Father Fxxxer (2021): come rappresentare – male – il coming out di un genitore

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Father Fxxxer - locandina

Father Fxxxer

Titolo originale: 부부

Anno: 2021

Nazione: Corea del Sud

Genere: Drammatico, Commedia

Distribuzione: Funnycon

Durata: 19′

Regia: Kim Min-hoon

Attori: Kim Ga-hui, Heo Sung-woo, Hwang Ga-ram, Kim Min-hun

Trailer del cortometraggio Father Fxxxer

Il cortometraggio è l’opera prima del trentenne sudcoreano Kim Min-hoon, giovane autore che, in questa pellicola, interpreta il ruolo del figlio. Il titolo originale coreano, tradotto letteralmente, sarebbe Coppia ma la distribuzione occidentale ha pensato che un titolo come Father Fxxxer – ovvero Stronzo d’un padre – sarebbe stato più d’impatto. La pellicola è stata presentata in Italia al 21° Florence Korea Film Fest, nella sezione ‘Corto Corti!’. È possibile visionare l’opera sulla piattaforma streaming di Mymovies.

Trama di Father Fxxxer

L’esperienza del coming out di un padre ai suoi figli: come reagirà la nuova generazione a questa novità? Tre reazioni diverse che vanno a racchiudere, in un cerchio ideale, le possibilità di accettazione e rifiuto.

Father Fxxxer - una scena
Father Fxxxer – una scena

Recensione di Father Fxxxer

La tematica lgbtqi+ oramai non è più tabù, neanche per il cinema orientale. Ed è talmente rappresentato che, spesso, si incorre nel rischio di vedere trame riproposte, senza che queste aggiungano un valore – sociale o culturale. Con l’idea di fare qualche cosa di originale, Kim Min-hoon ha voluto invertire la situazione di quello che viene considerato un coming out più usuale. In Italia, Croce e delizia (2019) – di Simone Godano e con protagonisti Fabrizio Bentivoglio e Alessandro Gassmann – ha già proposto tale contenuto, ma bisogna dar atto all’autore sudcoreano che persegue la ricerca di raffigurazione delle risposte umane più plausibili.

Il padre, dopo essere rimasto vedovo di una donna che amava, ha iniziato una relazione con un altro uomo e i tre figli vanno a tratteggiare le reazioni più comuni. Il figlio maschio è portato all’accettazione, con l’unico problema di come compilare i documenti quando si farà riferimento a madre e padre. Un atteggiamento che può essere sintomo di un disinteresse generale del giovane, visto che passa tutto il tempo isolato dalla famiglia e in balia del suo smartphone. Garam, la sorella più svogliata, ha la reazione più isterica e raggiunge poi una accettazione rassegnata grazie a una epifania. Infine, Gahee, la sorella più responsabile, impegnata con il suo lavoro, ha un completo rifiuto della situazione, arrivando a parlare di malattia

Father Fxxxer - frame dal film
Father Fxxxer – frame dal film

Tutto molto interessante se non fosse per: il poco tempo dedicato al coming out; il mancato approfondimento delle repliche dei figli; una regia non esaltante e una forzatura da commedia, accentuata dalla musica, che fa cambiare decisamente il piano d’osservazione. Se, infatti, il lavoro vuole essere espressione di una realtà, questa non viene evidenziata rendendola aggravata, a tratti comica, bensì viene svilita. Invece di usare i primi tre minuti per la presentazione della famiglia, questi si sarebbero potuti sfruttare per indagare più approfonditamente almeno una delle reazioni dei figli.

Questa forma di ricerca viene riservata solo a Gahee, personaggio per altro fortemente caratterizzato – quasi stereotipato – la quale si riserva il suo momento di riflessione nella solitudine e nell’alcol. Un ebrezza artificiale che la porta a confrontarsi anche con la propria solitudine, ma poi il tutto sfuma nell’incontro-scontro che avrà con il padre

Father Fxxxer - confronto fra Gahee e il padre
Father Fxxxer – confronto fra Gahee e il padre

Il long take iniziale, sempre rimarcato dalla musica da cartone animato per bambini, prepara lo spettatore a qualche cosa di ilare, cercando di creare un effetto sorpresa che però non riesce in quanto ciò che viene rappresentato è ben lontano dalla realtà. Se nel cinema, soprattutto italiano, impera l’omonormatività, in questo cortometraggio si va oltre ma non per una cifra stilistica bensì perché si è voluto creare un contesto che porta all’eccesso senza però arrivare ai confini del grottesco – che avrebbe avuto anche una sua ragion d’essere. Se ciò fosse una scelta ponderata dell’autore – quindi non dettata dalla sua inesperienza – allora sarebbe decisamente inefficace.

In conclusione

Kim Min-hoon si è cimentato con la sua prima regia e avrà sicuramente il tempo per trovare la sua dimensione. Questo lavoro, però, non rimarrà negli annali né per l’aspetto tecnico – che palesa tutta l’inesperienza dell’autore – né per quello autorale – una storia facile da dimenticare.

Note positive

  • La volontà di affrontare un tema non facile

Note negative

  • Storia poco sviluppata
  • Forzatura da commedia fastidiosa
  • Protagonista inutilmente caratterizzata
  • Stile registico evanescente
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