimanere in piedi nel processo di disfacimento dei due, che condividono la discesa delle loro vite, tra droghe e rapine in banca per comprarsele. Questo aspetto è una novità nel panorama degli Iraq War Films, in cui solitamente le vittime della guerra, oltre a quelle vere e proprie uccise in campo, sono le relazioni amorose, in crisi perché il veterano non riesce a superare l’evento traumatico, proiettando la sua frustrazione e gli episodi di ansia nella coppia; nel caso di Cherry la moglie si fa trascinare nel baratro, rimanendo accanto al marito, in salute e, soprattutto, in malattia.

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Cherry: Scena del film

Al protagonista e all’amico Joe viene diagnosticato il PTSD, disturbo che si manifesta con flashback ricorrenti e con una memoria frammentaria dell’evento, che li porta a confondere la realtà attuale con quella della guerra. La traduzione filmica di questo aspetto è l’approccio antimimetico tramite precise strategie estetiche e formali volte a rappresentare e a riflettere sull’evento traumatico che, proprio perché tale e non esperito, conduce spesso a ricordi vaghi e dislocati: i tuoni nel cielo riecheggiano le esplosioni delle bombe, gli incubi mostrano a uno ad uno i corpi ustionati dei commilitoni, il riflesso nello specchio del protagonista lo fissa, portandolo a colpirsi. Le allucinazioni sulla guerra, provocate dal trauma come risposta ritardata a un evento molto intenso (Caruth, 1995), si sommano a quelle date dall’assunzione di pillole e di eroina, confezionate da un’estetica alla Requiem for a Dream (il plongée sui corpi sdraiati e gli sguardi trasognati) ma anche alla Mysterious Skin (le pillole colorate cadono come i cereali sul volto innocente del bambino). La rielaborazione di questo trauma può avvenire nella ripetizione dei gesti relativi all’evento, come accade quando potrebbe curare la ferita a Coke o quando si dichiara soccorritore militare nell’ospedale dove è ricoverata la moglie, avendo avuto questo incarico in guerra: in entrambi i casi non può compiere queste azioni, negandosi quindi il superamento del trauma, che forse è invece finalmente rielaborato quando si strofina la fede nuziale, gesto del commilitone Jiminez.

Sono le scelte formali a costituire l’aspetto più problematico del film: la storia del passaggio all’età adulta del protagonista e quindi la perdita della verginità (cherry, appunto), di cui l’addestramento in guerra e poi in prigione costituiscono le sfide portanti, è sorretta da un pastiche di registri linguistici e stilistici, in cui le soluzioni estetiche adottate sembrano spesso confuse come lo è lo stesso protagonista. Sin dall’inizio è settata la voce narrante per fare da collante alle diverse vicende, ma la rottura della quarta parete con l’interpellazione della macchina da presa, strategia usata solo altre poche volte nell’opera, rende meno chiara la direzione del film, che non stenterà a rimescolare le carte nel corso della sua durata. La parte seconda, l’addestramento, è senz’altro la più eclettica, realizzata con il grandangolo e con un aspect ratio diverso da quello delle restanti parti, una sorta d’intermezzo o una parentesi in cui i registi danno sfogo all’adozione di oggettive irreali (-issime), la macchina a mano, citazioni esplicite a Full Metal Jacket, servendosi anche di didascalie che enfatizzano le battute dei sergenti; l’uso di un’estetica simile, che ha comunque i suoi punti di forza (il ritmo, ad esempio), non è molto efficace se collocato in questo modo, senza soluzione di continuità e con un carattere così artificioso.

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Cherry: Scena del film


Il pastiche continua ad arricchirsi dopo la seconda parte tramite l’impiego del ralenti, il jump-cut e le registrazioni delle videocamere di sorveglianza delle banche, con maggiore coerenza e un chiaro orizzonte di senso, rispetto alle sequenze dell’addestramento: la realtà ovattata in cui vive la coppia, ad esempio, è resa chiaramente da una messa a fuoco dei soli due soggetti, mentre il resto è sfocato e per questo insignificante. L’impressione è quella di un’estetica che si potrebbe definire quasi didascalica nella misura in cui esplicita le emozioni e le sensazioni dei protagonisti, come quando, dopo aver assunto l’ecstasy, la realtà che circonda il ragazzo si tinge di bianco e nero, presentando Emily come l’unico colore ai suoi occhi.

Nonostante qualche inciampo virtuosistico, i fratelli Russo realizzano un’opera fresca e credibile, che pone l’accento sulle ferite del soldato traumatizzato e che ben si colloca nella narrazione della guerra in Iraq, di cui racconta l’iniziale entusiasmo e la sensazione di invincibilità dei soldati, non più supereroi, come i soggetti prediletti dei registi, ma uomini fallibili e sconfitti.

Note positive

  • Colonna sonora gradevole
  • Temi interessanti

Note negative

  • Virtuosismo a tratti eccessivo
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