Here Alone (2016): Zombie e natura

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Here Alone 2016 locandina

Here Alone

Titolo originale: Here Alone

Anno: 2016

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: Drammatico, Horror

Produzione: Gentile Entertainment Group, Preferred Content

Distribuzione: Signature Entertainment, Vertical Entertainment, Blue Swan

Durata: 98 min

Regia: Rod Blackhurst

Sceneggiatura: David Ebeltoft

Fotografia: Adam McDaid

Montaggio: Rod Blackhurst

Musiche: Eric D. Johnson

Attori: Lucy Walters, Gina Piersanti, Adam Thompson, Shane West

Trailer italiano del film Here Alone

Here Alone è il lungometraggio d’esordio di genere post – apocalittico del regista americano Rod Blackhurst (che ha realizzato nel 2016 il documentario Netflix “Amanda Knox. Il crimine, tra giustizia e intrattenimento”, coprodotto tra l’America e la Danimarca). Presentato il 15 Aprile 2016 al Tribeca Film Festival di New York aggiudicandosi il premio del pubblico.

Trama di Here Alone

Ann (Lucy Walters), a seguito di un’epidemia virulenta, si ritrova a vivere da sola all’interno di una grande foresta. La donna vive in solitudine e nel dolore, e il cibo che ricava dalla natura sono i vermi che vivono nei tronchi degli alberi e le bacche rosse. Si è recata nell’ambiente naturale con suo marito Jason (Shane West) e la figlia neonata, alla comparsa nella popolazione di un nuovo virus che crea eruzioni cutanee e rende aggressive le persone. La famiglia decide di scappare e di andare in un luogo naturale isolato dalla civiltà, non seguendo le informazioni del notiziario della radio (fonte intradiegetica) che suggeriva invece di rimanere chiusi in casa con le luci elettriche spente. Il marito infatti conosceva questi boschi e gli sembrava la soluzione giusta per la sua famiglia per non infettarsi, insegnando alla moglie a fare la boscaiola. La donna si reca regolarmente alla ricerca di cibo in una casa vicina dall’altra parte della strada, invasa da uomini infetti aggressivi e assetati di sangue. Il rifornimento di Ann sono cracker e cibi in scatola, e prima di recarsi dai mostri, si cosparge il corpo di letame per non farli odorare la sua pelle, indossando la mascherina protettiva per non essere contaminata dagli infetti che trasmettono il virus per via aerea. Per entrare nell’abitazione, cerca di distrarre i mostri portandoli all’esterno nel giardino recintato, con il suono del telefonino giocattolo cosparso dal suo sangue che si procura con una ferita al braccio.

Le giornate trascorrono tutte uguali nella solitudine, quando Ann sente una voce di una ragazza provenire dalla strada; è dell’adolescente Olivia (Gina Piersanti) che sta cercando di aiutare il morente patrigno Chris (Adam David Thompson), che non è infetto perché non ha nessun cerchio nella pancia. Ann decide quindi di aiutarlo e li
porta nel suo accampamento; loro dormono nella tenda, lei nella macchina. L’istanza narrante ci fa narrare dai personaggi la storia della moglie di Chris e della professione di Ann, che lavorava nell’ospedale; ci racconta che prima che si sapesse di questo tremendo virus, aveva già visto nei pazienti la comparsa dei cerchi nella pancia, che “divorano la pelle intorno a loro, si nutrono della tua carne, fino a farti diventare un mostro”. Tra Ann e Chris inizia a tessersi una simpatia amorosa, con la gelosia di Olivia che vorrebbe il padrigno tutto per sé.

Recensione di Here Alone

Il film, realizzato con basso budget e pochi attori, mette in correlazione la tematica
dell’epidemia che ha decimato la popolazione, facendo cambiare alle persone il loro modo di vivere per la sopravvivenza, con quella degli zombie, che è propriamente legata al genere horror, anche se in questa pellicola l’essenza tipica dell’horror è presente solo in alcune scene, rendendo Here Alone una storia di sopravvivenza e rinascita non così divergente da quella serie del AMC The Walking Dead. La storia di Rod Blackhurst si allontana dal classico film zombie classico abbandonando lo stereotipo di questo “personaggio” del panorama horror sviluppatosi con G. Romero in cui i morti si risvegliano dal cimitero e camminano con passo lento verso le loro prede, qui invece possiedono un enorme rapidità di movimento e risultano più facili da uccidere, tanto che la natura degli zombie sembra esser più dovuta a una malattia che alla morte vera e propria. Questi, che ci vengono mostrati dalla mdp in maniera ravvicinata solo nelle ultime sequenze, sono realizzati in maniera essenziale con le macchie della malattia nel volto. In contrapposizione all’epidemia in corso, che colpisce solo gli essere umani tramutandoli in qualcosa di mostruoso, abbiamo un paesaggio naturalistico e incontaminato con i suoni soavi e tranquilli degli animali, tra cui i volatili del bosco, il lago e il fiume calmi. L’intera atmosfera naturale appare serena e idilliaca con un leggero vento, con la pioggia che bagna il lago e la nebbia. Tale mix appare funzionale alla narrazione.

Le riprese utilizzate dal regista sono spesso fuori fuoco, a tratti in maniera eccessiva, con pochi dialoghi dei personaggi, ed è interessante il passaggio senza diversificazione di colore tra il presente e il passato di Ann, da cui riuscirà a distaccarsene solo nel finale inaspettato del film.

Note positive

  • Le riprese curate del paesaggio
  • Il trucco degli Zombie che è di buona fattura

Note negative

  • Poca caratterizzazione dei personaggi
  • La colonna sonora di Eric D. Johnson che non aggiunge nulla al film

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