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The Visitor
Titolo originale: The Visitor
Anno: 2024
Nazione: Regno Unito
Genere: Commedia
Casa di produzione: a/political
Distribuzione internazionale: Best Friend Forever Sales
Durata: 101’
Regia: Bruce LaBruce
Sceneggiatura: Bruce LaBruce, Alex Babboni, Victor Fraga
Fotografia: Jack Hamilton
Montaggio: Judy Landkammer
Musiche: Hannah Holland
Costumi: Ema Popaya
Scenografia: Lily Caccia
Attori: Bishop Black, Macklin Kowal, Amy Kingsmill, Kurtis Lincoln, Ray Filar, Luca Federici
Trailer di The Visitor
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
The Visitor è il nuovo film del regista canadese Bruce LaBruce, conosciuto per i suoi film sempre oltre i limiti imposti dal mainstream. Fra i suoi lavori, Gerontophilia (2013) e una serie di film pornografici realizzati insieme a Erika Lust, regista svedese femminista.
The Visitor è presentato alla Berlinale 2024 nella sezione Panorama e verrà proiettato, in anteprima internazionale, il 17 febbraio. Il protagonista, Bishop Black, ha già lavorato con LaBruce in alcuni suoi film a luci rosse. La pellicola è prodotta da a-political e distribuito dalla belga Best Friend Forever Sales.
Trama di The Visitor
The Visitor è un film britannico che si ispira dichiaratamente al film Teorema (1968) di Pier Paolo Pasolini. La trama segue un enigmatico personaggio conosciuto come “il visitatore”, un rifugiato che arriva a casa di una famiglia dell’alta borghesia e seduce uno dopo l’altro tutti i membri della famiglia. Quando se ne va improvvisamente, lascia dietro di sé un vuoto che gli altri cercano di compensare in modi diversi.
Recensione di The Visitor
Il film del regista canadese Bruce LaBruce fa parte di ciò che possiamo definire opera che va oltre il cinema di narrazione, un prodotto che sarebbe stato bene in qualsiasi mostra di arte visuale dove il racconto è semplicemente la scusante per mettere in scena una idea. Del resto, l’autore ci ha già abituato alla sua non convenzionalità, sia per argomenti trattati che per modalità di rappresentazione.
LaBruce utilizza il mezzo cinematografico come un pittore usa pennelli e colori, connotando fortemente il messaggio alla politica. In The Visitor, il regista afferma di aver usato come traccia il film Teorema di Pier Paolo Pasolini ma in realtà va ben oltre. Pasolini è decisamente fonte d’ispirazione, e non solo per ‘aspetto seduttivo del visitatore, quanto per ciò che viene messo in pellicola: sesso, onanismo, coprofilia sono solo alcuni degli aspetti che ci riportano al famoso Salò o le 120 giornate di Sodoma (1976) del maestro felsineo.
Una struttura piena di richiami e stilemi
Oltre a Pasolini, possiamo trovare cenni di Rainer Werner Fassbinder, nella modalità rappresentativa, e di Derek Jarman, negli eccessi non solo cromatici ma anche interpretativi. Si può ritrovare anche Luis Buñuel e a Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, nella concezione di uso della colorazione o della musica, effetti distonici che fanno della pellicola qualche cosa che va oltre il semplice racconto.
Il regista canadese si è sempre dichiarato portatore di messaggi fortemente politici e rappresentativi del mondo queer, arrivando ad usare spesso l’esasperazione. Le scene di sesso esplicito vengono proposte come fonte di eccitazione consapevole di un messaggio che va oltre l’ordinaria raffigurazione.
The Visitor parte con un visitatore, che esce da una valigia portata presumibilmente dal mare. Come lui, tante altre sue copie, che vanno poi a cercare di integrarsi nella quotidianità della frenesia cittadina. Una volontà che passa inevitabilmente anche per la seduzione, una intenzione di rafforzare con l’eros la presa di possesso del nuovo ambiente, in maniera alienante ma ineluttabile per la sopravvivenza.
Bruce LaBruce a AnOther Mag
Molto spesso, parte della mia metodologia è queerare testi che hanno un sottotesto omosessuale, e poi lo faccio emergere e lo esagero. In modo simile, faccio anche la pornografia. Quindi è lo stesso tipo di idea, e quindi combinare i due.
La debolezza rappresentativa legata al secolo scorso
Il film di Pasolini, in realtà, ha poco a che vedere con questa rappresentazione che mostra, purtroppo, diversi limiti. Questi risultano ancora più evidenti se si vuole connotare socialmente e politicamente il film. In The Visitor manca tutto l’aspetto della seduzione, splendidamente incarnata da un meraviglioso Terence Stamp, per lasciare spazio alla prestazione sessuale di Bishop Black, attore che lo stesso LaBruce ha già usato per film pornografici.
La messa in scena dell’autore è oramai anacronistica e soprattutto piena zeppa di quegli stereotipi che, in realtà, LaBruce vorrebbe combattere. A partire dall’uomo nero che deve essere raffigurazione della possente sessualità e della rudezza, cosa vista e rivista in molti film dai tempi di Mandingo (1975) in poi. Nel 2024 ci si aspetterebbe una aderenza alla realtà più efficace, come ricondurre la sfera erotica magari a un tratto somatico diverso.
Anche l’uso del sesso come mezzo per sconvolgere lo spettatore è oramai obsoleto: ai tempi dei social, con Onlyfans che impera e con piattaforme online, la pornografia è diventata accessibile a chiunque. Inoltre, ci sono film che usano l’esplicitazione sessuale per dare un vigore stilistico più significativo rispetto a quello di LaBruce: Shortbus – Dove tutto è permesso (2006) o Lo sconosciuto del lago (2013) o Théo et Hugo dans le même bateau (2016) sono solo degli esempi.
Bruce LaBruce
Mi riferisco […] all’idea che il porno sia considerato essere questa fantasia di sesso perfetto […] come possiamo lasciarci sedurre e come può essere usato come propaganda. Perché funziona davvero sul subconscio. Vedo il porno come un subconscio collettivo.
La lotta boomer alla omonormatività
Nemmeno la tematica queer viene riportata alla modernità, dove oramai si è arrivati alla fluidità oltrepassando le etichette usate negli anni Settanta. L’autore nordamericano rimane legato alla tradizione che potrebbe avere un senso se volesse andare contro ciò che molti ritengono sia diventato un pensiero omonormato, ma non è così.
Bruce LaBruce vuole portare avanti una lotta rimanendo ancorato al secolo scorso e non affrontando le nuove problematicità, politiche ed esistenziali sia del mondo queer che della interculturalità. La lotta alla classe di potere, dominata dal sesso, o i continui richiami al consumismo da combattere non sono originali e richiamano cliché già noti. Ciò rende il suo lavoro sicuramente una rappresentazione artistica degna, soprattutto per i richiami, ma poco originale, per nulla sconvolgente e soprattutto antica, che richiama i suoi esordi ma che è poco attinente all’oggi.
In conclusione
I nostalgici della storia queer piuttosto che della storia del cinema devono assolutamente vedere questa opera, che diventa una raccolta di stili e pensieri, artistici e politici. Non è un film che va visto per la trama bensì per un momento estetico, anche se la sua durata non stimola tale contemplazione.
Note positive
- Per gli amanti dell’arte
Note negative
- Narrazione confusa
- Durata troppo lunga