They talk (2021): misteri incomprensibili dall’oltretomba

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They talk

Titolo originale: They talk

Anno: 2021

Paese: Italia

Genere: Horror, Thriller

Produzione: Bartlebyfilm, Pfa Films con Vision Distribution, Fondazione Calabria Film Commission

Distribuzione: Vision Distribution

Durata: 90 min.

Regia: Giorgio Bruno

Sceneggiatura: Vinicio Canton, Stefano Ceccarelli

Fotografia: Rocco Marra

Montaggio: Angelo D’Agata

Musiche: Vincenzo Giannelli

Attori: Jonathan Tufvesson, Rocio Munoz Morales, Sydney White, Margaux Billard, Hal Yamanouchi, Aaron Stielstra, Aciel Martinez Pol, Ludovico Benedetti, Stefania Montesolaro

Trailer ufficiale di They talk

Arriva al cinema dal 28 luglio They talk, il nuovo lungometraggio horror girato nella Sila calabrese e diretto da Giorgio Bruno. Appassionato del genere del brivido fin dagli albori della sua carriera, il regista siciliano si mette alla prova confezionando un film che richiama i vecchi maestri del cinema horror/thriller con un progetto presentato al festival di Cannes che però si rivela un po’ troppo ambizioso.

Trama di They talk

Alex è un tecnico del suono che assieme alla sua troupe sta girando un documentario nella cittadina di Twin Lakes. In fase di produzione si accorge però di aver registrato degli strani suoni, delle voci inquietanti che pronunciano il suo nome e delle quali non riesce a capire la provenienza. Da quel momento inizieranno ad accadere fatti paranormali e spaventosi e una persona con cui condivide fin dall’infanzia un terribile segreto tornerà dal suo passato per metterlo in guardia da qualcosa o da qualcuno. O sarà proprio questa la persona da cui Alex dovrà guardarsi le spalle?

Jonathan Tufvesson è Ale
Jonathan Tufvesson è Ale

Recensione di They talk

Già rodato nel genere horror, Giorgio Bruno ha fatto il suo ingresso nel cinema del brivido con altri lungometraggi quali Unrated- Senza censura (2007) e Nero infinito (2013) e data l’esperienza nel campo può permettersi di osare un po’ di più rispetto al panorama dell’horror italiano che lo circonda. Gli amanti del genere horror ritroveranno in They talk molte strizzate d’occhio ai maestri del passato: dalla sequenza iniziale ambientata nel cimitero tanto caro a Lucio Fulci, alla sperduta cittadina di Twin Lakes, che con tanto di cartello di benvenuto accoglie i protagonisti intenti a girare il documentario e che richiama volutamente la celeberrima Twin Peaks di David Lynch.

Così come non esiste il paesino di montagna in cui è stata uccisa Laura Palmer, fittizia è anche la Twin Lakes di They talk: nonostante la storia sia ambientata in America per renderla – a detta del regista – più credibile, le montagne e le foreste innevate in cui Alex sente le voci per la prima volta sono quelle dell’altopiano della Sila. Il vero punto di forza di They talk infatti è proprio la location in cui i protagonisti sono immersi: il panorama è ciò che nel film mozza davvero il fiato, forse anche di più delle scene di maggior suspense, e con una scenografia del genere anche realizzare una fotografia coinvolgente e degna di nota diventa molto più facile. Questo senza nulla togliere all’ottimo lavoro di Rocco Marra, che cura sapientemente e dettagliatamente delle inquadrature che riescono a far immergere lo spettatore nelle atmosfere più cupe del film.

Nonostante le bellissime immagini, They talk è un horror che punta tutto sul suono: è l’udito il senso a essere maggiormente stimolato e per questa ragione la pellicola può essere inserita in quel sottogenere che prende il nome di cinema dei sensi. E se valida, anche se usatissima, è l’idea d’inserire le voci dall’oltretomba, altrettanto buona è l’idea d’incrociare e alternare presente e passato così da far svelare il mistero man mano che passano i minuti. Buona anche se non pienamente riuscita, dato che alcuni flashback purtroppo servono solo a confondere ancora di più lo spettatore, che si aspetta una soluzione finale ma che invece rischia di uscire dalla sala con più domande rispetto a quando ci è entrato.

È proprio questo che in They talk non funziona, o funziona poco: la sceneggiatura lascia a desiderare e sono troppi gli interrogativi rimasti aperti e che danno la sensazione che nella trama manchi qualcosa, i pezzi del puzzle che forse avrebbero chiarificato di più il mistero che si nasconde dietro alle parole incomprensibili udite da Alex. E quando lo stesso Alex, alla fine del film, chiede al demone “Perché proprio io?” e questo risponde dicendo che non a tutto c’è una risposta, lo spettatore si sente un po’ spaesato, come se fosse venuto meno quell’antico patto di fiducia che lo lega all’autore. Altra nota dolente è il doppiaggio, che non esalta per niente l’interpretazione del cast multietnico che comunque fa un buon lavoro e si dimostra affiatato, considerando soprattutto che la recitazione è avvenuta tutta in inglese, anche per i non madrelingua.

In conclusione

Anche se con alcune pecche poco trascurabili, They talk riesce comunque a far trasparire tutto l’impegno e la passione che il regista dimostra verso il cinema horror e a far trascorrere un’ora e mezzo tutto sommato piacevole.

NOTE POSITIVE

  • Fotografia
  • Panorami mozzafiato della Sila
  • Il regista si dimostra grande appassionato e conoscitore del genere horror.

NOTE NEGATIVE

  • Buchi nella trama
  • Doppiaggio
  • Il finale lascia adito a molteplici interpretazioni ma solo perché sono troppe le domande senza risposta.
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