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Butcher’s Crossing
Titolo originale: Butcher’s Crossing
Anno: 2022
Nazione: Stati Uniti d’America
Genere: Western, drammatico
Casa di produzione: Phiphen Pictures, Altitude Film, Entertainment, Saturn Films
Distribuzione italiana: Sabans Films
Durata: 105 minuti
Regia: Gabe Polsky
Sceneggiatura: Gabe Polsky, Liam Satre-Meloy, John Williams
Fotografia: David Gallego
Montaggio: Nick Pezzillo
Musiche: Leo Birenberg
Attori: Nicolas Cage, Rachel Keller, Xander Berkeley, Fred Hechinger, Jeremy Bobb
Per onorare i 40 anni di carriera nel mondo del cinema, Nicolas Cage ha finalmente vestito i panni di un cacciatore di bisonti di nome Miller. Anche ELLE Italia in occasione della diciassettesima edizione della Festa del Cinema di Roma, omaggia la celebrità ricordando che c’è sempre una prima volta soprattutto se parliamo di Nicolas Cage. Cosi arriva in punta di piedi durante il Festival, il Western movie “Butcher’s Crossing“, trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di John Williams, autore del best-seller “Stoner“. Butcher’s Crossing è stato presentato presso il Toronto Film Festival di settembre 2022. La storia di formazione e disincanto di Will Andrews è un opera prima diretta da Gabe Polsky, classe 1979, regista, sceneggiatore e anche produttore. Polsky si è fatto strada come autore di due documentari: “Insearch of Greatness” ed il chiaccherato “Red Penguini” docu-film che racconta la relazione tra Russa ed Usa. Polski nel 2012 ha diretto il suo primo film drammatico “The Motel Life” con l’attrice Dakota Fanning ed Emile Hirsch.

Trama di Butcher’s Crossing
“Butcher’s Crossing” è ambientato nella Colorado del 1874. Will Andrews, è un giovanissimo uomo cattolico alla ricerca di se stesso. Decide di abbandonare gli studi presso Harvard per trovare qualcosa che lo faccia sentire finalmente vivo. Butcher’s Crossing è impregnato simbolicamente di sacralità. Anche se controvoglia la famiglia di Will, soprattutto il padre, un prete, accetta la sua richiesta così Will parte all’avventura delle pianure del Kansas.
E’ proprio in queste terra apparentemente tranquilla e sorniona, una terra di nessuno e verosimilmente anarchica, che il giovane Andrews incontra il cacciatore di bisonti, Miller. Will lo convince in qualità di suo finanziatore, a vivere l’esperienza di una lunga battuta di caccia. L’avventura nella quale verranno coinvolti Will, Miller e Charley e Fred, si trasformerà in qualcosa di più grande e controverso.
La recensione di Butcher’s Crossing
L’opera prima di Gabe Polsky è elegante, persuasiva, introspettiva e a suo modo coinvolgente. Le atmosfere sono effettivamente realiste. Polski ha filmato un pascolo di bisonti divenuti attualmente patrimonio mondiale del Kansas. Il regista di origine sovietica, omaggia quindi un mondo affascinante, sia da un punto di vista storico che pragmatico, delineando i punti cruciali che culturalmente hanno segnato lo sterminio d’intere mandrie tra la fine dell’800 e l’inizio del nuovo secolo.
Il Kansas viene fotografato come patria all’epoca, di molti nativi americani di ceppo Sioux, che erano soliti cacciare i bisonti. Storicamente la battuta di caccia dei bisonti è stata attribuita nel 1871 quando si calcolavano circa oltre trenta milioni di animali sulle terre e successivamente se ne contavano circa solo un centinaio. Da allora, ci racconta Polski, sono state create delle “mandrie pubbliche” in cui preservare e conservare la specie.

Lo sterminio storicamente ricostruito da Polski fa da sfondo a questo western, thriller movie in cui la battuta della caccia a un certo punto diviene quasi un simbolico pretesto per raccontare un viaggio mistico, cupo e psicotico.
Butcher’s Crossing è un rito d’iniziazione che soffoca lo spettatore in una dimensione onirica ossessiva. Il giovane Will si allontana dalle terre sacre natali per crescere e trovare la sua umanità in un Kansas selvaggio.
Will ricorda flebilmente un redivivo che cresce, si dispera, si pente ed ha delle allucinazioni molto forti per mancanza di acqua. Andrews è innocente e puro, crede di poter scegliere il meglio per il suo futuro, eppure i diversi primi piani di questo personaggio e del suo antagonista ben interpretato da Nicolas Cage, ci suggeriscono un grande cambiamento interiore volto a rendere il ragazzo un uomo disilluso da se stesso e dal concetto di perseveranza e volontà.
Miller è affascinante e inquietante allo stesso tempo, ci educa alla magica tecnica della battuta della mandria: punta al capo della mandria e a farlo collassare dal dolore e la fatica, strategia quest’ultima usata anche per la caccia dei coyote.
La sua capacità di razionalizzare l’atto senza sbavature o piccoli errori lo rende semplicemente il miglior cacciatore dell’epoca ma questo talento è anche una debolezza che lo porta a collassare su stesso in modo paranoico.

Il tempo e lo spazio sono i punti di forza di questo western film che in qualità di opera prima si dimostra ben fatto grazie a uno sguardo acuto del regista che riflette quello della direzione della fotografia attenta ai cambi di luce del giorno e della notte come delle stagioni. Anche la sceneggiatura soprattutto nei dialoghi che Polski affida a Nicolas Cage e il giovane Will, sono emblematici: asciutti e concreti.
Butcher’s Crossing potrebbe non aggiungere nessuna nota stravagante al genere di cui forse sappiamo abbastanza nella storia del cinema americano, eppure convince nella sua finalità: informare e raccontare la storia di una maturazione approfondita tra i paesaggi cattivi del Colorado e la follia trascendentale di tutti i cacciatori.

Non c’è spazio per il rimorso e i peccatori, la religione viene dissacrata da un clima più esoterico che sembra progressivamente abbracciare l’opera di Gabe Polski. Non c’è spazio nemmeno per la redenzione, tanto meno per il risentimento. Il viaggio che coinvolge i quattro cacciatori è senza ritorno e alla costante ricerca della via di fuga dal peccato. Dal viaggio per la più grande storica caccia di bufali non si salva nessuno, ogni personaggio viene inesorabilmente corrotto dalle proprie debolezze e in sostanza “dai piaceri della carne”.
Miller incarna ogni tipo di false aspettative sul mito del super uomo che si fa da sè e l’idea di giusto mezzo, viene progressivamente sedotto dal sangue e dalla morte. Will è il personaggio più combattuto, diretto da Polski, non solo per il suo rapporto con Miller ma soprattutto per l’evoluzione che gli sceneggiatori hanno ben raccontato sottolineando talvolta un certo silenzio assordante.
La regia affida le atmosfere dense di disperazione e sconfitta ai montaggi alternati, a delle dissolvenze talvolta stravaganti, tra le stelle della notte e gli sguardi silenziosi intorno al fuoco, che lasciano allo spettatore la libertà d’interpretare come meglio si crede, anche un finale che forse non ha un vero scioglimento.
In Conclusione
Butcher’s Crossing è una buona opera prima che coglie aspetti tipici dei western classici, partendo dalla ricostruzione storica del periodo e delle persone che abitavano le terre del Colorado, per arrivare al rapporto che lega la spedizione con i suoi uomini bordeline. Polski riesce però forse ad aggiungere degli elementi in più, tra questi sicuramente il rapporto dissacrante con la natura, il tema dello sterminio dei bisonti, ed in particolare quello della formazione del givoane Will che torna come uomo disilluso e smaliziato dai piaceri della caccia senza un vero futuro.
Perchè Miller non riesce a porre fine alla sua caccia? perchè non riesce ad accontentarsi? perchè Will sembra cadere in una delirante esperienza senza possibilità di redimersi? Non abbiamo risposte, allo spettatore non resta che una concreta riflessione sulla storia di diverse perdite, raccontata da Polski con una regia abbastanza verosimile.
Note Positive
- Recitazione
- Regia
- Fotografia
- Montaggio
Note Negative
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