
Crazy Samurai Musashi
Titolo originale: Crazy Samurai Musashi
Anno: 2020
Paese: Giappone
Genere: Azione
Prodotto da: Shinichi Fujita
Casa di produzione: My Theatre D.D., Arthit Co.
Durata: 1 hr 30 min (90 min)
Regia: Yûji Shimomura
Sceneggiatura: Atsuki Tomori
Montaggio: Shinichi Fujita, Yûji Shimomura
Fotografia: Yasutaka Nagano
Musiche: Hidehiro Kawai
Attori: Tak Sakaguchi, Kento Yamazaki, Ben Hiura, Yôsuke Saitô, Arata Yamanaka
Trama di Crazy Samurai Musashi
Il samurai intellettuale Miyamoto Musashi (Tak Sakaguchi) fu una figura fondamentale della storia giapponese, noto per essere il più grande uomo d’arme che abbia mai calcato il suolo dell’arcipelago.
All’inizio del XVII secolo, egli si confrontò in un duello all’ultimo sangue con oltre quattrocento nemici armati fino ai denti. Il film narra l’impresa in un piano -sequenza di 70 minuti, seguendo lo spadaccino che conferma le proprie qualità in un crescendo incalzante d’azione e sforzo fisico…

Recensione di Crazy Samurai Musashi
Forte di una premessa assai intrigante (la scena madre è un estenuante combattimento di 70 minuti in piano sequenza), Crazy Samurai Musashi raduna il gotha del cinema di genere giapponese degli ultimi anni. Il celebre regista Sion Sono ha fornito il soggetto, la regia è stata affidata al talentuoso stunt – coordinator Yûji Shimomura, mentre il protagonista brilla dell’innegabile presenza scenica della star Tak Sakaguchi. Peccato che l’esito non valga la somma di tutte le parti.
Per quanto l’intenzione di realizzare un film di samurai indipendente con qualcosa in più meriti plauso, la messa in scena della stessa riesce nel non semplice compito di sabotarla. Poiché agli autori interessava l’estetizzazione dell’azione pura, lo sviluppo di una trama solida è stato deliberatamente sacrificato: la labilità di pretesti narrativi e caratterizzazioni dei personaggi fa sì che lo spettatore, allo sguainare delle katane, non avverta nemmeno per un istante quella tensione drammatica che allo spettacolo avrebbe giovato. Si sa che la posta in gioco della contesa è alta, ma si conosce troppo poco dei personaggi per affezionarcisi, temerli o odiarli.

Per 70 minuti si assiste passivamente a un estenuante piano-sequenza senza fantasia nei movimenti di macchina, con il protagonista che combatte anonimi avversari in luoghi diversi, seguendo delle combo limitate e ripetute allo sfinimento. L’assenza di una coreografia varia e di una capacità maggiore di giocare con la macchina da presa portano a lungo andare alla noia, e annullano il fascino che poteva esercitare il suggestivo utilizzo delle location naturali.
Certo, la performance fisica di Tak Sakaguchi è ciò che può suscitare un minimo d’interesse, eppure ciò non toglie la sensazione di fruire uno sciatto videogame dalla banale struttura lineare (checkpoint, mini-boss e nemici che “respawnano” compresi), per nulla emozionale e a cui non è concessa l’interazione tramite controller. E si potrebbe persino sorvolare sulla mancanza di sangue, se tutte le altre componenti filmiche non fossero eseguite con quel pressapochismo tipico solo dei brutti film. Da evitare con cura.

NOTE POSITIVE
- La prova fisica di Tak Sakaguchi.
- L’uso creativo delle location naturali.
NOTE NEGATIVE
- Banale struttura lineare.
- Scrittura assente
- Coreografie ripetitive.
- Mancanza di violenza e pathos.