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Black Mirror: Demone 79
Titolo originale: Black Mirror: Demon 79
Anno: 2023
Nazione: Regno Unito
Genere: Horror, Drammatico, Thriller
Casa di produzione: Broke & Bones
Distribuzione italiana: Netflix
Durata: 74 minuti
Regia: Toby Haynes
Sceneggiatura: Charlie Brooker, Bisha K. Ali
Fotografia: Stephan Pehrsson
Montaggio: Matthew Cannings
Musiche: Christopher Willis
Attori: Anjana Vasan, Paapa Essiedu, Katherine Rose Morley, David Shields, Nicholas Burns, Shaun Dooley, Emily Fairn, Joe Evans
Trailer di “Black Mirror: Demone 79”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
Quinto e ultimo episodio della sesta stagione della serie fantascientifica Black Mirror — che include film/episodi come Joan è terribile e Beyond the Sea — Demone 79, della durata di settantaquattro minuti, è un lungometraggio diretto da Toby Haynes, noto per aver diretto svariati episodi della serie sci-fi inglese Doctor Who e alcune puntate di Black Mirror stessa, come il celebre USS Callister (2017), il suo sequel USS Callister: Into Infinity (2025) e Bestia nera (2025). Alla sceneggiatura, invece, troviamo i due creatori dello show: Bisha K. Ali e Charlie Brooker, quest’ultimo autore di tutte le sceneggiature dei cinque episodi della stagione.
L’episodio Demone 79, che vede nel ruolo dei protagonisti l’attrice singaporiana Anjana Vasan (Cenerentola, 2015; Mogul Mowgli, 2020; Cyrano, 2021) e l’attore britannico Paapa Kwaakye Essiedu (Assassinio sull’Orient Express, 2017; Genie, 2023), è stato rilasciato sulla piattaforma streaming il 15 giugno 2023, ottenendo immediatamente il plauso della critica. Ha ricevuto ben sette nomination ai British Academy Television Awards del 2024, vincendo il premio per la migliore sceneggiatura drammatica (per Brooker e Ali) e per la migliore fotografia (per Stephan Pehrsson), dimostrandosi come unico episodio premiato dell’intera stagione
Trama di “Black Mirror: Demone 79 “
Nida è una giovane e riservata commessa che lavora in un grande magazzino nel nord dell’Inghilterra. Un giorno, durante la pausa pranzo in uno scantinato, in cui è costretta a recarsi per mangiare, trova per caso un oggetto enigmatico: un talismano decorato con un simbolo arcano che macchia accidentalmente con il suo sangue. La ragazza, incuriosita da questo oggetto proveniente dal passato, decide di metterselo nella borsa e di portarselo a casa. Quando si trova nel suo appartamento, a sorpresa, l’oggetto sprigiona un potere sovrannaturale, evocando Gaap — un demone che si presenta inizialmente con il suo aspetto mostruoso e in seguito con le sembianze glamour di una star della disco anni ’70, figura che Nida aveva visto in televisione.
Ma dietro il suo stile eccentrico si cela un messaggio inquietante: Gaap rivela a Nida che l’umanità è sull’orlo della distruzione, e che l’unico modo per scongiurare un’apocalisse nucleare è compiere tre omicidi in tre giorni. L’assurdità del compito si scontra con l’indole pacifica (o no) di Nida, che si ritrova invischiata in un dilemma etico tremendo: uccidere per salvare il mondo, oppure rischiare l’estinzione globale.
Recensione di “Black Mirror: Demone 79”
Demone 79 non è il solito episodio alla Black Mirror: possiede una narrazione che, per certi versi — e soprattutto a livello di genere — non ha nulla a che vedere con l’impostazione fantascientifica e tecnologica a cui ci ha abituati Charlie Brooker. La serie, infatti, ha sempre raccontato le derive sociali contemporanee attraverso storie profondamente connesse all’elemento tecnologico, trasportandoci in universi dal sapore marcatamente sci-fi. Se guardiamo esclusivamente al genere, Demone 79 sembra non avere nulla in comune con la serie antologica di casa Netflix. L’episodio ci trascina nel 1979, nella cittadina inglese di Tipley, con una drammaturgia che rinnega completamente ogni elemento futuristico. Gli unici oggetti tecnologici presenti sono una televisione inglese degli anni ’70 e dei telefoni casalinghi del medesimo periodo. Non è un caso che il fulcro narrativo non sia un dispositivo sci-fi, ma un talismano maledetto: un oggetto che, una volta attivato, può dare inizio alla fine del mondo, se chi lo ha risvegliato non uccide — entro tre giorni — tre persone, selezionate secondo regole imposte da un mondo demoniaco, probabilmente infernale.
Da un punto di vista genere, Demone 79 appare, dunque, come il prodotto più distante da ciò che abbiamo visto finora nella serie. Ma se guardiamo oltre il genere, troviamo molti elementi drammaturgici che lo integrano profondamente nell’universo di Black Mirror: a partire dal tema trattato, che riflette sulle derive politiche e sociali degli anni post-2023, fino alle connessioni narrative con altri episodi del franchise. In questo senso, Demone 79 ripropone — in maniera divergente — ciò che Black Mirror ha sempre raccontato: un mondo in cui l’orrore non nasce dalla tecnologia, ma dalla natura umana stessa.
A Red Mirror Film
Mi aspetto che sia divisivo, e questo è metà del divertimento. Ma penso che sia assolutamente coerente a livello di tono con ciò che è Black Mirror, anche se non è ciò che il pubblico si aspetta. E ovviamente ‘non essere ciò che il pubblico si aspetta’ è molto Black Mirror di per sé.
– Dichiarazione di Brooker su Demone 79
Fin dall’inizio dell’episodio abbiamo immediatamente la sensazione di trovarci di fronte a un capitolo particolare di Black Mirror. Nei titoli di apertura, la puntata viene presentata sotto l’etichetta A Red Mirror Film e non con la classica scritta Black Mirror, segnando da subito una rottura stilistica rispetto a ciò a cui siamo abituati. Difatti, Demone 79 inaugura la nascente sotto-etichetta Red Mirror, risultando il primo titolo così segnalato. In teoria, questa etichetta dovrebbe identificare tutti quei prodotti che si distanziano dal genere sci-fi nel mondo Black Mirror, a favore di un’impronta folklorica, horror e soprannaturale, capace comunque di parlare della società attuale — in questo caso, del ritorno del razzismo europeo e occidentale, una deriva sociale pericolosa che, con l’elezione di Trump nel 2025 e l’ascesa di alcune destre europee, sembra potersi effettivamente verificare da un momento all’altro.
L’idea dei creatori dello show di introdurre questa sotto-etichetta è indubbiamente affascinante, ma l’inserimento di un episodio come Demone 79 all’interno della serie ufficiale di Black Mirror lascia qualche perplessità — non solo per motivi di genere, ma anche produttivi. L’episodio 6×05 avrebbe dovuto servire da lancio per una nuova serie horror connessa all’universo di Black Mirror, ma di questo progetto non sembra esserci alcuna notizia concreta. Inoltre, se era giusto presentare A Red Mirror Film all’interno di Black Mirror, lo si sarebbe dovuto fare attraverso una storia più in linea con il genere della serie, integrando nella narrazione horror elementi fantascientifici — cosa che qui non accade minimamente.
Se consideriamo Demone 79 come episodio autonomo, risulta un validissimo film; ma se lo immettiamo all’interno della serie, appare come un capitolo che stona con l’identità fantascientifica di Black Mirror. Indubbiamente, se Demone 79 fosse stato pensato come episodio 1×01 della serie A Red Mirror Film, avrebbe funzionato perfettamente — come del resto lo fa, sia per regia che per interpretazione, soprattutto quella di Anjana Vasan, che riesce a calarsi con forza nel suo personaggio: una timida extracomunitaria costretta a lottare, giorno dopo giorno, contro un mondo circostante fortemente razzista, a partire dal suo luogo di lavoro, dal capo fino alla collega, una giovane donna che non fa altro che criticarla e abusare psicologicamente di lei.
La tematica razzista è l’epicentro, per certi versi, di questo episodio, dove gli sceneggiatori — come ci hanno abituato nella serie — non rinunciano mai a effettuare intelligenti disamine e critiche sociali. La tematica è raccontata con un certo didascalismo, questo è indubbiamente vero, ma alla fine lo spettatore riesce a cogliere il senso profondo della pellicola, che strizza l’occhio al nostro futuro e ai rischi che ci attendono.
Le connessioni con l’universo di Black Mirror
Interessanti, a livello concettuale per i fan di Black Mirror, sono le numerose connessioni presenti in questo film, che lo collegano all’universo narrativo della serie, a partire dal simbolo del glifo inciso nel talismano di Demone 79 — una sorta di “Y” stilizzata — uno degli elementi più enigmatici e ricorrenti dell’intero franchise. La sua presenza, in questo episodio, non è affatto decorativa. Al contrario, rappresenta un filo conduttore simbolico che collega Demone 79 a episodi precedenti come White Bear e Bandersnatch, dove il glifo assume significati legati al controllo mentale, alla manipolazione narrativa e alla perdita del libero arbitrio.
Il simbolo compare per la prima volta in White Bear (Stagione 2), dove è associato a un sistema di controllo mentale e punizione sociale. In Bandersnatch, assume una funzione ancora più meta-narrativa: rappresenta la perdita del libero arbitrio e la manipolazione delle scelte, diventando il marchio visivo di un universo in cui la realtà è programmata e il protagonista è guidato da forze esterne — persino dallo spettatore stesso.
In Demone 79, il glifo è inciso sul talismano maledetto che scatena la trama. La sua presenza suggerisce che anche qui ci troviamo in un mondo dove il libero arbitrio è messo in discussione: Nida non sceglie di diventare assassina, ma è costretta da una logica superiore, demoniaca, che le impone regole e countdown. Il glifo diventa così simbolo di coercizione, ma anche di trasformazione: ogni omicidio è una tacca sul talismano, un passo verso la fine — o la salvezza.
In White Bear, il simbolo è associato a un sistema di punizione spettacolarizzata, dove la protagonista è intrappolata in un loop di tormento e sorveglianza. Il glifo appare sulle maschere dei suoi aguzzini e sugli schermi, diventando emblema di una giustizia distorta e voyeuristica. In Bandersnatch, invece, il simbolo è legato alle biforcazioni narrative del videogioco e alla paranoia del protagonista, che lo interpreta come segno di un’entità superiore che guida — o impone — le sue scelte. In Demone 79, il glifo torna come chiave rituale: è inciso sul talismano che evoca Gaap, il demone, e attiva una sequenza di eventi che obbliga Nida a compiere tre omicidi per evitare l’apocalisse. Ciò che rende questa connessione ancora più profonda è il modo in cui il simbolo trasforma la trama in una struttura da “Bandersnatch inverso”: non è lo spettatore a scegliere, ma Nida, guidata da un’entità che le impone una missione morale ambigua. Il glifo diventa così un marchio narrativo di inevitabilità, un segno che la storia è già scritta — e che il libero arbitrio è solo un’illusione.
A rafforzare l’appartenenza all’universo di Black Mirror, Demone 79 include nella visione dell’apocalisse tecnologie già viste in altri episodi, in particolare i cani robotici di Metalhead, simbolo di una distopia tecnologica spietata e impersonale. Questi riferimenti non sono semplici easter egg: sono frammenti di un multiverso narrativo, dove ogni episodio, pur autoconclusivo, dialoga con gli altri attraverso simboli, oggetti e visioni condivise, dimostrando che l’idea di universo narrativo tra le varie storie non è una semplice suggestione da parte degli spettatori.
In questo senso, Demone 79 non è solo un racconto horror soprannaturale: è un’espansione mitologica dell’universo di Black Mirror, che fonde folklore e distopia, rituale e sorveglianza, spiritualità e manipolazione. Il glifo, dunque, non è solo un segno grafico: è l’emblema di un sistema narrativo che interroga il concetto stesso di scelta, destino e controllo.
In conclusione
Demone 79 è l’episodio che più sfida le coordinate di Black Mirror, rinnegandone il linguaggio tecnologico per abbracciare il sovrannaturale e il folklore. Ma proprio in questo scarto trova nuova linfa. Dietro la facciata horror, si nasconde la consueta riflessione brookeriana: la libertà apparente, la coercizione sottile, l’ambiguità morale di un mondo che replica i suoi demoni sotto nuove forme. Il glifo, le connessioni visive e tematiche, la fotografia vintage e le critiche sociali dimostrano come Demone 79 sia, se non il più convenzionale, uno degli episodi più consapevolmente Black Mirror mai scritti — anche se non lo sembra.
Note positive
- Prova attoriale intensa e sfaccettata di Anjana Vasan
- Regia e ambientazione anni ’70 efficaci e coerenti
- Connessioni profonde con il multiverso simbolico di Black Mirror
Note negative
- Mancanza di elementi tecnologici può far percepire il distacco dalla serie principale
- La tematica è tratta con un eccesso di didascalismo
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Colonna sonora e sonoro |
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3.5
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