Conferenza stampa di “Finalmente l’Alba” (2023)

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Arriva dal 14 Febbraio nelle sale “Finalmente l’Alba“, ritorno al lungometraggio per Saverio Costanzo a distanza di 9 anni da “Hungry Hearts”. Riportiamo di seguito alcune dichiarazioni rilasciate da regista e cast durante la conferenza stampa del film, tenutasi il 5 Febbraio al Cinema Barberini di Roma

“Saverio, ci aiuti a capire come ti sei mosso fra diversi piani del racconto (realtà che si mescola con fiction)?

La suggestione è Felliniana, le cronache dell’epoca dicono che il finale de “La dolce vita” sia un riferimento a Wilma Montesi. Lavorare sull’epoca ci aiuta a capire chi eravamo, cosa siamo e dove andiamo oggi. Per Fellini quel fatto era la fine dell’innocenza di un paese. Partendo da quello ho immaginato un film che fosse un dialogo fra una diva degli anni ’50 (Josephine Esperanto) (che per essere libera di fare ciò che voleva fare doveva sempre rispettare l’aspettativa dello sguardo maschile) e una ragazza di oggi. Perchè, per me, nel film il presente “vince” il passato. Da un certo punto in poi Rebecca è una ragazza di oggi, Josephine la invita a essere ostinatamente sè stessa senza dover per forza compiacere lo sguardo maschile (e quindi del potere).

Deve essere stato interessante per te lavorare su quell’epoca?”

L’operazione che abbiamo fatto è stata creare diversi falsi storici, non c’è mai stato un combattimento fra tedeschi e americani, non esiste un film come (o che somigli) a “Sacrificio”. Le citazioni sono immaginate, per me da regista era elettrizzante la possibilità di raccontare una storia attraverso altre storie, c’è una circolarità. Ma senza nostalgia, questo non è un film nostalgico rispetto a quell’epoca. Nei peplum dell’epoca non c’era musica elettronica eppure la musica tribale è l’inizio della musica elettronica (i battiti). Ci siamo divertiti a giocare con delle suggestioni.

Saverio Costanzo alla conferenza di Finalmente l'Alba
Saverio Costanzo alla conferenza di Finalmente l’Alba

Come nasce la scelta di accorciare il film, nasce subito dopo Venezia? A Lily James: chi è per lei Josephine Esperanto? È distante dalle dive di oggi?

Saverio Costanzo: Durante la proiezione Veneziana ho avuto la fortuna di vedere il film in una sala con tante persone, dentro di me avevo dei tagli che non volevo ammettere e li ho sentiti io stesso da spettatore. Vedendolo ho pensato che dei tagli potessero aiutare. È come se il film avesse trovato la sua “forma reale” dopo la prima proiezione, mi piace che sia avvenuto in questo modo, mi piace l’idea che un film sia “in movimento”.

Lily James: Ho studiato le dive dell’epoca, ho visto moltissimi film di Joan Crawford. Questo personaggio mi è sembrato moderno, questo desiderio di ricevere dagli altri una conferma nascondendo sè stessa, come diceva Saverio indossare una maschera era necessario per ottenere il potere, aveva una sensazione di esser perduta, è l’incontro con Mimosa a metterla di fronte alla purezza e la verità, è stato bellissimo incontrare questa donna che percepisco come moderna.

Lily James - Prima dell'alba
Lily James – Finalmente l’alba

Quando è entrato Pavese nel film? (ndr: la sua poesia è presente alla fine del film) In più vorrei chiedere qualche informazione in più sul sottotesto religioso del film

L’inizio del film era a Piazza di Spagna, volevo che fosse vicino all’albergo delle star per poi tornarci alla fine. Ho provato a scrivere io la poesia che Josephine lascia a Mimosa con scarsi tentativi, allora ho iniziato a leggere i poeti dell’epoca e in “Verrà la morte e avrà i suoi occhi” c’era questa piccola poesia “Passeggiando per Piazza di Spagna”. La poesia raccontava la storia di una ragazza che scendendo le scale prendeva consapevolezza di sè. Ho capito allora perchè ci facevano imparare a scuola a memoria le poesie: è per riconoscerle quando le incontri. Io ho riconosciuto la poesia di Pavese perchè la stavo mettendo in scena. Pavese è un poeta di quegli anni (la poesia e degli anni ’50) ed è uno dei miei poeti preferiti.

Sull’aspetto religioso: nei cinegiornali dell’epoca su Wilma Montesi c’era l’immagine di una vecchina che metteva la croce sulla spiaggia per dare testimonianza di cos’era accaduto. Non so se questo è religioso, forse sì. Di sicuro è religioso tutto ciò che riguarda la consapevolezza di sè.

(Agli attori): Come avete lavorato con Saverio per entrare in quel mondo e in quei personaggi?

Rebecca Antonaci: La cosa più difficile è stata togliere il giudizio dagli occhi di Mimosa, io e lei apparteniamo a due epoche molto diverse, in quegli anni la famiglia era molto importante e ti diceva cosa dovevi fare e chi dovevi sposare. Io vado contro queste dinamiche ma Mimosa non era consapevole di ciò, per questo è stato difficile, per me, togliere il giudizio nei confronti dei genitori e della società.

Alba Rohwracher: Saverio ha reso omaggio ad Alida Valli in un modo molto profondo.Alida Valli è sì parte di questo circo ma è anche l’unica a intercettare l’unicità di Mimosa e a metterla in guardio da un pericolo. Mi sembrava un gran modo di rendere omaggio ad una persona in maniera simbolica, omaggiandola con il senso dell’azione che Alida Valli compirà durante questa storia.

Alba Rohwrwacher - Prima dell'alba
Alba Rohwrwacher – Finalmente l’alba

Sofia Panizzi: io interpreto la sorella di Mimosa, sono l’altra faccia della medaglia. Iris ha un sogno che però non ha la forza di portare avanti come Mimosa, Iris è ingenua. Il mio riferimento personale è stato “Bellissima” di Visconti, per me tutto torna ad una delle ultime scene del film in cui la montatrice spiega ad Anna Magnani cos’è davvero il mondo del cinema. Questo è ciò che accade in un modo a Mimosa ed in un altro ad Iris.

A Lily James: come ti sei trovata in Italia? Ti sei ispirata ad una figura per costruire il tuo personaggio?

Lily James: Ho amato guardare film di Monita Vitti, Bette Davis, Joan Crawford. Ho tratto ispirazione anche da mia nonna, che era un’attrice Americana. Quello che ho amato molto è che le attrici dell’epoca le percepisco quasi come degli animali, si muovono in una maniera molto sinuosa, sensuale.

(Per Jor Keery): Com’è stato lavorare a questo film? C’è una scena del film in cui ti dai del mediocre, è un mestiere che mette così tanto in crisi?

Joe Keery: la mia fortuna è stata incontrare Saverio e lavorare insieme ad un gruppo straordinario. Sean è sicuramente un attore ed un uomo molto arrabbiati, si fa delle domande su cosa significa essere attore. È un tipo di professione che può portare a perdere di vista l’obiettivo iniziale e tante cose che accadono intorno a te che invece possono essere un arricchimento personale.

a Joe Keery: sei passato da stranger things a questo film, cosa guida le tue scelte, cosa cerchi nei progetti? Hai dei modelli di riferimento a cui ti rifai?

Joe Keery: la visione di un regista è fondamentale, quella di Saverio è emersa immediatamente sin dal primo incontro con Zoom. Loockwood può sembrare un cattivo, lui invece mi ha aiutato a renderlo un personaggio tridimensionale. I miei riferimenti variano da un progetto all’altro, possono essere varie persone.

Conferenza stampa di Finalmente l'Alba (2023)
Conferenza stampa di Finalmente l’Alba (2023)

(a Michele Bravi): parlaci di quest’esperienza

Michele Bravi: io apro la scena della festa, è stato un onore dar voce a Morrisey con un pezzo degli anni 2000 che per finzione storica viene messo negli anni ’50: la dimostrazione di una storia che attraversa il tempo.

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