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A Scanner Darkly – Un oscuro scrutare
Titolo originale: A Scanner Darkly
Anno: 2006
Paese: Stati Uniti d’America
Genere: Fantascienza / Drammatico / Thriller
Produzione: Thousand Words
Prodotto da: Steven Soderbergh, George Clooney
Distribuzione: Warner Bros.
Durata: 1 hr 45 min (105 min)
Regia: Richard Linklater
Sceneggiatura: Richard Linklater
Fotografia: Shane F. Kelly
Montaggio: Sandra Adair
Musiche: Graham Reinolds
Attori: Keanu Reeves, Winona Ryder, Robert Downey Jr., Woody Harrelson, Rory Cochrane
Trama di A Scanner Darkly – Un oscuro scrutare
Qualunque cosa sia, quella che sta osservando non è umana. Non è come gli occhi scuri della piccola Donna e non batte mai le ciglia. Che cosa vede uno scanner? Vede dentro la testa… vede dentro il cuore… vede dentro di me… dentro di noi. Vede in modo chiaro o oscuro? Spero che veda in modo chiaro perché io non riesco più a vedere dentro di me. Io vedo solo tenebre. Spero per il bene di tutti che gli scanner vedano meglio. Perché se lo scanner vede solo in modo oscuro così come me allora sono dannato, dannato per sempre. E in questo modo finiremmo per morire tutti. Conoscendo poco o niente, e su quel poco che conosceremo ci saremmo anche sbagliati.
CIT. BOB ARCTOR (KEANU REEVES)
Da un romanzo di Philip K. Dick, autore di Blade Runner. In una assolata ma inquietante California di un futuro prossimo si sta diffondendo la piaga della Sostanza M, una pericolosissima droga anfetaminica. Bob Arctor (Keanu Reeves) è uno spacciatore che trascorre le giornate in una sgangherata casa assieme agli amici tossici Jim (Robert Downey Jr.), Ernie (Woody Harrelson) e all’amante Donna (Winona Ryder), all’insegna di elucubrazioni filosofiche senza capo né coda e disavventure tragicomiche.
Gli inquilini non sospettano neanche lontanamente che Bob sia in realtà un infiltrato della narcotici, ma ormai doppia vita e psiche dell’uomo sono irrimediabilmente compromesse dalla crescente assunzione della Sostanza M, causa della sua schizofrenia e di surreali allucinazioni.

Recensione di A Scanner Darkly – Un oscuro scrutare
La sostanza M sta per mutismo, miseria e mancanza. La mancanza degli amici che vi abbandonano e che voi abbandonate. Tutti abbandonano tutti. Isolamento, solitudine, odio, sospetto reciproco. M sta infine per morte, una lenta morte, dalla testa in giù…
CIT. BOB ARCTOR (KEANU REEVES)
Richard Linklater è un regista così bravo da poter passare con disinvoltura dal film per ragazzi (School of Rock) all’intimismo di Boyhood, e arrivare sempre e comunque al cuore del pubblico. In mezzo ai due titoli appena citati, la filmografia del regista americano presenta una piccola perla anomala, A Scanner Darkly, ispirata con non poche libertà al romanzo omonimo di Philip K. Dick e interpretata da un cast straordinario che mette insieme Keanu Reeves (Matrix), Winona Ryder (Stranger Things), Robert Downey Jr. (Iron Man) e Woody Harrelson (La sottile linea rossa).
La vera particolarità del film non si trova solo nella reunion di alcuni dei più grandi talenti americani dei nostri tempi, ma soprattutto nella riproposizione della particolare tecnica nota con il nome di “rotoscopio”, sperimentata per la prima volta dalla Disney, usata in maniera più massiccia da Ralph Bakshi nella sua orribile trasposizione animata del Signore degli Anelli, e impiegata dallo stesso Linklater in un altro suo sottovalutato film precedente, Waking Life. In sostanza, il rotoscopio consiste nel ricalcare in post-produzione un girato live action, con l’ausilio dell’animazione grafica; in A Scanner Darkly tutto ciò contribuisce a un’estetica onirica straniante, in linea con il tema narcotico affrontato dal regista.

Analisi di A Scanner Darkly – Un oscuro scrutare
Io ho visto la morte sorgere dalla terra, dalla superficie della terra, in un unico gambo azzurro. Un regalo per i miei amici, a ringraziamento.
CIT. BOB ARCTOR (KEANU REEVES)
Il film di Linklater offre un ritratto molto realistico della tossicodipendenza, e immerge lo spettatore in un mondo futuribile fin troppo plausibile e attaccato al reale; questa lontananza dall’estetica barocca del cyberpunk rende la visione globale, se possibile, anche più inquietante della distopia di Blade Runner. Poiché il punto di vista della vicenda è proprio quello di chi assume sostanze stupefacenti, il look “cartoonesco” dato dal rotoscopio e il fatto che i personaggi siano perennemente intrippati producono un effetto allucinatorio che si sposa perfettamente con il feticcio dickiano per l’alterazione delle percezioni. I protagonisti si ritrovano a filosofeggiare su discorsi spesso futilissimi, e la Sostanza M prende piede nelle loro vite conseguendone la perdita del contatto sia con la realtà che con le proprie identità. Pur con le dovute virate grottesche delle allucinazioni o delle situazioni assurde vissute da Bob Arctor e compagni, le sensazioni primarie sono quasi sempre divertimento perverso e inquietudine.
Gli interpreti non hanno alcuna difficoltà ad amplificare gli stati mentali dei propri personaggi, ormai incapaci di distinguere il bene dal male o il reale dall’allucinazione, e Linklater sta molto attento alla loro introspezione con un taglio registico sobrio ma rigoroso, dove primo piano e inquadrature strettissime regnano sovrane per avvicinare gli spettatori alla psiche bruciata dei protagonisti. Lo squallido sfondo di una California la cui popolazione è composta per il 20% da tossicodipendenti completa il quadro di un film duro e cinico come il suo finale, sospeso e poco consolatorio, nel pieno stile del miglior Philip K. Dick.

NOTE POSITIVE
- Lo straniante stile grafico.
- L’ottima sceneggiatura.
- La recitazione.
NOTE NEGATIVE
- La peculiarità estetica può straniare alcuni spettatori.