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What Do We See When We Look at the Sky?
Titolo originale: Ras vkhedavt, rodesac cas vukurebt?
Anno: 2021
Genere: drammatico
Distribuzione: Mubi
Durata: 171 min
Regia: Alexandre Koberidze
Sceneggiatura: Alexandre Koberidze
Fotografia: Faraz Fesharaki
Montaggio: Alexandre Koberidze
Musiche: Giorgi Koberidze
Attori: Giorgi Ambroladze, Oliko Barbakadze, Giorgi Bochorishvili, Irina Chelidze, Ani Karseladze, Vakhtang Panchulidze
Trama di What Do We See When We Look at the Sky?
Georgia, estate dei mondiali. Lisa e Giorgi si incontrano per caso davanti a una scuola, si innamorano e si danno appuntamento per il giorno dopo: durante la notte, una maledizione trasforma il loro aspetto e i due non sono più in grado di riconoscersi.
Recensione di What Do We See When We Look at the Sky?
Presentato a Pesaro e accolto con grande entusiasmo dalla critica, What Do We See When We Look at the Sky? (in italiano Cosa vediamo quando guardiamo il cielo?) è il secondo lungometraggio del georgiano Alexandre Koberidze, regista ma anche sceneggiatore e montatore del film. Ambientato durante l’estate dei mondiali, in un anno apparentemente realistico ma di fatto utopico – l’Argentina, vincitrice della coppa, non ha infatti mai raggiunto questo traguardo – e in un contesto al tempo stesso quotidiano e sognante, l’opera di Koberidze si concentra su una storia d’amore che però non è destinata a compiersi nello spazio della narrazione.

Giorgi e Lisa, infatti, dopo essersi incontrati e innamorati a prima vista, cadono misteriosamente vittime di una maledizione che tramuta il loro aspetto in quello di due estranei, impossibilitati quindi a riconoscersi nel momento dell’appuntamento che avevano fissato. Il regista, presente nel film come godardiana voce narrante, rifiuta di risolvere lo sconcerto dello spettatore, e ai suoi dubbi risponde confermando l’assurdità e l’incomprensibilità di quanto accaduto. Quello che Koberidze desidera mettere in scena, tramite un espediente apertamente surreale, è infatti la realtà quotidiana, in tutta la sua banalità e la sua magia.

Nell’opera, che presenta tempistiche estremamente dilatate, oggetti e creature viventi, ambienti e situazioni dipingono una splendida tela di colori, fotografati in modo superbo e ripresi con dimessa eleganza.Il regista non separa la vicenda dei due protagonisti da uno sfondo poetico nella sua quotidianità, fatto di bambini che giocano a calcio e piccole tradizioni locali, in cui gli animali e la natura stessa sono posti sullo stesso piano di avvenimenti e persone: il vero protagonista del film, evocato nel titolo e motore del malinteso che separa i due innamorati, oltre che statuto essenziale del cinema, è quindi lo sguardo.
Note positive
- Comparto tecnico e regia in particolare
- Poesia della narrazione
Note negative
- Tempi eccessivamente dilatati