Battle Royale II: Requiem (2003). Il Terrorismo secondo Kenta Fukasaku

Recensione, trama e cast del film Royale II: Requiem (2003), un film di guerra diretto da Kinji Fukasaku e Kenta Fukasaku
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Trailer di Battle Royale II: Requiem

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Dopo il grande successo commerciale di “Battle Royale” (2000), basato sull’omonimo romanzo del 1999 di Koushun Takami e diretto nella sua trasposizione cinematografica da Kinji Fukasaku, nel 2003 è stato realizzato “Battle Royale II: Requiem”, un film d’azione distopico che funge da sequel narrativo del film del 2000. Mentre il primo film si basava espressamente sul romanzo del 1999, il sequel del 2003 ha una sceneggiatura completamente originale.

Inizialmente, il piano di produzione prevedeva che “Battle Royale II: Requiem” fosse diretto nuovamente da Kinji Fukasaku, con il figlio del cineasta giapponese, Kenta Fukasaku, che avrebbe curato la sceneggiatura insieme a Norio Kida, come era già accaduto nel primo capitolo della saga. Tuttavia, un evento tragico ha cambiato i piani. Il regista Kinji Fukasaku ha rivelato di avere un cancro alla prostata al momento dell’annuncio del progetto. Nonostante questo, le riprese sono iniziate il 16 dicembre 2002. Tuttavia, il 21 dicembre, a causa del peggioramento delle sue condizioni di salute, le riprese sono state interrotte e Kinji Fukasaku è stato ricoverato in ospedale, morendo il 12 gennaio 2003. A seguito della morte del regista, che è riuscito a girare solo una singola scena, la produzione ha affidato la regia al figlio e sceneggiatore Kenta Fukasaku. Questo ha portato Kenta a dirigere la sua opera prima come regista, a causa della scomparsa del padre. Il film è stato distribuito nei cinema giapponesi il 5 luglio 2003.

In Italia, il film è rimasto inedito per lungo tempo, fino a quando nel 2023 la CG Entertainment ha deciso di distribuire la saga “Battle Royale” nel mercato home video con un doppiaggio in lingua italiana. Inoltre, è stata resa disponibile una versione director’s cut intitolata “Battle Royale II: Revenge”, che include ventidue minuti in più rispetto all’originale. Questa versione presenta miglioramenti negli effetti speciali e un’approfondita caratterizzazione dei personaggi, in risposta alle numerose recensioni negative ricevute dalla pellicola dopo la sua uscita originale.

Trama di Battle Royale II: Requiem

Sono passati tre anni da quando Noriko ed io siamo fuggiti da quell’isola. Molti studenti sono morti a causa del BR Act e il combattimento continua. È impossibile per noi tornare indietro. Il mondo è ora nell’epoca del terrorismo. Gli adulti hanno avviato un nuovo gioco per la ‘giustizia’. La nuova misura anti-terrorismo è stata varata. Il limite è stato superato. Non dimenticheremo mai gli adulti che ci hanno costretto a ucciderci l’un l’altro. Alziamoci e combattiamo insieme. Stiamo dichiarando guerra a tutti gli adulti.

Tre anni dopo la vittoria nel Battle Royale di Shuya Nanahara e di Noriko Nakagawa, una classe composta da quarantadue studenti della nona elementare viene ingannata e indotta a effettuare una gita scolastica sull’autobus. Questo stratagemma è stato escogitato dal governo giapponese autoritario per catturare quegli studenti, in gran parte orfani e considerati piccoli delinquenti. Dopo che l’autobus viene dirottato dalle forze militari, gli studenti vengono ammassati in una gabbia, circondati da guardie armate, e costretti ad ascoltare il loro insegnante di educazione fisica, Riki Takeuchi, che li informa sul nuovo regolamento dell’anno. In questo nuovo Battle Royale, gli studenti non dovranno uccidersi a vicenda, ma dovranno recarsi in guerra su un’isola deserta per eliminare Shuya Nanahara, colui che ha formato un gruppo ribelle terroristico chiamato Wild Seven. Questo gruppo è composto da ragazzi e bambini che hanno dichiarato guerra al mondo degli adulti attuando feroci attacchi terroristici contro i civili. La classe della nona elementare ha settantadue ore di tempo per raggiungere l’isola dei Wild Seven e uccidere il loro leader. Se non riusciranno nei loro intenti, i collari che indossano esploderanno, uccidendoli. Ma devono anche fare attenzione a non perdere di vista il proprio compagno di gioco, perché gli studenti sono stati suddivisi a coppie e se uno muore, anche il suo compagno verrà ucciso dal collare. Tra i partecipanti in gara ci sono il piccolo delinquente Takuma Aoi e Shiori Kitano, figlia dell’insegnante di educazione fisica ucciso da Shuya e Noriko tre anni prima.

Fotogramma di Battle Royale II: Requiem
Fotogramma di Battle Royale II: Requiem

Recensione di Battle Royale II: Requiem

Il secondo capitolo della saga incentrata sui Battle Royale non raggiunge indubbiamente l’efficacia e la potenza narrativa del primo film, ma è comunque apprezzabile il tentativo dello sceneggiatore Kenta Fukasaku di distaccarsi dal modello narrativo presentato nel film del 2000, evitando di ripetere gli stessi schemi utilizzati nel primo capitolo. I due sceneggiatori si sono posti il dilemma di creare una storia che, pur rimanendo fedele al primo film e riprendendone alcune situazioni e avvenimenti, si spingesse oltre, seguendo una nuova strada narrativa lontana dalle dinamiche e dalle tematiche del primo film, al fine di trovare una sua autenticità e originalità.

Nel film del 2000, veniva narrato un mondo distopico in cui il Giappone è controllato da un governo totalitario che identifica nei giovani il male della società e cerca di eliminarli, anno dopo anno, considerandoli feccia sociale e non meritevoli di sopravvivenza. Questa cultura pretende di far vivere soltanto i più forti, i più meritevoli e coloro che sono disposti a vincere a tutti i costi, arrivando persino a costringere compagni di classe e amici a combattersi l’un l’altro per sopravvivere. Il primo film era mosso da profonde tematiche di critica sociale, analizzando la cultura competitiva presente nella società nipponica, in cui i cittadini lottano per emergere a livello lavorativo, rendendo sempre più complesse le vite dei giovani e dei lavoratori giapponesi.

In “Battle Royale II: Requiem” non assistiamo a ragazzi costretti a uccidere i loro compagni di classe né a un film che innalza la tematica sociale della cultura competitiva come epicentro narrativo simbolico, ma piuttosto a una nuova dimensione narrativa in grado di far avanzare la storia e ampliare l’elemento tematico e simbolico. Il film prende una posizione netta e chiara sugli eventi che stanno accadendo nel mondo, offrendo una narrazione politica complessa che assume un punto di vista definito e rimarca un parere che potrebbe risultare a tratti sgradevole al pubblico non in sintonia con tale messaggio e interpretazione della Storia.

Il finale della prima pellicola ci aveva fatto pensare che il sequel sarebbe stato un film di ribellione, in cui Shuya Nanahara e Noriko Nakagawa avrebbero combattuto per rovesciare il modello politico-sociale che opprime i giovani. In certa misura, il film del 2003 lo è. “Battle Royale II: Requiem” è un film esclusivamente di guerra, che mostra i giovani che combattono contro il mondo degli adulti. Tuttavia, all’interno del film non troviamo un vero e proprio protagonista; possiamo dire che il protagonista assoluto del lungometraggio è il tema su cui si concentra, un tema che potrebbe risultare sgradevole a alcuni spettatori, ovvero il movimento terroristico.

Non è un caso che la scena d’apertura del film sia una chiara citazione degli eventi dell’11 settembre 2001, con l’attacco terroristico alle Torri Gemelle ad opera di Al Qaida. Il film si apre su una città apparentemente in rovina, con due giganteschi palazzi crollati a causa di un attacco terroristico orchestrato da Shuya Nanahara, provocando distruzione e morte di molti civili innocenti. Questa scena non è l’unico elemento provocatorio presente nella pellicola.

Kenta Fukasaku effettua una lunga provocazione sociale e politica, stabilendo nel corso del film un parallelo e un simbolismo evidenti tra gli adulti di Battle Royale e gli Stati Uniti d’America, coloro che nella realtà influenzano il gioco mondiale, decidendo chi siano i buoni e chi siano i cattivi. Durante il lungometraggio viene attribuita all’America la responsabilità della nascita dei Battle Royale, costringendo i bambini a uccidersi tra di loro. L’America è ritenuta colpevole di aver bombardato, distrutto e impoverito numerosi paesi e individui, creando governi del terrore come quello presente nel distopico Giappone, che sceglie di uccidere i ragazzi considerati non meritevoli, i cosiddetti perdenti.

Giappone, Cina, Cuba, Congo, Perù, Laos, Vietnam, Cambogia, Libia, El Salvador, Nicaragua, Panama, Iraq, Somalia, Bosnia, Sudan, Yugoslavia e… Afghanistan. Che cosa hanno in comune? Negli ultimi 60 anni, L’America ha bombardato ognuno di loro Circa 8 milioni di morti in 22 nazioni. Uguaglianza? Che menzogna! Non c’e’ nulla di simile

Abbiamo alcune scene ambientate in Afghanistan e dialoghi che enfatizzano il terrorismo come una forma di conflitto che nasce dalla disperazione e dalla necessità sociale di combattere e annientare il nemico. Nel corso della pellicola, ci schieriamo dalla parte dei terroristi, giovani ragazzi disposti a tutto, anche a sacrificare la propria vita per la loro causa. Questi ragazzi sono pronti a sporcarsi le mani di sangue innocente per esprimere il loro odio verso il mondo degli adulti, in particolare quello americano.

Da questa prospettiva, il film sembra simpatizzare con il terrorismo contemporaneo, non tanto glorificandolo, ma piuttosto cercando di farci comprendere come gli atti terroristici siano conseguenza delle violenze e delle oppressioni inflitte da parte dell’America. Questi attacchi cruenti da parte di paesi terzi costringono il popolo a difendersi, a cercare autonomia e pace, anche attraverso attentati. È possibile non essere d’accordo con questa interpretazione, ma il film affronta apertamente questo tema.

Dal punto di vista tecnico, il film regge piuttosto bene grazie a un ritmo intenso e adatto all’opera, che si concentra esclusivamente sulla guerra, con sparatorie, morte e truppe. Tuttavia, ciò che non funziona assolutamente è la scrittura dei personaggi. Se nel primo film erano più o meno tridimensionali, qui risultano piuttosto superficiali e privi di spessore drammatico, specialmente il presunto protagonista maschile, Takuma Aoi, e la presunta protagonista femminile, Shiori Kitano. Entrambi sono caratterizzati in modo disastroso, mancando di una caratterizzazione adeguata. In particolare, Shiori Kitano risulta un personaggio totalmente inconsistente dal punto di vista narrativo. Per quanto riguarda Takuma Aoi, si tenta una caratterizzazione basata esclusivamente sulla sua natura violenta e perennemente arrabbiata, ma senza una reale evoluzione. Anche la recitazione degli attori Shugo Oshinari e Ai Maeda non risulta convincente, rimanendo vittime di espressioni facili per tutta la durata del film. I protagonisti del film precedente, Shuya Nanahara e Noriko Nakagawa, non sono più gli stessi. Non sono più le anime innocenti che avevamo conosciuto, ma sono stati trasformati nel corso di questa opera drammatica. Se Noriko Nakagawa risulta un personaggio ampiamente secondario alla vicenda, Shuya Nanahara viene esplorato in tutte le sue sfaccettature, risultando il personaggio più interessante del film, anche se la sceneggiatura non riesce a fornire un’analisi approfondita su di lui come avrebbe dovuto

I terroristi in Battle Royale II: Requiem
I terroristi in Battle Royale II: Requiem

In conclusione

“Battle Royale II: Requiem” offre una narrazione politica audace e provocatoria, ma risente di alcune carenze nella scrittura dei personaggi e nelle interpretazioni degli attori principali. Tuttavia, il film rimane una visione interessante per coloro che sono interessati a esplorare tematiche complesse e attuali attraverso il medium cinematografico.

Note positive

  • Esplorazione di nuove tematiche: Il film affronta tematiche politiche e sociali complesse, offrendo una narrazione politica che prende posizione sugli eventi mondiali e sul movimento terroristico. Questo approccio aggiunge profondità al racconto e stimola la riflessione sugli eventi contemporanei.
  • Ritmo intenso: La regia mantiene un ritmo incalzante e adatto al genere, rendendo il film coinvolgente per lo spettatore. Le scene di azione e guerra sono ben realizzate, contribuendo a mantenere l’attenzione del pubblico.
  • Provocazione sociale e politica: Il film si impegna a sollevare questioni controverse e a stimolare il dibattito, offrendo una prospettiva critica nei confronti dell’America e dei suoi rapporti con altre nazioni. Questo può portare gli spettatori a riflettere su tematiche geopolitiche complesse.

Note negative

  • Scrittura dei personaggi: Alcuni personaggi, come Takuma Aoi e Shiori Kitano, risultano scritti in modo superficiale e privi di spessore drammaturgico. Manca una caratterizzazione adeguata che avrebbe reso i personaggi più interessanti e coinvolgenti per lo spettatore.
  • Interpretazioni poco convincenti: Gli attori principali, Shugo Oshinari e Ai Maeda, non riescono a dare profondità ai loro personaggi, rimanendo vittime di espressioni facili e poco convincenti. Questo compromette l’immersione dello spettatore nella storia e nei conflitti dei personaggi.
  • Perdita dell’innocenza dei protagonisti originali: Sebbene sia interessante vedere l’evoluzione dei personaggi come Shuya Nanahara, alcuni spettatori potrebbero rimanere delusi dalla trasformazione dei protagonisti originali del primo film, che perdono la loro innocenza e la loro complessità narrativa.
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Stefano Del Giudice
Stefano Del Giudice

Laureatosi alla triennale di Scienze umanistiche per la comunicazione e formatosi presso un accademia di Filmmaker a Roma, nel 2014 ha fondato la community di cinema L'occhio del cineasta per poter discutere in uno spazio fertile come il web sull'arte che ha sempre amato: la settima arte.

Articoli: 932

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