Fanny e Alexander (1982). Lo sgretolamento delle maschere e la potenza dell’inconscio

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Locandina di Fanny e Alexander

Fanny e Alexander

Titolo originale: Fanny och Alexander

Anno: 1982

Paese: Svezia

Genere: Drammatico, Commedia

Produzione: Cinematograph AB, Svenska Filminstitutet

Distribuzione: Svensk Filmindustri

Durata: 188 minuti

Regia: Ingmar Bergman

Sceneggiatura: Ingmar Bergman

Fotografia: Sven Nykvist

Montaggio: Sylvia Ingemarsson

Musiche: Daniel Bell

Attori: Pernilla Allwin, Bertil Guve, Gunn Wållgren, Jan Malmsjö, Ewa Fröling

Trailer di Fanny e Alexander

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Fanny e Alexander (Fanny och Alexander) è un film del 1982 diretto da I. Bergman, inizialmente nato per la televisione e pensato per una durata di cinque ora divisa in varie puntate. fu successivamente convertito in un opera cinematografica per il cinema della durata di circa tre ore, con ben due ore di tagli che hanno visto la scomparsa di svariati personaggi della pellicola. La pellicola, acclamata dalla critica, vinse nel 1984 quattro premi Oscar su sei candidature per il Miglior film straniero, per la fotografia di Sven Nykvist e per la scenografia di Anna Asp e Susanne Lingheim. Le candidature per il premio miglior regista e miglior sceneggiatura originale, entrambe riferite a Bergman, non furono coronate dal successo.

Trama di Fanny e Alexander

Il film è ambientato nel 1907 in Svezia, dove l’agiata famiglia borghese degli Ekdahl festeggia il Natale a casa di nonna Helena.  Tutte le relazioni familiari e il mondo circostante sono scrutati con minuziosa attenzione dai due bambini, figli del direttore del teatro locale Oscar. Purtroppo Oscar muore, e la madre di Fanny e Alexander si lega a un nuovo compagno, il pastore protestante Vergérus.  Questi eventi sconvolgono la vita dei bambini, ed essi si ritrovano dall’agiatezza borghese alla gelida austerità della canonica. I bambini in assenza di svaghi, cominciano a inventare racconti circa la canonica, fino a che i piani di realtà e fantasia collimano. Tutto ciò fa esplodere le ire del pastore che decide di rinchiuderli, per poi essere liberati dalla nonna e dal suo amante ebreo.

Durante la notte in cui è nascosto nel negozio del rigattiere ebreo, Alexander con le sue visioni si interroga sul mistero della vita. E proprio in quel momento giunge la liberazione con la morte accidentale del vescovo in un incendio scoppiato mentre dorme. Alle vicende di Fanny e Alexander si intrecciano quelle personali degli zii Gustav Adolf e Carl.

Fanny & Alexander (1982)
Fanny & Alexander (1982)

Recensione di Fanny e Alexander

«Tutto può accadere, tutto è possibile e verosimile. Il tempo e lo spazio non esistono, l’immaginazione fila e tesse nuovi disegni»

Fanny e Alexander sicuramente rappresenta la perfetta chiusura del percorso autoriale di Bergman, che ci regala un’opera impregnata di note autobiografiche. Bergman infatti, ricostruì sul set con precisione e amore le stanze della casa di Uppsala e il loro contenuto come atto di riconoscenza per i luoghi dove riusciva ogni tanto a rifugiarsi durante la sua dolorosa infanzia. Alexander è chiaramente Bergman stesso, infatti il bambino sfuggirà spesso alla dolorosa realtà rifugiandosi nel teatro delle marionette e nei racconti fantastici. Il padre Oscar incarna il teatro, il vero elemento liberatorio per Bergman e viatico della sua arte. Invece il pastore protestante Vergérus, con la sua cattiveria, rappresenta il vero padre di Bergman, quel padre-padrone che tanto lo oppresso e da cui non è mai riuscito a liberarsi del tutto. Questo lo ha portato a sondare nei suoi film ogni sfumatura dell’animo umano con una cura del lato psicologico davvero impeccabile. In ogni caso il film è costruito come una coperta di patchwork, o meglio un grande arazzo da cui si possono sbrogliare diverse tematiche e sfumature a secondo della sensibilità dello spettatore. Quindi sicuramente è un racconto sulla famiglia con tutte le sue ombre, ma nasconde un’analisi più nascosta sul teatro. Esso è visto non solo come arte, bensì come rappresentazione della vita. Tutti noi infatti indossiamo una maschera sul palcoscenico della vita, e riusciamo a rimuoverla in brevi occasioni, e solo dopo tanto dolore.

Come sempre nei film di Bergman il colore è usato con una maestria surreale, in questo caso il rosso indica la gioia della casa della nonna, ed è contrapposto a un terribile grigio che risalta nella canonica del pastore, dove è palese la mancanza di amore. . Il rosso rappresenta la vitalità, la passione e l’amore, mentre il grigio simboleggia l’oppressione, la tristezza e la mancanza di empatia. Gli oggetti assumono significati profondi: i giocattoli e il teatro delle marionette diventano simboli dell’innocenza perduta, mentre gli specchi riflettono la dualità dell’identità e la lotta tra il mondo reale e quello immaginario.

Il film è molto duro, ma si risolve comunque nella speranza. Infatti, dopo aver liberato i bambini, la nonna legge loro “Sogno” di Strindberg in un’atmosfera serena e rarefatta. Forse non è tanto importante che la vita sia reale oppure onirica, ma il coraggio che ci mettiamo per viverla pienamente.

Frame di Fanny & Alexander (1982)
Frame di Fanny & Alexander (1982)

In conclusione

“Fanny e Alexander” di Bergman rappresenta una toccante chiusura del suo percorso autoriale, offrendo agli spettatori un’opera intrisa di profonde note autobiografiche. La precisione e l’amore con cui Bergman ha ricreato le stanze della sua infanzia a Uppsala rivelano un atto di riconoscenza verso i luoghi che lo hanno protetto durante un’infanzia dolorosa. Il personaggio di Alexander, rifugiandosi nel teatro delle marionette e nei racconti fantastici, incarna la fuga di Bergman dalla cruda realtà, mentre suo padre Oscar simboleggia il teatro stesso, l’arte liberatoria che ha permeato l’opera di Bergman. Al contrario, il pastore Vergérus rappresenta il padre oppressivo di Bergman, incarnando la figura del padre-padrone che lo ha imprigionato. Il film si configura come un arazzo narrativo, permettendo agli spettatori di esplorare diverse tematiche e sfumature, in particolare svelando un’analisi profonda sul significato del teatro come rappresentazione della vita stessa. Bergman ci mostra che indossiamo maschere sulla scena della vita, rivelando il coraggio necessario per viverla autenticamente nonostante il dolore.

Note Positive:

  • Maestria surreale nell’uso del colore, con il rosso che simboleggia la gioia nella casa della nonna e il grigio che evidenzia la mancanza di amore nel contesto del pastore.
  • Profondità psicologica impeccabile nei personaggi, permettendo agli spettatori di esplorare le sfumature dell’animo umano.
  • Intreccio narrativo complesso che permette diverse interpretazioni, offrendo uno sguardo approfondito sulla famiglia e sul significato del teatro nella vita.

Note Positive:

  • Maestria surreale nell’uso del colore, con il rosso che simboleggia la gioia nella casa della nonna e il grigio che evidenzia la mancanza di amore nel contesto del pastore.
  • Profondità psicologica impeccabile nei personaggi, permettendo agli spettatori di esplorare le sfumature dell’animo umano.
  • Intreccio narrativo complesso che permette diverse interpretazioni, offrendo uno sguardo approfondito sulla famiglia e sul significato del teatro nella vita.
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