Hotel Gagarin (2018) – Dove i sogni diventano realtà

Recensione e scheda di Hotel Gagarin, una commedia meta-cinematografica e un inno al potere del cinema.
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Hotel Gagarin locandina

Hotel Gagarin

Titolo originale: Hotel Gagarin

Anno2018

PaeseItalia

GenereCommedia

Casa di produzioneLotus Production

DistribuzioneAltre Storie

Durata: 93 min.

Regia: Simone Spada

Sceneggiatura: Simone Spada

Montaggio: Clelio Benevento

MusicheMaurizio Filardo

Attori: Claudio Amendola, Luca Argentero, Barbara Bobulova, Giuseppe Battiston, Silvia D’Amico, Caterina Shulha, Tommaso Ragno, Philippe Leroy, Simone Colombari

Trailer italiano di Hotel Gagarin

Trama di Hotel Gagarin

Dopo anni passati a sperare che la sua sceneggiatura de “Il viaggio di Marta” diventi un film, il professor Nicola Speranza vede finalmente realizzato il suo sogno grazie a dei fondi europei. Parte così in direzione dell’Armenia, location del film, assieme a un’ambigua organizzatrice russa, un videomaker fattone e squattrinato, un romanissimo tecnico delle luci e un’attrice in erba. Ma poco dopo il loro arrivo in Armenia scoppia la guerra e i 5 si vedono costretti dall’esercito armeno a non abbandonare l’hotel Gagarin, albergo in cui la troupe soggiorna. Prigionieri nell’hotel e sorvegliati a vista dai soldati, il professor Speranza scopre la terribile verità: i 4 spediti con lui in Armenia non sono professionisti, ma operatori e tecnici ingaggiati a caso da un improvvisato produttore e truffatore.

Quel che è peggio è che il film non si farà. O almeno non Il viaggio di Marta. I 5 sventurati non hanno fatto i conti infatti col popolo armeno, entusiasta di avere nel loro piccolo villaggio un team di artisti e voglioso di godere di qualche minuto di celebrità. E nonostante lo sconforto iniziale nel vedere andare in frantumi il proprio sogno, Nicola decide insieme agli altri di far avverare i desideri degli armeni, tenendo fede a quello che è da sempre lo scopo del cinema: fabbricare sogni.

Recensione di Hotel Gagarin

Jurij Gagarin realizzò il sogno dei sovietici quando nel 1962 fu il primo uomo a volare nello spazio. Allo stesso modo ma più di 50 anni dopo è l’Hotel Gagarin il luogo in cui gli armeni, ex sovietici, possono realizzare i propri desideri: il nome che il regista Simone Spada dà all’hotel non è dunque scelto a caso e coincide con il titolo del suo film del 2018, interamente girato in una sola location (l’hotel Gagarin appunto). L’hotel che realizza i sogni degli armeni e che realizza pure quello del regista, che dopo più di vent’anni trascorsi ad affiancare altri colleghi finalmente si ritrova a dirigere da solo dietro la macchina da presa il suo primo lungometraggio.

“Hotel Gagarin vuole essere una commedia romantica, brillante, malinconica e un po’ visionaria. È la possibilità di fare un viaggio divertendosi, un film in movimento nonostante si svolga principalmente in un unico grande ambiente. È un tentativo di farci sognare, ridere, emozionarci o intristirci, come faceva una volta la commedia all’italiana che ci faceva uscire dal cinema più consapevoli e felici”.

cit. Simone Spada

“Se vuoi essere felice, comincia”

Lev Tolstoj

Così diceva Lev Tolstoj. Lo stesso insegnamento che Simone Spada vuole darci (non a caso fa pronunciare queste parole a un professore, che non a caso di cognome fa “Speranza”), nonché la morale del film. 

In una Italia caratterizzata dalla fuga di cervelli e dalla corruzione (come si evince dalla prima scena) e in cui c’è da sperare poco o nulla, l’Hotel Gagarin diventa il luogo in cui ogni sogno si trasforma in realtà. Diventa la fabbrica dei sogni, così come è stato definito il cinema: un luogo entro il quale le fantasie umane possono essere riprodotte artificialmente. Per questo la pellicola di Simone Spada, oltre a essere una simpatica commedia, è anche un film meta-cinematografico: parla del cinema, mostra quali siano i suoi poteri e le sue capacità realizzative. Ognuno dei 5 strampalati personaggi realizza un sogno grazie all’esperienza all’hotel Gagarin, trovando qualcosa che non sapeva nemmeno di desiderare. L’hotel Gagarin materializza la felicità. A veder avverato un sogno è anche il regista stesso, che si circonda di un cast brillante e ottiene addirittura la candidatura come miglior regista esordiente ai David di Donatello 2019.

Simone Spada riesce a caratterizzare ognuno dei personaggi protagonisti, grazie anche all’azzeccatissimo cast: ogni attore calza a pennello nel proprio ruolo e ha il physique du rôle per la propria parte. Giuseppe Battiston è l’ingenuo professore cinefilo, Barbara Bobulova veste i panni della losca e gelida responsabile della troupe, Claudio Amendola interpreta il burbero e improvvisato elettricista teatrale, Luca Argentero incarna il personaggio dell’addetto alle riprese bello e “sballato” mentre Silvia D’amico è la prostituta che si arrangia attrice.

Merita una menzione d’onore anche la fotografia di Maurizio Calvesi, che grazie al suo talento immortala gli stupendi paesaggi selvatici e innevati in cui lo sfortunato gruppo si trova intrappolato. La bravura degli attori, i panorami sconfinati e le musiche di Maurizio Filardo (Perfetti Sconosciuti, The Place) fanno in modo che Hotel Gagarin richiami quell’effetto nostalgia che il regista vuole rappresentare, facendo risorgere il cinema di una volta e confessando tutto il suo amore per la settima arte.

In conclusione

NOTE POSITIVE

  • La caratterizzazione dei personaggi e l’interpretazione degli stessi;
  • Scenografia e fotografia;
  • Colonna sonora.

NOTE NEGATIVE

  • Il professore e l’attrice sarebbero stati una bella coppia.
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Veronica Cellai
Veronica Cellai

Studentessa presso La Sapienza (Università di Roma) iscritta al primo anno del corso di laurea magistrale in “Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo”.

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