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Bardo
Titolo originale: Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades
Anno: 2022
Nazione: Messico
Genere: Drammatico, commedia
Casa di produzione: Iconoclast, Lyly Films
Distribuzione italiana: Netflix
Durata: 174 min (2h e 54)
Regia: Alejandro González Iñárritu
Sceneggiatura: Alejandro González Iñárritu, Nicolás Giacobone
Fotografia: Darius Khondji
Montaggio: Alejandro González Iñárritu
Musiche: Alejandro González Iñárritu, Bryce Dessner
Attori: Daniel Giménez Cacho, Griselda Siciliani, Ximena Lamadrid, Íker Sánchez Solano
Presentato in anteprima mondiale alla 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, Bardo: falsa crónica de unas cuantas verdades è il film del Premio oscar Alejandro González Iñárritu, che dopo sette anni di distanza, l’ultima volta nel 2015 con Revenant, torna a stupire il pubblico di tutto il mondo con un film di grande impatto visivo, e allo stesso tempo pregno di originalità e personalità. Un racconto quasi autobiografico, che racconta di come il successo lavorativo, personale ed economico sia un arma a doppio taglio, e porti con se dei grossi fardelli.

Trama di Bardo
Silverio Gama è un ex giornalista messicano che da molti anni si è approcciato al mondo documentaristico. Nel corso della sua carriera egli è riuscito a realizzare opere di grande successo, tanto che sta per essere insignito di uno dei più importanti riconoscimenti statunitensi. Silverio dovrà fare i conti con una forte crisi esistenziale, che lo porterà a guardarsi indietro, fare i conti con la propria identità, le relazioni famigliari costruite e la follia dei suoi ricordi.
La recensione di Bardo
Bardo è un film atipico, in molti aspetti differente dai lavori precedenti d’Iñárritu. Se da un punto di vista tecnico, esso segue lo stile tipico del regista, caratterizzato da lunghi piani sequenza, campi lunghissimi e fotografia coinvolgente, il soggetto si distacca molto da quanto visto in precedenza. La pellicola è essenzialmente un film onirico dallo spunto autobiografico, una sorta di Otto e mezzo messicano che racconta la crisi di un artista sessantenne all’apice della propria carriera, un uomo che sente il peso di questo successo che lo ha allontanato dalla famiglia e dalla propria terra d’origine.
Il lungometraggio è caratterizzato da numerose scene oniriche, molte sono fin grottesche per quanto fuori dalle righe, che si alternano a stralci di vita quotidiana. I rapporti di Silverio con i due figli, la moglie e gli amici descrivono bene l’animo di un uomo stanco, che ha ormai perso se stesso per lasciare il segno in un mondo che è comunque sempre pronto a puntargli il dito contro. Un film che è un viaggio dentro se stessi, con il quale il regista tratta molte tematiche importanti quali la famiglia, l’inesorabile passare del tempo e il velenoso ma altrettanto piacevole successo. Verso il finale vi è poi spazio anche per affrontare il tema razzismo, una piaga attuale che sembra non risparmiare nessuno, neanche le personalità di successo.
Il cast è anch’esso in ottima forma, sia il protagonista che i comprimari regalano delle ottime performance, e la mano di una direzione attenta e precisa si nota lungo tutta la durata del lungometraggio. Uno dei problemi del film è però il ritmo. Questo risulta molto lento, non adatto a un pubblico generalista che raramente si approccia a film autoriali di questo tipo.

In Conclusione
Si consiglia la visione di Bardo: falsa crónica de unas cuantas verdades, un film tecnicamente ben realizzato, ricco anche sotto l’aspetto riflessivo, un racconto reale sull’uomo e l’età che avanza e i dubbi che essa porta.
Note positive
- Regia
- Comparto tecnico generale
- Tematiche trattate
- Le interpretazioni attoriali
Note negative
- Il ritmo in alcuni momenti è molto lento, e in generale le quasi tre ore del film si fanno sentire
- Non è un film adatto a tutti, il regista non è riuscito nell’intento di realizzare un opera personale ma allo stesso tempo “per il pubblico”