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Good time
Titolo originale: Good time
Anno: 2017
Nazione: Usa
Genere: Drammatico, thriller
Casa di produzione: Elara Pictures, Rhea Films
Distribuzione: Movies Inspired
Durata: 100 minuti
Regia: Benny Safdie, Joshua Safdie
Sceneggiatura: Joshua Safdie, Ronald Bronstein
Fotografia: Sean Price Williams
Montaggio: Benny Safdie
Musiche: Oneohtrix Point Never
Attori: Robert Pattinson, Barkhad Abdi, Benny Safdie, Jennifer Jason Leigh, Marcos A. Gonzalez
Good time è un film drammatico thriller del 2017, resentato in Concorso al Festival di Cannes 2017., diretto dai fratelli Joshua Safdie e Benny Safdie, quest’ultimo presente nella pellicola come interprete del personaggio di Nikolas “Nick” Nikas, a fianco del protagonista Robert Pattinson, che interpreta il fratello, Constantine “Connie” Nikas. I due sono registi e sceneggiatori statunitensi, attivi nel cinema indipendente, noti anche per aver diretto del 2019 il film Diamanti grezzi, con protagonista Adam Sandler.

Trama di Good time
A New York, in un quartiere del Queens, Connie e il fratello Nick, quest’ultimo affetto da una disabilità mentale dello sviluppo, commettono una rapina in banca che finisce molto male: il primo riesce a fuggire mentre il fratello viene arrestato. Connie tenterà di tutto per far uscire Nick di prigione, dapprima cercando del denaro per pagare la cauzione, poi facendolo evadere, in modo parecchio maldestro.
Recensione di Good time
Il quinto film dei fratelli Safdie prende vita dall’ispirazione di generi cinematografici diversi: drammatico, noir, crime, thriller e persino un tocco di commedia, il tutto condito da una tristezza e malinconia che la fanno da padrona. La prima sequenza è per questo abbastanza esplicativa nel suo mostrare, con degli intensi primi piani, il personaggio indifeso interpretato da Benny Safdie, Nick. Un momento quasi catartico per lo spettatore che, già nel prologo del film, ha la possibilità di entrare in contatto con la sua fragilità, che poi, seppur in modo differente, fa anche parte del fratello Connie, un immenso Robert Pattinson, che interpreta qui un personaggio che gli è stato cucito letteralmente addosso dai registi: egli irrompe alla fine di questa sequenza, prendendosi immediatamente il posto di assoluto protagonista.

La camera, spesso portata a mano, segue i movimenti schizofrenici dei personaggi, in particolare del protagonista Connie, nel disperato tentativo di recuperare il fratello, in una perenne fuga da un destino che già agli occhi dello spettatore appare tristemente inevitabile. Una fuga che determina un’inconsapevolezza emotiva, la ricerca di un modo per affrontare una vita che sembra sgretolarsi davanti agli occhi del protagonista. Il procedere della narrazione va di pari passo ad una graduale ed inconsapevole degradazione, con la macchina da presa che sembra inseguire, quasi senza sosta, i personaggi, stringendo sempre di più su di loro l’inquadratura, come in una morsa, che è poi la morsa dell’esistenza.

E’ infatti senza riposo il moto del protagonista, come lo è la narrazione stessa, aiutata dalla fotografia immersa per gran parte del film nell’oscurità, illuminata talvolta da luci al neon, e una colonna sonora, scritta appositamente da Oneohtrix Point Never, capace di fondersi perfettamente con le immagini, creando l’ideale clima di tensione per la pellicola (non a caso essa ha vinto come miglior colonna sonora al Festival di Cannes).
Verso la fine, lo sguardo perso e allucinato di Connie, dietro alle sbarre della macchina della polizia, rappresenta il tentativo miseramente fallito di fuga dalla realtà in cui si è nati, che come un marchio può inchiodarti per sempre: Robert Pattinson regala senza dubbio la migliore interpretazione della sua carriera, preceduta solo dalla sua incredibile performance in The lighthouse di Robert Eggers.

La sequenza finale, che chiude il film in modo circolare, vede lo spaesamento del personaggio di Nick, che si ritrova inesorabile al punto di partenza, ma con la triste consapevolezza di essere rimasto solo: una scena che stringe il cuore dello spettatore, accompagnata dalle parole del cantante Iggy Pop che irrompono nella colonna sonora, racchiudendo il senso del film.
“Every day I think about untwisting and untangling these strings I’m in
And to lead a pure life
I look ahead at a clear sky
Ain’t gonna get there
But it’s a nice dream, it’s a nice dream“
Il brano cantato da Iggy Pop è stato scritto proprio per il film, in collaborazione con Oneohtrix Point Never.
In conclusione
Good Time è una pellicola intensa e interessante che con i suoi pochi ma efficienti mezzi, è capace di colpire il cuore e la mente dello spettatore, grazie anche alla recitazione magistrale del protagonista. Un film che, pur avendo uno scarso approfondimento del passato dei personaggi principali, di cui sarebbe stato interessante vedere di più, mostrando dunque solo una parentesi tragica della loro vita, riesce a far provare empatia nei loro confronti. Sicuramente da vedere.
Note positive
- Interpretazione degli attori
- Regia
- Colonna sonora
Note negative
- Scarso approfondimento del passato del protagonista