Sherlock 2 – The game is on

Recensione, trama e cast della seconda stagione di Sherlock 2. Le puntante della stagione 2 sono Uno scandola a Belgravia, I mastini di Baskerville, Le cascate di Reichenbach
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Sherlock 2 locandina

Sherlock 2

Titolo originale: Sherlock

Anno: 2012

Paese di produzione: Regno Unito

Genere: Giallo, Poliziesco, Drammatico

Produzione: BBC

Ideatore: Mark Gatiss, Steven Moffat

Stagione: 2

Puntate: 3

Attori: Benedict Cumberbatch, Martin Freeman, Una Stubbs, Rupert Graves, Mark Gatiss, Louise Brealey, Andrew Scott, Lara Pulver.

Trailer di Sherlock 2

Trama della seconda stagione di “Sherlock 2”

Sherlock e John avranno a che fare con tre casi molto complicati, che non solo li terranno occupati per diversi mesi, ma che si interporranno anche fra la loro vita professionale e quella personale. Riscopriranno infatti il loro strano rapporto anche attraverso i nuovi casi.

Una cosa è certa: le cose cambieranno radicalmente.

Recensione della seconda stagione di “Sherlock 2”

La seconda stagione dimostra al 100% quanto “Sherlock” non sia soltanto una serie mistery: dietro la storia e dietro la figura di Sherlock Holmes stesso c’è molto di più. La season two è la mia preferita fra tutte le stagioni, perché trovo che da questa inizi il vero cambiamento della storia e dei personaggi. Avviene qui la rottura degli equilibri iniziali.

I tre episodi scorrono a meraviglia e tengono lo spettatore incollato allo schermo. Tre episodi basilari, da guardare trattenendo il fiato, che permettono a tutti noi d’iniziare veramente a empatizzare (seppur in modo misterioso) con l’unico consulente investigativo del mondo e con il suo fidato assistente.

ATTENZIONE!
L’analisi potrebbe contenere spoiler!

Analisi dei tre episodi della seconda stagione

“Uno Scandalo a Belgravia”

Lara Pulver nel ruolo di Irene Adler in Sherlock 2

Nella stagione precedente abbiamo lasciato Sherlock e John nella piscina con quello che si è rivelato essere Jim Moriarty. Quest’episodio parte proprio da qui: Moriarty se ne va e Sherlock libera John dal giubbotto imbottito di esplosivo. Già da questa scena ci rendiamo conto del cambiamento che sta per avvenire nel consulente investigativo: è stata infatti la prima volta che ha temuto per l’incolumità di un’altra persona all’infuori di sé. Sherlock si è già affezionato a John, dato che quest’ultimo ha dato fin dall’inizio prova della sua amicizia (in “Uno Studio in Rosa” aveva ucciso un uomo per salvare la vita di Sherlock). I due sono quindi amici e Sherlock inizia a non essere più la fredda macchina calcolatrice di cui tutti (persino lui) parlano.

L’incontro con la dominatrice Irene Adler cambierà radicalmente le carte in tavola. La Adler è infatti un personaggio creato per confondere dentro e fuori la storia, per confondere sia i personaggi che gli spettatori.

Sherlock e John si stanno occupando di una missione strettamente legata alla Famiglia Reale, assegnatagli proprio da Mycroft Holmes in persona. È importante, e loro non possono permettersi di abbassare la guardia. E infatti è così. La Adler è una donna molto bella e affascinante, tutti gli uomini cadono ai suoi piedi, ma ha anche un’altra qualità che ci porterà a pensare che Sherlock possa avere dell’interesse nei suoi confronti: Irene Adler è estremamente intelligente. John verrà confuso, proprio come noi, dalla sua personalità, ma Sherlock invece ne rimarrà affascinato. Tuttavia non si può dire che nutra nei suoi confronti un interesse romantico, quanto piuttosto che si riveda in lei. John pensa che Irene romperà i loro equilibri e manifesta nervosismo fin dall’inizio del caso, iniziando persino a contare quanti messaggi arrivano a Sherlock da parte della “Donna”. Quello che John non sa, è che l’equilibrio si è già rotto, ma non è stata Irene a farlo (dato che confesserà di non avere nessun interesse concreto per Sherlock), quanto lui e Holmes stessi, che hanno già definito un legame fin troppo importante per un “sociopatico”.

L’errore di valutazione che commette Sherlock a causa delle emozioni che pensava di non avere, gli viene fatto altamente pesare da Mycroft, che per colpa del fratello ha dovuto annullare il piano di spionaggio. Irene si rivelerà un’arrampicatrice come tutti gli altri semplici criminali trattati in precedenza, ma anche lei (come Sherlock) ha commesso un enorme sbaglio a causa delle emozioni: la password del cellulare con le foto che Sherlock e John dovevano restituire alla Famiglia Reale, è “I’m SHERlocked”. E il giovane Holmes lo sa, perché anche lui ha sbagliato in questo modo.

“I sentimenti sono un difetto chimico della parte che perde. Immagino che Watson pensi che l’amore sia un mistero per me, ma la chimica è molto semplice e davvero distruttiva. Ho sempre sostenuto che l’amore fosse uno svantaggio pericoloso, grazie per avermene dato prova.”

(Cit. Sherlock ad Irene)

A storia finita Sherlock e John sono più uniti di prima, dato che Watson (convinto che l’amico abbia avuto una storia con Irene Adler) non gli dice che lei è morta per mano dei terroristi. Sherlock apprezza la sua sensibilità, ma John (e anche noi) non sa che Sherlock l’ha salvata e che è tornato a Baker Street con una consapevolezza diversa.

Come vediamo bene, Sherlock Holmes è dotato di sentimenti (anche se dice il contrario) e ha un modo molto concreto di manifestarli. In questo episodio il sentimento “sperimentato” è l’affetto.

“I Mastini di Baskerville”

Sherlock e John intravedono la base di Baskerville in Sherlock 2

In questa puntata la faccenda si fa più interessante, perché il rapporto dei due coinquilini del 221b di Baker Street verrà nuovamente messo alla prova dalle circostanze e dalle situazioni imposte dal nuovo caso. Si parlerà anche di dipendenze, sia brevemente di quella di Sherlock dal fumo, che anche di quella di John per il proprio stile di vita, in un certo senso.

Henry Knight spiega ai due di vedere da tantissimi anni degli enormi e spaventosi mastini nel bosco del suo paese, pronti ad uccidere lui come avevano fatto con il padre.Il caso si rivela più intricato di quello che sembra, dato che entra in gioco un altro elemento: la base militare e per esperimenti di Baskerville, dentro la quale ci viene fatto capire che si lavora persino alla clonazione umana. Sherlock ha diversi sospetti di cosa possa aver traumatizzato Henry Knight e, dato che vuole fare luce sulla questione, si reca nel bosco con lui e John.

Quello che vede, non lo dimentica: Sherlock ha visto il mastino.

Per tutta la sera non vuole parlare con John e si sente profondamente scosso, poiché è diviso fra una parte razionale che sa di un possibile trucco, un’illusione, e una parte irrazionale che lo sta convincendo dell’esistenza del terribile mostro. John gli parlerà, proverà a rassicurarlo, ma Sherlock ribadirà nuovamente di non avere emozioni e si farà scappare un’altra frase che minaccerà veramente la sua amicizia con il medico militare:

“Io non ho… amici!”

(Cit. Sherlock a John)

Che sia un’enorme bugia dalla quale in seguito si farà più che perdonare, lo sappiamo tutti, tranne John, che lascia la stanza e si allontana.

Dopo le scuse del mattino successivo, Sherlock diventerà più affabile e stranamente gentile col dottore, che verrà letteralmente usato dall’amico come esperimento per individuare un’eventuale droga che provochi allucinazioni come quella del mastino. L’esperimento si rivelerà inutile e sarà John a rimanere terrorizzato, ma ormai Sherlock è vicino alla soluzione del mistero: la droga c’è, ma non è nello zucchero dei loro caffè come aveva pensato. Analizzando tra gli archivi segreti della base di Baskerville Sherlock riesce a chiudere finalmente il cerchio: nel bosco dei mastini, a Danbrook, c’è sempre la nebbia. E la droga è lì dentro.

Risolto il caso, John e Sherlock ritornano a Baker Street, il primo rassicurato dal legame con l’altro e il secondo con una nuova emozione “sbloccata”: la paura.

“Le Cascate di Reichenbach”

John osserva Sherlock sul tetto del St. Bart’s in Sherlock 2

Nel finale della seconda stagione Sherlock avrà a che fare con il più grande inganno della sua vita, che non potrà fare altro che assecondare per il bene di tutti.

Jim Moriarty ritorna fisicamente a Londra e si fa arrestare per aver cercato di rapinare la Banca d’Inghilterra. Sherlock viene chiamato a testimoniare al processo, ma Moriarty viene stranamente assolto e a Sherlock inizia a venire qualche dubbio su un potenziale piano del consulente criminale. È presto detto: i due figli dell’ambasciatore scompariranno e Sherlock sarà velocissimo (troppo veloce, secondo Sally Donovan) nel risolvere il mistero e ritrovarli. Quando uno dei due bambini rimarrà terrorizzato nel vedere il più giovane degli Holmes, persino l’ispettore Lestrade, che è sempre stato uno dei suoi pochi sostenitori, inizia a sospettare di lui. Il sergente Donovan suggerisce che Sherlock abbia messo in scena la sparizione per mostrarsi brillante ai loro occhi e propone di arrestarlo. Lestrade cede e arriva a Baker Street con un mandato. Sherlock sa che sotto tutto questo c’è Moriarty, perciò non si fa problemi a sfuggire all’arresto insieme a John, che ormai è rimasto l’unico a credergli veramente. Raggiungeranno Moriarty che li cercherà di convincere della sua inesistenza, dicendo di essere un attore sfruttato da Sherlock per scopi personali. John non ci crede, Sherlock non ha scelta.

Il giorno dopo sia trova sul tetto dell’ospedale St. Bart’s insieme a Moriarty, che con la sua presenza dimostra di aver giocato con le menti della gente e di essere sempre stato lui il vero criminale. Bisogna decidere in fretta: Lestrade, Mrs Hudson e soprattutto John sono nel mirino di tre sicari e, se Sherlock non si suiciderà, verranno uccisi tutti e tre. E allora Sherlock lo fa: chiama John e gli dice di guardarlo cadere e di credere a quello che ha detto Moriarty, ma il dottore ancora si rifiuta di accettare una simile verità.

Quando Sherlock gli dice addio lanciandosi nel vuoto, è troppo sia per lui e per John, che per noi spettatori, perché è la prima volta che vediamo Sherlock piangere.

In seguito John piange la sua scomparsa e cade inevitabilmente in depressione. Sherlock vede tutto questo, ma non può fare nulla: ormai gli ha salvato la vita, ed è questo che conta. È stato in balia del gioco malvagio di Moriarty, che ha giocato con le coscienze di tutta Londra, riuscendo a raggirare persino i più onesti.

Per Sherlock Holmes adesso c’è solo il tassello mancante, l’ultima emozione: il dolore.

Sherlock osserva John piangere sulla sua tomba

“Ok. Tu, una volta mi hai detto che non eri un eroe. Ci sono stati dei momenti in cui ho pensato che non fossi umano, ma ti dico una cosa: eri l’uomo migliore, l’essere umano più umano, che io abbia mai conosciuto, e nessuno mi convincerà che tu mi abbia mentito. Ecco l’ho detto. Ero davvero molto solo e ti devo davvero tanto. Ma, ti prego, c’è ancora una cosa. Un’ultima cosa, un ultimo miracolo, Sherlock, per me: non essere morto. Potresti farlo per me? Smettila.

(Cit. John Watson)

Note Positive

  • trama ed evoluzione
  • personaggi
  • interpretazioni degli attori
  • montaggio e regia

Note Negative

  • nessuna degna di nota
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Letizia Loi
Letizia Loi

Frequento il Liceo Classico e studio da sempre cinema, musica e scrittura. Ho partecipato a diversi
seminari di cinema e regia e ho avuto qualche esperienza come regista e aiuto regista di spettacoli teatrali
scritti da me e non. Da qualche tempo scrivo di cinema e musica sulla mia pagina Instagram
the.sound.of.cinema.

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