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Utama – Le terre dimenticate
Titolo originale: Utama
Anno: 2022
Nazione: Bolivia, Uruguay, Francia
Genere: drammatico
Casa di produzione: Alma Films
Distribuzione italiana: Officine UBU
Durata: 87 minuti
Regia: Alejandro Loayza Grisi
Sceneggiatura: Alejandro Loayza Grisi
Fotografia: Barbara Alvarez
Montaggio: Fernando Epstein
Musiche: –
Attori: José Calcina, Luisa Quispe, Candelaria Quispe, Placide Ali, Félix Ticona, Santos Choque, René Calcina, René Pérez, Jorge Yucra Nogales, Juan Carlos Calcina
Utama – Le terre dimenticate, la pluripremiata opera prima di Alejandro Loayza-Grisi, è nei cinema italiani da giovedì 20 ottobre con Officine UBU. Il film offre uno sguardo inedito e suggestivo tra le terre aspre e remote della Bolivia e vede protagonista una famiglia Quechua alle prese con il dramma della siccità nella spettacolare cornice dell’altopiano sudamericano, a più di 3.500 metri sul livello del mare. Dopo essersi aggiudicato il prestigioso Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival 2022 e il Premio del pubblico al Festival del Cinema Spagnolo e Latinoamericano XV Edizione, UTAMA – Le terre dimenticate rappresenterà la Bolivia agli Oscar 2023.
Il film, diretto dal giovane regista boliviano, è ambientato in uno dei territori più esposti e vulnerabili ai cambiamenti climatici e racconta il costo umano di questo cambiamento attraverso la storia dei suoi protagonisti, voci di una coscienza perduta e di una saggezza che raramente viene ascoltata. “Gli sconfinati paesaggi, le riflessioni e i ritratti che mettono in risalto gli sguardi profondi dei personaggi sono i miei strumenti per raccontare una storia che interroga profondamente le questioni sociali, ambientali e umane in questi tempi di cambiamento” dichiara Loayza-Grisi tra i primi registi a portare sul grande schermo il fascino e la crudezza di una terra poco rappresentata, quasi dimenticata.
Trama di Utama – Le terre dimenticate
La coppia di anziani Virginio e Sisa non vogliono abbandonare la loro terra sull’ altopiano Boliviano e scelgono di lottare contro la piaga della siccità, mettendo a rischio la propria sopravvivenza; al loro fianco resterà il nipote Clever, simbolo di continuità tra gli antichi avi e il futuro.

Recensione di Utama – Le terre dimenticate
Nella lingua quechua Utama, vuol dire la nostra casa, ovvero quella terra natìa dove il senso di appartenenza viene da lontano. Quella dell’altopiano boliviano è terra amata e al contempo immensamente arida, priva d’acqua per i suoi abitanti. Eppure Virginio, non vuole abbandonarla per trasferirsi in città. Suo nipote Clever e sua moglie, l’adorata Sisa, sono molto in ansia, per lui. La malattia di Virginio, si materializza attraverso il sonoro di un respiro affannoso che si protrae lungamente, quasi a dettare un ritmo angosciante, una lotta contro il tempo. I primissimi piani, intensi, dei due anziani e del giovane nipote, fanno da contrappunto alla macchina da presa che si pone lontano dalla vastità meditativa della natura, nelle splendide inquadrature in campo largo: la carovana di lama passa e Virginio perde un suo animale, si inginocchia, lo solleva sulle spalle e cerca per lui una pozza d’acqua. Immagine potente ed evocativa, dove l’umano restituisce la sacralità della vita al centro del mondo. Di fronte alle panoramiche di sublime bellezza (una direzione della una fotografia adamantina,n.dR.)ci si dimentica dei luoghi della lontana città, di cui si parla neanche più. Luoghi del corpo dello spirito che hanno abbandonato la pratica essenziale del prendersi cura. Questa è una delle funzioni del film: ritornare a prendersi cura di noi, “purificandoci”.
Temi
Nel film Utama la povertà estrema viene vissuta dai protagonisti con fiera nobiltà e la solitudine non resiste neanche dopo la morte, perché la terra e gli animali sono il proseguimento sociale oltre la vita del capofamiglia. Virgilio, per evocare un aiuto ultra-terreno, contro la siccità, va sulla montagna assieme ai suoi conterranei
del villaggio. Sequenze quelle di grande bellezza, dove il regista è sempre lirico nel documentare quelle assemblee, pur nella drammaticità. Il film Utama, metà documento e metà narrazione, è potente e delicato, dove, ad esempio, gli animali non sono sovraesposti, il loro sacrificio ha un’alta funzione rituale, e non viene
rappresentata, se non simbolicamente, come avveniva nelle rappresentazioni della tragedia antica. I movimenti della cinepresa sono rispettosi della vita e della sua intimità: all’interno dell’umilissima abitazione di Virginio e Sisa, il tempo sembra
fermarsi. I ritmi sono a volte molto lenti, ma non è una lentezza fine a se stessa, bensì un’andatura alla quale non siamo più abituati. La bravura del regista è quella di far parlare i protagonisti-attori, nella loro sede naturale, con una trama essenziale, ma incisiva.

In conclusione
Siamo allora noi che dovremmo ri-entrare nella nostra terra? Un film che sfugge a una collocazione di genere e vederlo fa bene agli occhi, all’anima.
Note positive
- Le prove attoriali
- La regia
- L’uso di un tono delicato
Note negative
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