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Terezin
Titolo originale: Terezin
Anno: 2022
Nazione: Italia, Repubblica Ceca
Genere: drammatico, musicale
Casa di Produzione: Minerva Pictures, Rai Cinema, Three Brothers, OvePossibile
Distribuzione: Lo Scrittoio
Durata: 110 minuti
Regia: Gabriele Guidi
Sceneggiatura: Gabriele Guidi, Ennio Speranza, Alessandro Zannoni
Fotografia: Maura Morales Bergmann
Montaggio: Luigi Mearelli
Attori: Mauro Conte, Dominika Zeleníková, Alessio Boni, Cesare
Bocci, Antonia Liskova, Maia Morgenstern, Karel Dobrý, Jan Révai, Marian Mitas, Marek Lambora, Petr Vanek
Esce al cinema il 26 gennaio 2023, per celebrare il “Il Giorno della Memoria”, Terezin, film che racconta un lato inedito della vita vissuta dai deportati ebrei nei primi anni ’40, all’interno del campo di detenzione di Theresienstadt, detto ghetto di Terezin. Tra di loro soprattutto artisti e creativi , molti compositori, pittori, poeti, scultori, scrittori: il cuore e l’anima della cultura centro europea di quegli anni. La storia, che si focalizza sul clarinettista Antonio e un gruppo di musicisti, descrive la forza dell’arte in situazioni estreme, raccontando come l’uomo sia profondamente capace di negare se stesso e allo stesso tempo, proprio grazie all’arte, in grado di compiere assoluti prodigi. Dietro la macchina da presa, al suo esordio, c’è Gabriele Guidi che dirige un cast internazionale composto da Mauro Conte (Una questione privata, Sulla mia pelle), l’attrice slovacca Dominika Moravkova, Alessio Boni, Cesare Bocci, Antonia Liskova, Jan Revai, Bořek Slezáček e Marián Mitaš. Il film è una coproduzione internazionale di Minerva Pictures con Rai Cinema, insieme alla ceca Three Brothers Production.
Trama di Terezin
Antonio, clarinettista italiano e Martina, violinista cecoslovacca, si innamorano a Praga durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel 1942 vengono deportati a Terezin dove la loro storia si intreccia con le incredibili vicende dei tanti artisti e intellettuali rinchiusi nel ghetto. Eccellenze umane e artistiche del centro Europa che, durante la guerra, realizzarono centinaia di produzioni musicali – ancora oggi rappresentate e uniche al mondo – riuscendo a far divenire l’arte uno strumento di sopravvivenza per migliaia di persone segregate.

Recensione di Terezin
Organizzare un concerto di qualità già non è facile. Ancor meno se i nazisti deportano i musicisti a metà prove.
Una coproduzione italiana e cecoslovacca, la pellicola racconta la storia vera (?) di un “ghetto modello” per ebrei di Terezin (Repubblica Ceca) tra il 1942 e il 1944. Le condizioni di vita (e morte) non sono tremende come in altri campi visti in film più intensi. Hanno un ufficio per l’intrattenimento, una pseudoscuola in cui fanno disegnare i bambini, e ospita diverse eccellenze del mondo dell’arte, soprattutto della musica, ora impiegata a lavorare i campi, ma a cui permettono di suonare, se fanno i “bravi”.
Con tutti i film già sfornati sul tema dell’Olocausto, dai drammi alle parodie, non è facile creare qualcosa di nuovo. La squadra dietro il film “Terezin”, tuttavia, offre qualcosa d’indubbiamente interessante. Solo perché il dramma non viene presentato nella sua brutalità più grafica, non significa che non ci sia. La tragedia anzi colpisce rimanendo implicita, centrando l’animo nel profondo, come un’improvvisa pausa in una composizione musicale, una nota saltata, o una sedia d’orchestra improvvisamente vuota.
Il film, più che una storia umana, è una raffinata opera concertistica che sposa la musica con l’eccellente cinematografia in un ritmo lento ma perfettamente equilibrato. I punti focali della pellicola Non sono i personaggi o i loro legami. Questi passano in secondo piano, proprio come in un’orchestra, la storia e la vita dei singoli musicisti scompaiono dinanzi all’esecuzione dell’opera musicale. Il vero protagonista è il processo di preparazione del concerto, nonostante le difficoltà, prima fra tutte il fatto che, nonostante le pressioni degli ufficiali nazisti per fare bella figura, questi continuino a costringere gli ebrei stessi a scegliere chi tra loro deportare e chi far rimanere. L’assenza di una maggior esplorazione dei personaggi e la presenza di dialoghi melensi come, quello sottostante, potranno impedire un maggior coinvolgimento, ma ciò non toglie dall’impeccabile esecuzione tecnica della pellicola.
“Guardati attorno. Li avevi mai visti così felici? Sembra l’inizio di qualcosa di nuovo. Qualcosa di speciale”
Terezin
Sulla scelta di cosa mostrare, cosa far sentire e cosa no… Dopo tutta l’enfasi data alla preparazione del concerto, intorno al quale l’intero film ruota, gli autori della pellicola fanno una scelta artistica molto curiosa. Non la si può scrivere qui. Va vista e sentita di persona. Potrebbe lasciare perplessi. Ma se ci si pensa su un attimo, ha perfettamente senso.

In conclusione
Questo film è un inno alla determinazione di creare qualcosa di bello anche nelle situazioni più avverse e disperate. Se siete musicisti, e il severo direttore d’orchestra dice di suonare “come fosse il vostro ultimo giorno di vita”, dopo la visione di questo film, tale frase assume tutto un altro significato.
Note positive
- Storia d’indubbio valore culturale, soprattutto musicale
- Cinematografia e musica si accompagnano a vicenda perfettamente, con un ritmo lento ma equilibrato
- Un inno alla determinazione artistica, anche nelle situazioni più impietose
- Scelta interessante ed equilibrata su cosa mostrare e cosa no della storia
Note negative
- Storia incentrata più sul processo di preparazione del concerto che sui personaggi
- Dialoghi a tratti melensi, ma che tutto sommato si accompagnano bene con l’atmosfera generale del film