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El Topo
Titolo originale: El Topo
Anno: 1971
Nazione: Messico
Genere: drammatico
Casa di produzione: Produciones Panicas
Distribuzione italiana: Regionale
Durata: 124 min
Regia: Alejandro Jodorowsky
Sceneggiatura: Alejandro Jodorowsky
Fotografia: Rafael Corkidi
Montaggio: Federico Landeros
Musiche: Alejandro Jodorowsky, Nacho Mendez
Attori: Alejandro Jodorowsky, Brontis Jodorowsky, Alfonso Arau, José Luis Fernández, Alf Junco, Gerardo Zepeda, Pablo Leder, Mara Lorenzio, David Silva, Paula Romo, Jacqueline Luis, Berta Lomeli’, José Legarreta
Pellicola preferita del cantautore John Lennon e che possiede numerosi illustri fan, come David Lynch, Marilyn Manson e Peter Gabriel, è un film del 1970 scritto, diretto e interpretato da Alejandro Jodorowsky (La montagna sacra, 1973; La danza della realtà, 2013), che si è occupato anche della scenografia, dei costumi e della colonna sonora.
Trama di El Topo
Un velocissimo pistolero, conosciuto come El Topo, salva una donna dagli uomini del colonnello. Per lei l’uomo decide di abbandonare suo figlio e di affrontare nel deserto i quattro maestri pistoleri al fine di diventare il più grande pistolero del paese. Ma ben presto si affaccia l’ombra del tradimento.

Recensione di El Topo
Un western metafisico, potente e anarchico. Un film visionario, influenzato dal surrealismo, dal movimento dada, dalla filosofia Zen e dal movimento panico. Un calderone di simbolismi, grottesco e non-sense , in cui Jodorowskysi destreggia alla grande, riuscendo a rendere questa pellicola di nicchia un vero e proprio cult.
Il regista/sceneggiatore adotta una struttura narrativa classica, che risponde allo schema tipico del viaggio dell’eroe, arricchendo però il tutto. El Topo risulta un insieme di allegorie che nonostante la complessità restano limpide come quella della talpa che scava, trova la luce e resta accecata. Questo per ricordarci che chi è cieco lo rimane, invece chi crede troppo nel paradiso trova l’inferno.
El Topo può essere interpretato anche come un racconto di formazione dato che ne contiene tutti gli elementi. L’abbandono del mondo ordinario, il superamento delle prove, la ricerca di avventura costituiscono il primo atto. I quattro maestri fungono da guardiani della soglia, antagonisti, ma anche mentori. Dallo scontro con ognuno di loro il protagonista ricaverà verità fondamentali. Le due donne sono personaggi ambigui che possono aiutare ed allo stesso tempo mettere in difficoltà l’eroe. Grazie a Mara una delle due donne, El Topo accetta la sfida, ma per mettersi alla prova rischia anche di morire. La prova centrale è la liberazione degli storpi e la vendetta sulla città. Qui El Topo incontra anche il figlio, una sorta di ombra, in quanto antagonista, ma che nello stesso tempo rappresenta il doppelganger del protagonista. Da ciò ci sarà un mutamento positivo. La terza prova consiste nella autocombustione del protagonista, e della sua rinascita. Solo con la morte della sua vita passata, lui può trascendere. El Topo è divenuto consapevole, padrone di sé, e si è finalmente annullato per un fine universale che trascende la propria finitezza egoista. Questa idea è tratta dal Buddhismo Tibetano, uno dei principi sulla reincarnazione del Dalai Lama.
Un’analisi minuziosa di ogni singolo elemento presente nel film risulterebbe un’impresa impossibile, perché ciò che caratterizza Jodorowsky è innanzitutto il sincretismo: buddismo, cristianesimo, surrealismo, teatro, tarocchi, western, contribuiscono a fare di El Topo un testo stratificato e soggetto alle più personali e svariate interpretazioni. Sicuramente un elemento che salta subito all’occhio è l’estrema violenza di molte scene. Questa però non è fine a se stessa, rappresenta una forza distruttrice e dirompente, ovvero quella spinta vitale che ci fa rompere con il passato. Solo con la distruzione delle nostre false convinzioni e con l’elaborazione dei nostri traumi l’uroboro dell’eterno ritorno nietzschiano può essere interrotto. Solo in questo modo il serpente può cambiare pelle ed elevarsi.
ll viaggio di El Topo è quello di Jodorowsky, della sua poetica, e di tutta l’umanità. L’unico viaggio senza fine, appunto, quello dell’Anima.

In conclusione
Un’opera imperdibile per qualsiasi cinefilo, da vedere rigorosamente addormentando la parte razionale e affidandosi unicamente alle proprie emozioni.
Note positive:
- Immagini fantastiche.
- Significato dalle mille stratificazioni.
- Particolarità della trama.
Note negative:
- Estremamente criptico e complesso.