Harpya (1979). Candida persecuzione

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Harpya Poster

Harpya

Titolo originale: Harpya

Anno: 1979

Paese: Belgio

Genere: Commedia, horror

Produzione: Absolon Films

Distribuzione: Pink Splash

Durata: 9 minuti

Regia: Raoul Servais

Sceneggiatura: Raoul Servais

Fotografia: Walter Smets

Montaggio: //

Musiche: Lucien Goethals

Attori: Will Spoor, Fran Waller Zeper, Sjoert Schwibethus

Il cortometraggio integrale di: Harpya

Con Harpya Raoul Servais vinse, nel 1979, la Palma d’oro a Cannes per il miglior cortometraggio. Questa storia fonde al meglio commedia, horror e surrealismo donandoci un racconto al limite dell’onirico: ottimo l’utilizzo dell’animazione. Il cortometraggio, della durata di nove minuti, non presenta dialoghi parlati ed esplora l’autorità e il dominio, temi che Servais aveva precedentemente affrontato a un livello sociale più ampio, ma qui applicato a una relazione personale.

Servais aveva iniziato a realizzare cortometraggi animati negli anni ’50 ma nel ’79 intendeva allontanarsi dal mondo dei cartoni animati così inventò una nuova tecnica per combinare animazione e live-action, creata appositamente per la realizzazione di Harpya. Questa tecnica però venne abbandonata dal regista dopo la realizzazione di questo corto poiché richiedeva troppo tempo, nonostante ciò Servais continuo a combinare attori e animazioni nei suoi lungometraggio seguenti.

Trama di Harpya

Una sera, un uomo baffuto cammina per strada, durante la sua camminata viene attirato da delle grida: una uomo sta strangolando una donna. L’uomo baffuto la salva e, dopo essersi accorto di trovarsi davanti un’arpia la porta a casa per prendersene cura: arrivato a casa l’uomo si mette a cenare e, durante il pasto, si accorge che la creatura gode di un appetito così insaziabile da privarlo della sua stessa cena.

Privato del cibo e ridotto alla fame, il nostro protagonista prova ad abbandonare la casa ma l’arpia non lo lascia andare: come liberarsi di questa tortura?

Fotogramma di Harpya
Fotogramma di Harpya

Recensione di Harpya

Il film che conquistò Cannes nel 1979 è una riflessione fredda e piuttosto caustica su oppressione e dominio da parte dell’autorità: i colori scuri, le atmosfere cupe non fanno altro che mantenere un senso continuo di oppressione che si dilata ben oltre il protagonista per raggiungere rapidamente lo spettatore. Il candore dell’arpia è pura apparenza: bastano pochi attimi perché la creatura possa mostrarsi per quello che è con il baffuto borghese a farne le spese. Insieme a Chromophobia (1966), Harpya si distingue nella filmografia di Servais per il suo tono pessimista. Nelle varie interviste, Servais minimizza la sua serietà e lo descrive come una parodia del genere dei vampiri, senza una grande idea filosofica dietro la sua storia su un uomo gentile e borghese che invita un mostro che lo divora a casa sua.

Harpya di Servais condensa, in pochi minuti, la grande capacità registica del cineasta belga che, grazie anche alla sua abilità di animatore, dona al pubblico una storia ben bilanciata fra tinte oniriche e un surrealismo horror di gran pregio.
Le prove attoriali sono asciutte, ridotte all’osso ma, tanto basta perché l’agire dei personaggi ci trasmetta tutte quelle sensazioni di inquietudine e oppressione che traspaiono dal cortometraggio. Nonostante il passare del tempo il film vincitore della Palma d’oro per il miglior cortometraggio sa ancora intrattenere e far riflettere.

Fotogramma d: Harpya
Fotogramma d: Harpya

In conclusione

Note positive

  • La fotografia di Walter Smets
  • Il continuo senso di oppressione
  • L’arpia
  • L’ottima commistione fra vero e animato

Note negative

  • /
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