Coma (2022): gioventù del lockdown nel film di Bertrand Bonello

Condividi su

Trailer di Coma

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Wanted Cinema porta nelle sale italiane il 10, 11 e 12 luglio 2023 il film Coma, diretto dal regista di culto francese Bertrand Bonello (Zombie ChildSaint Laurent). Utilizzando una serie di tecniche miste, dal live action, al cartoon, all’animazione 3D, l’autore si immerge nell’immaginazione di una diciottenne, trasportando lo spettatore in un’affascinante dimensione ai confini tra sogno e realtà. Il film diventa a poco a poco un affresco visionario delle fantasie e paure della ragazza, confinata nello spazio della sua stanza, durante una pandemia. L’accesso al mondo “altro” è permesso grazie ai video di Patricia Coma, youtuber che la protagonista inizia a seguire rimanendo sempre più suggestionata. 

Bertrand Bonello

Come parlare ad un diciottenne al giorno d’oggi? Il film non risponde a questa domanda, certamente, ma offre alcuni punti di vista al riguardo. Volevo affrontare questioni serie e importanti ma farlo anche in un modo giocoso, perfino umoristico e spensierato, nonostante il film sia permeato della cupezza del periodo corrente. Alcuni espedienti della lavorazione, come l’animazione nel canale di Patricia Coma, mi hanno permesso di realizzare il film in modo molto libero, alternando commedia, ironia ed elementi invece più spaventosi.

L’immaginario di Bonello torna a intrigare i suoi ammiratori, con trovate visive sorprendenti e un impatto emozionale sempre forte e diretto, trascinando lo spettatore dentro l’inquadratura e dentro la mente della sua eroina. Il viaggio è incorniciato in una toccante lettera alla figlia Anna, che apre e chiude il film. Sul coming of age sospeso, in pausa forzata, di un’adolescente in lockdown (Louise Labèque, ritrovata dopo Zombi Child del 2019) si aprono come pop-up le videocall, le chat Zoom con dibattiti su serial killer, i video della enigmatica youtuber interpretata da Julia Faure e misteriose riprese di videocamere di sorveglianza, in un’alternanza continua tra sogno e verosimile e tra formati visivi diversi.

Coma è stato presentato in anteprima mondiale al Festival di Berlino 2022, dove ha vinto il premio FIPRESCI nella sezione Encounters, ed è stato presente al quarantesimo Torino Film Festival 2022.

Trama di Coma

Una teenager con un super potere speciale riesce a trascinarci all’interno dei suoi sogni, e anche dei suoi incubi. Chiusa nella sua stanza, gli unici contatti che ha con il mondo esterno sono virtuali. Inizia il suo viaggio avanti e indietro tra i sogni e la realtà, sotto la guida di una misteriosa e ambigua youtuber, Patricia Coma

Recensione di Coma

Dopo un incipit che rende omaggio all’uso del found footage (contaminazioni in sede di “montaggio “di parti filmiche e video-riprese) con voce fuori campo del narratore-regista che dedica il lungometraggio a sua figlia adolescente, vi è un cambio di voci fuori campo che introduce una delle tante zone meta/filmiche: l’animismo dei giocattoli.

Fotogramma di Coma
Fotogramma di Coma

 Il set delle bambole

La m.d.p inquadra una casa giocattolo: movimenti di macchina veri e propri (con tanto di primi e mezzi piani e inaspettate soggettive) inquadrano due pupazzi parlanti (Sharon-Scott/Ashle-Nicholas, esemplari alla “Barbie”). La stanza giocattolo è dove le battute (anche di pregio) vengono pronunciate dai pupazzi-viventi: i temi trattati variano dall’esistenzialismo, alla politica, al riscaldamento globale. Non può sfuggire il riferimento/messaggio alla claustrofobia del periodo lockdown: come se ogni afflato creativo “normale” fosse impossibile e il regista non potesse far altro che delegare la creazione ad altro, a un non umano. In modo satirico e surreale, ogni performance attoriale in sé, viene delegittimata: perfino la scena di sesso, all’interno di una sala da ballo-con lap dance, vede protagonisti i due modelli “Mattel”.

L’influencer e le sue “fughe” dal web

All’interno del suo “ricostruito” YouTube, vive la fascinosa Patricia Coma (brava Julia Faure): influencer in piena regola che prima agisce all’interno della sua doppia inquadratura (quella del regista e la sua) poi “migra” nell’inconscio della giovane protagonista e infine danza in una sala “reale”, piena di specchi. All’inizio il regista usa una ricostruzione finta di quello che può definirsi un reale digitale, per poi superare e mescolare il reale con il non -reale o immaginario. Patricia Coma sarà decontestualizzata più volte: è nel film, è fuori, o lo commenta? Cosa è reale del resto e cosa è sogno?

fotogramma di Coma (2022)
fotogramma di Coma (2022)

La zona found footage e il sogno

Uno stacco deciso (tecnica usata spesso durante il film) introduce una ripetitiva e angosciante soggettiva, resa fluida grazie all’uso della steadycam: la ragazza (Louise Labeque) si muove piangente in una non ben identificata foresta (la luce è grigio-viola). Siamo nell’inconscio della ragazza? Probabilmente sì: quella zona (che deve sembrare ripresa da una video-camera) è per colei che guarda gli eventi accadere e non può far nulla per fuggire. Luogo di incontri (due amiche, la stessa influencer, un uomo minaccioso) dove lo spettatore e chi sogna sembrano perdersi, in un gioco di rimandi.

Lo split screen e la chiamata Zoom

Un’altra modalità in uso nel film Coma è quella di far coincidere lo schermo del cellulare con l’inquadratura filmica: per uscire dall’isolamento, la protagonista chiama in Zoom le sue amiche adolescenti e sullo schermo (inquadratura filmica) le figure appaiono racchiuse in quadri. Le inquadrature della videochiamata palesemente citano lo split screen: in questo il regista rimarca il depotenziamento della funzione creativa dell’opera filmica, in epoca lockdown (si veda anche la scena della influencer, da sola in una sala di un cinema).

Una “boccata” di cinema coincide con le riprese, in esterno, della video camera di sorveglianza che definisce quattro sezioni diverse dello schermo: minacciose voci, fuori campo, si chiedono dove sia finita la ragazza, prima “inquadrata”. La videocamera-spia, si sostituisce, anche se provvisoriamente, alla macchina da presa. Una libertà di creare, sospesa.

Note di Regia

L’origine di questo film è un cortometraggio, diventato poi il prologo di Coma. Si tratta di una lettera che ho scritto a mia figlia diciottenne che stava entrando nell’età adulta. Volevo essere sia confortante sia evidenziare quanto fossi preoccupato per lei. Volevo dimostrarle quanta fiducia avessi in lei come persona, nel suo futuro e nelle sue decisioni, nonostante stessimo tutti attraversando un periodo buio, di disillusione. “Il fatto che le altre persone sognino è davvero pericoloso. I sogni sono una manifestazione di potere. Ognuno di noi può essere più o meno vittima dei sogni degli altri. Anche la donna più mite può trasformarsi in una terribile devastatrice – ma non perché lo sia spiritualmente – lo sono i suoi sogni. Fate attenzione ai sogni degli altri, potreste finirne intrappolati”. Imbattendomi in questo passaggio del filosofo francese Gilles Deleuze ho deciso di spingermi oltre la lettera e il prologo provando ad immaginare e osservare la psiche di una giovane ragazza. Il passaggio straordinario di Deleuze mi ha ispirato ad agire nel modo opposto ovvero: lasciamoci intrappolare nei sogni degli altri e vediamo che succede. Da quel punto in poi, il film è abbastanza chiaro. Parla di una giovane ragazza che passa le sue giornate sul letto – come fosse una zattera nel bel mezzo dell’oceano – che esplora i meandri più profondi di sé stessa. Il film parla del suo viaggio in luoghi a volte idilliaci e a volte bui e inquietanti. Il film parla anche della sua ossessione per i serial killer e per l’ecologia, della paura di una rottura romantica, delle sue riflessioni sulla libertà. Tutto ciò converge lentamente e gradualmente in una distorsione della realtà, che – in un certo senso – le fa osservare le cose in modo molto più chiaro (…) La ragazza proietta sé stessa in una serie di altri mondi, come fossero porte aperte all’interno della sua immaginazione. Il mondo delle bambole, del limbo, di Patricia Coma, dei cartoni animati – tutti questi rendono Coma un ibrido composto da innumerevoli elementi narrativi che, lungo il corso del film, iniziano a connettersi e a contaminarsi a vicenda. Ad esempio, le bambole iniziano a replicare scene di una sitcom e a citare tweet di Donald Trump o l’immaginario collettivo riferito ai serial killer. Questi passaggi portano la ragazza a perdere percezione rispetto a quando fosse lei o le bambole a parlare e a ragionare. Non riesce neanche a comprendere se la scomparsa di una delle sue amiche sia un fatto normale o se sia stato uno psicopatico ad ucciderla. Inizia a ritenere normale l’incontro con persone morte, e a chiedere a sé stessa domande profonde riguardo la libertà e sul fatto che un giorno potrà goderne e farne buon uso. Ognuno di questi mondi genera le proprie paure e i propri mostri, ma lascia anche spazio per creazione e incredibili possibilità. Oltre al fatto che il limbo sia il regno del libero arbitrio, è anche l’unico luogo in cui i personaggi si incontrano.La natura ibrida del film ha richiesto l’unione di più elementi diversi tra loro. Vi è infatti un mix tra tecniche di un classico liveaction e la soggettiva di una camera a mano, o ancora inquadrature di sorveglianza, cartoon, animazione 3D, materiale d’archivio e screen-sharing online – sia che siano reali o immaginate (ad esempio, il canale YouTube di Patricia Coma). Volevo che ognuno di questi mondi diventasse una mini-storia a sé e anche un commento sul mondo di oggi.  Come parlare ad un diciottenne al giorno d’oggi? Il film non risponde a questa domanda, certamente, ma offre alcuni punti di vista al riguardo. Volevo affrontare questioni serie e importanti ma farlo anche in un modo giocoso, perfino umoristico e spensierato, nonostante il film sia permeato della cupezza del periodo corrente. Alcuni espedienti della lavorazione, come l’animazione nel canale di Patricia Coma, mi hanno permesso di realizzare il film in modo molto libero, alternando commedia, ironia ed elementi invece più spaventosi. Il personaggio di Patricia Coma finisce per diventare una guida per la ragazza e in generale per lo spettatore. Ci porta infatti al cospetto del vero soggetto del film: ovvero il fatto che oggi più di ogni altro momento storico, essere liberi significa confrontarsi con le più profonde paure di ognuno di noi. Nonostante la premessa parli di sviscerare i sogni della protagonista, il film ci racconta più delle perturbazioni emotive della ragazza – generate dalla sua percezione del mondo esterno – piuttosto che di una realistica rappresentazione dei suoi sogni. Alla fine, il film ci lascia forse con una domanda finale: abbiamo ancora il diritto di sognare al giorno d’oggi?
Scena di coma (2022)
Coma (2022)

In conclusione

Coma è un film sperimentale, che si avvale di molti stili e linguaggi. Drammatico ed intenso, originale e coinvolgente, anche provocatorio, ha l’intento di generale una riflessione sullo stato del Cinema.

Note positive

  • Regia
  • Sceneggiatura

Note negative

  • Montaggio non fluido
Condividi su

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.