Vampir (2021): la Serbia come terra di vampiri al TSFF 2021

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Vampir 2021 locandina

I contenuti dell'articolo:

Vampir

Titolo originale: Vampir

Anno: 2021

Paese: Serbia, Germania, Regno Unito

Genere: Horror

Produzione: Red Marked, Films Vickermann Films, Dinaric Alps Productions

Distribuzione:

Durata: 95 minuti

Regia: Branko Tomovic

Sceneggiatura: Branko Tomovic

Fotografia: Heath McWatts

Montaggio: Abolfazl Talooni

Musiche: Mark Ashworth

Attori: Branko Tomovic, Gorica Regodic, Eva Ras, Joakim Tasic, Judith George, Nemanja Bajic

Trailer originale di Vampir

Dopo essere stato presentato al di fuori di ogni selezione ufficiale di Cannes e al Sitges, il film horror indipendente di Branko Tomovic, arriva in Italia direttamente all’interno della sezione Méliès Competition della 21° edizione del Trieste Science+Fiction Festival, in cui è stato possibile vederlo sia in modalità online, grazie a MyMovies, che in quella classica della sala cinematografica nella giornata di Halloween, ovvero il 31 ottobre 2021.

Trama di Vampir

Dopo aver assistito a un omicidio e temendo per la propria incolumità, il londinese di origine Serba per via paterna, Arnaut, si trasferisce in un piccolo villaggio rurale della Serbia centrale dove trova lavoro come guardia di un cimitero locale, vittima di numerosi atti vandalici da parte di alcuni zingari. Ben presto però l’uomo incomincia ad avere delle visioni (o incubi?) fino a iniziare a sospettare gli abitanti del paese che dimostrano verso di lui una strana e inquietante gentilezza.

Recensione di Vampir

Una storia di vampiri ambientata in Serbia, in tempi moderni, ma basata sui casi di tre vampiri avvenuti in Serbia, all’inizio del 17000. Il film si ispira a questi miti, superstizioni, ed elementi di folklore. Ho sviluppato tutto attorno a questi elementi.

Branko Tomovic

Nel 1987 usci l’opera letteraria Dracula di Bram Stoker, del vampiro che viveva in un castello all’interno della terra rocciosa della Transilvania,la regione della Romania, poco dopo venne realizzata una sua trasposizioni cinematografica non accreditata: Nosferatu del 1922 per la regia del cineasta espressionista Friedrich Wilhelm Murnau. Grazie al successo ottenuto dai due prodotti si è incominciato a scrivere le future narrazioni sui vampiri basandosi sul libro dell’orrore di Bram Stoker, che divenne una sorta di bibbia del genere, stabilendo le regole del mondo vampiresco. In pochi sanno però che quella di Stoker è una delle tante versioni e che la mitologia dei Vampiri non è nata assolutamente in Romania, ma come rimarca più volte l’attore – regista Branko Tomovic: “la Serbia è il paese di origine dei vampiri“, anche se in realtà le origini risalgono ai tempi antichi.

La pellicola horror Vampir si rifà a degli eventi di cronaca avvenuti in Serbia sul finire del diciottesimo secolo, come quella su Arnaut Pavie, fatti che hanno alimentato miti folkloristici sulla figura del vampiro, leggende profondamente divergenti da quelle usate per la costruzioni di Dracula, tanto che i vampiri di Stoker risultano piuttosto divergenti da quelli di Tomovic, che si avvicinano maggiormente a quel filone cinematografico contemporaneo che vede come esponenti il Wampyr di George A. Romero e The Transfiguration” di Michael O’Shea e Wampyr di George A. Romero.

Il regista/attore/sceneggiatore per creare il suo Vampir non ricerca un tempo storico passato ma decide di sfruttare il presente per ricreare una storia di superstizione popolare e di folklore attuale e allo stesso tempo dal sapore retro, di un mondo ormai svanito. Al centro della vicenda troviamo Arnaut, da lui interpretato, e che richiama sotto molteplici aspetti proprio Branko Tomovic, tanto che asserire che Arnaut sia il suo alter ego cinematografico non è del tutto errato, poiché entrambi sono di origine serba e hanno trascorso gran parte della loro vita lontani dalla loro patria tanto che la loro infanzia è stata svolta nella Germania degli anni’70. La stessa location riprende e parla della vita intima dell’attore, dato che l’intero film è stato girato nel villaggio di Rujišnik, in una località intorno a Trstenik, dove vive la sua famiglia.

Sono cresciuto in Germania, ma da bambino andavo in quel villaggio, a Rujišnik, d’estate. Ora i miei genitori vivono nuovamente qui e non più in Germania. Anche mio Nonno è tornato in Serbia alcuni anni fa e ha costruito questa casa in cui abbiamo girato, difronte al cimitero alla fine del villaggio. Qui lo scenario è sbalorditivo e le gente del posto è stata estremamente gentile e disponibile.

Branko Tomovic

Indubbiamente lo scenario serbo del villaggio rurale di Rujišnik, dall’aspetto povero e dai connotati piuttosto folkloristici, come ad esempio la stupenda chiesa con i suoi molteplici dipinti religiosi o il terreno arrido dove sembra che niente sia in grado di crescere, dona un aspetto inquietante alla storia, sensazione aumentata anche dalla fotografia che sfrutta una tonalità di colori spenti tra il grigio e marrone. In Vampir abbiamo un approccio minimalista alla narrazione dove non conta tanto l’introspezione sul personaggio o i dialoghi, basati su un incomunicazione linguistica che marcano come Arnaut non faccia parte di quelle tradizioni popolari, ma il tutto è rivolto alla ricerca di un atmosfera onirica e oscura in grado di scuotere l’inconscio. Il cineasta riesce in ciò soltanto in alcuni momenti, esclusivamente in quelli più sanguinosi in cui troviamo scene memorabili e una formidabile interpretazione di Eva Ras, attrice famossima in Serbia che dopo 60 anni di carriera realizza la sua prima performance in un film horror incarnando la “madre” dei vampiri del villaggio. In queste scene va apprezzata sia la fotografia che la pregevole fattura tecnica, poichè se nella regia si denota la mancanza di budget (ma anche di idee), il trucco e i costumi risultano ben fatti.

Il vero tallone d’achille di Vampir però è tutto il primo atto essenzialmente troppo lungo ma è evidente anche un incapacità registica e di montaggio nel crerare un ritmo in grado di donare pathos e inquietudine alla vicenda, elementi che nella sceneggiatura sono presenti, sia nella scena del prete che nei sogni terrificanti. Il lungometraggio però tende a non far leva sui suoi punti di forza registicamente tanto che alla fine non si prova nè paura né inquietudine ma ci ritroviamo davanti ad una storia superificiale e fin troppo misteriosa, nel senso negativo, poichè la storia non giunge allo spettatore che rimane apatico per tutta la visione, anche a causa di Branko Tomovic, il quale non dona se non nell’espressione finale e in qualche istante, una interpretazione degna di nota.

In conclusione, l’opera prima dell’attore Serbo risulta riuscita solo per un terzo, proprio a causa del fatto che alla fine la storia ricerca troppo l’elemento del mistero e dell’onorevole dimenticandosi sia la costruzione del personaggio sia il senso del film, perché alla fine dobbiamo porci una domenda: Cosa voleva raccontare questa storia?

Note positive

  • Location
  • Fortografia
  • Trucco

Note negative

  • Regia
  • Interpretazione di Brando Tomovic
  • La storia non arriva a livello emotivo
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