Il cielo brucia (2023): la natura come specchio dell’interiorità 

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Trailer de Il cielo brucia

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Il cielo brucia, girato nell’agosto 2022 presso varie località balneari tedesche sul Mar Baltico nel Meclemburgo-Pomerania Anteriore, venne presentato in anteprima mondiale alla 73ª edizione del Festival di Berlino. Esso rappresenta il secondo capitolo di una trilogia iniziata dal regista Christian Petzold nel 2020 con Undine – Un amore per sempre, dedicata alla solitudine e alla complessità dei rapporti interpersonali e basata sugli elementi naturali.

Il suo ultimo film, disponibile in sala dal 30 novembre, afferma essere frutto dei sogni febbricitanti che hanno accompagnato il suo Covid nella primavera del 2020, influenzati sicuramente dallo shock causato dalla visita delle innumerevoli aree colpite dai devastanti incendi boschivi avvenuti in Turchia. Con “il cielo brucia” il nostro autore, tra i più apprezzati del cinema europeo contemporaneo, decide di sviluppare una drammatica riflessione sulla condizione giovanile nella società contemporanea, raccontando abilmente le complicate relazioni umane.

Frame di Il cielo brucia
Frame di Il cielo brucia

Trama di Il cielo brucia

Leon e Felix, due giovani amici berlinesi, si ritrovano a trascorrere una torrida estate in una casa per le vacanze della famiglia di uno dei due, isolata in un bosco sulle coste del Mar Baltico. Thomas Schubert veste i panni di uno scrittore in crisi che sta faticosamente terminando il suo secondo romanzo in attesa dell’arrivo del suo editore, mentre Langston Uibel, nei panni di Felix, deve preparare un portfolio per entrare in un’accademia di belle arti per una mostra dedicata all’acqua. Poco dopo il loro arrivo, i due ragazzi scoprono che la casa è già abitata da un’ospite inaspettata, Nadja (Paula Beer), che sin dal primo momento agirà involontariamente affinché il loro soggiorno sia all’insegna del caos. Tra i casuali abitanti della grande dimora si instaurano rapporti precari e mutevoli, che mettono a nudo le problematiche di ciascuno di loro. Proprio quando sembra essersi instaurata una certa armonia, le carte in tavola vengono immediatamente scombinate, dapprima con l’arrivo dell’editore (Matthias Brandt) e poi con l’incombere del grande incendio boschivo; una vera e propria minaccia che lentamente sembra accerchiare la villa, rendendo tutto ancora più precario.

Intanto il cielo diventa sempre più rosso, piove cenere sulla casa, e le cose sembrano precipitare verso un drammatico epilogo…

Thomas Schubert e Langston Uibel in Il cielo brucia (2023)
Thomas Schubert e Langston Uibel in Il cielo brucia (2023)

Recensione di Il cielo brucia

“Sento un rumore strano”

“Io non lo sento”

È con questo rapido, ma incisivo scambio di battute tra Felix e Leon che si apre il film, suggerendo sagacemente le complicate personalità dei giovani amici. Nonostante facciano riferimento a un rumore diegetico, quello dell’automobile, esse sono in realtà indicative di una precisa condizione esistenziale, abilmente sviluppato dal nostro regista. L’assenza del sentire di Leon è infatti una conseguenza del suo stato emotivo e psicologico. Apparentemente è uno scrittore diligente, che sceglie responsabilmente di non cedere ai momenti di svago proposti dal suo amico Felix pur di sfruttare al massimo il tempo creativo. Ma la sua è solo una facciata, brillantemente creata per nascondere il reale disordine, l’incertezza e il disagio che lo dominano e logorano dall’interno. Nei momenti in cui si ritrova solo con sé stesso, ideali per dare sfogo alla sua scrittura, manda perennemente all’aria i suoi programmi procrastinando, ritornando immediatamente nei panni del lavoratore modello non appena qualcuno fa rientro a casa. Questo atteggiamento ambivalente probabilmente viene messo in atto da Leon per non dover affrontare la sua sensazione di inadeguatezza. È attraverso un incessante ronzio della mosca che Petzold accompagna i suoi solitari momenti di lavoro; una fastidiosa presenza esterna, ma che in realtà non è altro che un suo logorante pensiero interno: scrivere è da smidollati?

Quest’ultima è un’accusa che Leon crede di ricevere dal suo amico… Nella realtà, seppur durante un’accesa discussione Felix lo critichi per essere a suo giudizio inutilmente ossessionato da questo lavoro, l'”essere smidollato” è una frase pronunciata da Leon stesso, il che dimostra come in primo luogo sia una percezione del tutto personale.

Un alone di esistenzialismo domina l’intero film, come suggerisce per giunta il disordine di Nadja, il quale non è altro che la rappresentazione fisica della sua confusione mentale. Un agglomerato caotico di oggetti sovrasta l’intera casa, e presto anche la vita dei suoi nuovi coinquilini, rompendo quell’equilibrio e armonia che tanto stavano ricercando.

Tutti coscienti della loro instabilità e inadeguatezza, vogliono proseguire le loro vite noncuranti del problema, bloccando il loro grido d’aiuto, che non si sente, ma si percepisce. Come catapultati nel quadro dell’Urlo di Munch è la natura che parla per loro: una forza dirompente che si ribella all’uomo con i suoi incendi rabbiosi, non è nient’altro che metafora della loro interiorità taciuta per troppo tempo che finalmente insorge. Una natura maligna, che con le sue fiamme cancella qualsiasi possibilità di speranza e dimostra la precarietà dell’esistenza.

A enfatizzare questo tema introspettivo, il regista decide di far entrare in gioco la musica. “In my mind” del gruppo austriaco Wallners, dalla melodia ipnotica, rimane infatti scolpita nella memoria degli spettatori. Un brano che parla del potere dell’immaginazione e della capacità di creare il nostro mondo calza a pennello con l’atmosfera generale della pellicola.

I personaggi de Il cielo brucia (2023)
I personaggi de Il cielo brucia (2023)

In Conclusione

“Wanted Cinema è una società di distribuzione che si propone una linea editoriale molto chiara: un
cinema di ricerca e “ricercato”, per un pubblico che si aspetta non soltanto divertimento, ma anche pensiero, stimolo, dibattito, sorpresa, approfondimento”

Così si descrive la società di distribuzione, e si può affermare con certezza che Il cielo brucia è la perfetta rappresentazione dei suoi propositi. Senza cadere mai nel tragico e attraverso uno stile registico poetico, il regista Petzold riesce a dipingere un quadro in cui la complessità umana ne è protagonista, cogliendo nel profondo le emozioni, le insicurezze e le fragilità dei suoi personaggi.

Note positive

  • trama introspettiva
  • regia poetica

Note negative

  • ritmo nella prima parte poco dinamico
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