Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice (2024). Lo scontro

Condividi su

Trailer di Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Facente parte dello stesso universo narrativo di “Army of the Dead”, come confermato dal regista e sceneggiatore Zack Snyder, noto per opere filmiche come “300” (2007), “Watchmen” (2009), “Sucker Punch” (2011), oltre ai suoi numerosi lavori per i film DC come “L’uomo d’acciaio” (2013) e “Zack Snyder’s Justice League” (2021), “Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice” è il secondo lungometraggio della saga fantascientifica di Netflix, “Rebel Moon“, che si ispira esplicitamente e visivamente all’universo di “Guerre Stellari” e ad alcune opere di Akira Kurosawa, in particolare al suo film “La fortezza nascosta“, che ha ispirato George Lucas nella creazione di “Star Wars”. “Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice” (2024) debutta su Netflix pochi mesi dopo l’uscita del primo capitolo del franchise, distribuito prima in alcuni cinema dal 15 dicembre 2023 e successivamente su Netflix. A causa del scarso successo critico e di pubblico, che non ha apprezzato “Rebel Moon – Parte 1: Figlia del fuoco“, la Parte 2 viene distribuita direttamente su Netflix dal 19 aprile 2024.

Trama di Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice

Quando l’insediamento agricolo pacifico di Veldt, situato su un pianeta indipendente, viene minacciato dalle armate del Mondo Madre guidate dal tirannico Reggente Balisarius, Kora (interpretata da Sofia Boutella), una misteriosa estranea tra gli abitanti del villaggio, si rivela la loro migliore speranza di sopravvivenza. Incaricata di reclutare combattenti esperti pronti a unirsi a lei per fronteggiare il Mondo Madre, Kora raduna un piccolo gruppo di guerrieri: stranieri, ribelli, contadini e orfani di guerra provenienti da mondi diversi, uniti dalla comune necessità di redenzione e vendetta.

In Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice, Gunnar, il cuore e il leader di Veldt, Titus, un abile comandante caduto in disgrazia, Nemesis, un’abile spadaccina con braccia metalliche, Tarak, un re privato del suo pianeta, la giovane Millius e la misteriosa Kora, dal passato oscuro, dovranno insegnare al coraggioso popolo di Veldt l’arte della guerra per difendersi e combattere in uno scontro impari contro l’esercito del Mondo Madre, comandato dal crudele capitano Noble, che giungerà al villaggio entro cinque giorni per prendere il raccolto agricolo e distruggere l’intera cittadina. Alla vigilia della battaglia, i guerrieri devono affrontare le verità del proprio passato, rivelando ciascuno il motivo per cui combatte. Mentre tutta la forza del Regno si abbatte sulla nascente ribellione, si formano legami indissolubili, emergono eroi e nascono leggende.

Scena dello scontro armato in Rebel Moon - Parte 2 La Sfregiatrice (2024)
Scena dello scontro armato in Rebel Moon – Parte 2 La Sfregiatrice (2024)

Recensione di Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice

Zack Snyder è un regista amato e odiato dai critici della settima arte. Nella saga di Rebel Moon, in particolare in “Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice”, mette in evidenza tutti i suoi pregi e difetti come regista e narratore. Se da un lato, a livello di regia, svolge egregiamente il suo lavoro, pur concedendosi qualche dilungamento poetico fine a sé stesso, tipico della sua autorialità fatta d’estetica, epicità e slow motion, dall’altro manca nella parte narrativa. Questa riguarda la creazione di un mondo interessante e di una sceneggiatura che sappia arrivare, senza dispersioni, al nocciolo della questione, sfruttando appieno il potenziale narrativo. In “Rebel Moon – Parte 1: Figlia del fuoco” è evidente come la storia non sia originale, rifacendosi espressamente al mondo di Guerre Stellari, ma non solo. Tuttavia, lo spettatore può chiudere un occhio riguardo a queste similitudini evidenti e citazionismi come quello a Kill Bill. Ciò che non può perdonare è quando Zack Snyder, Shay Hatten e Kurt Johnstad si dimenticano di caratterizzare i personaggi messi in scena. Questi ci vengono presentati, ma non vengono sviscerati, risultando tutti, senza eccezione, delle mere macchiette stereotipate, prive di interesse per lo spettatore che predilige personaggi pieni di sfumature e intriganti, con cui è possibile empatizzare ed entrare in contatto emotivamente.

L’assenza di emozione all’interno di questi due primi capitoli di Rebel Moon è evidente. Se non riusciamo a provare empatia o interesse per i personaggi della storia, anche una regia impeccabile, come quella presente in questa Parte 2, risulta essere più un esercizio di stile fine a sé stesso piuttosto che qualcosa di veramente coinvolgente e degno del nostro tempo. Mentre in Star Wars tifiamo, soffriamo, gioiamo e piangiamo per le gesta e le tensioni interiori di personaggi come Anakin Skywalker, Luke Skywalker e Rey, in Rebel Moon è difficile che qualcuno riesca a provare una simile profondità di empatia. La storia d’amore tra Kora e Gunnar, così come le gesta eroiche della spadaccina Nemesis e di altre figure secondarie, non riescono a coinvolgere appieno lo spettatore. Anche se la protagonista Kora possiede indubbiamente un suo fascino e interesse sulla carta, il suo sviluppo risulta carente. Mancano gli sguardi introspettivi che dovrebbero caratterizzarla, nonostante comprendiamo il suo stato d’animo pieno d’inquietudine per le sue azioni passate. Tuttavia, questo malessere non viene trasmesso attraverso una sapiente sceneggiatura, bensì tramite uno script che, nei momenti di dialogo, cade spesso nel banale.

“Rebel Moon – Parte 1: Figlia del Fuoco” ha introdotto uno scenario intrigante, trasportandoci quasi come se fossimo dentro un videogioco, in una ricerca di guerrieri che sostengano la causa del pianeta agricolo su Veldt. Il viaggio della protagonista segue la struttura semplice e ben definita del “Viaggio dell’eroe” di Christopher Vogler, in cui i nostri eroi intraprendono un percorso che cambierà radicalmente il loro mondo conosciuto, incontrando nuovi alleati e nemici da sconfiggere lungo il cammino. “Rebel Moon – Parte 2”, invece, cambia radicalmente genere, passando dal classico film di fantascienza a tinte avventurose al genere bellico. Infatti, “La Sfregiatrice” è essenzialmente un film incentrato sullo scontro, intessuto in tutte le sue fibre dalla componente bellica che domina l’intera pellicola. Questo genere è stato il marchio di fabbrica di Snyder in molte pellicole da lui realizzate, dimostrandosi abile nel creare scene in cui l’azione e lo scontro sono protagonisti indiscussi.

Zack Snyder

Se il primo film rappresenta l’introduzione, in cui vediamo il team essere reclutato e una proposta di eliminazione della minaccia, il secondo film è un film di guerra. Alla fine della Parte Uno, scopriamo che Noble non è morto e che i nostri eroi sono ancora molto in pericolo, se non addirittura più di quanto fossero inizialmente. Nella Parte Due, i nostri eroi devono mantenere la promessa di difendere Veldt con tutta la loro astuzia e ingegno per proteggere le proprie case e tutto ciò che amano. Esploriamo il villaggio e i suoi abitanti più approfonditamente e scopriamo cosa stiamo combattendo, quali sono gli interessi in gioco e cosa rischiamo di perdere. Penso che la differenza più grande tra i due film sia il concetto di cosa valga la pena morire, che prende il centro della scena e i nostri eroi, nessuno dei quali ha più vere case o famiglie, trovano qualcosa da amare. E attraverso il villaggio, vedono la realizzazione di un sogno che tutti condividono di ritrovare quelle cose.

I primi trentacinque minuti del lungometraggio sono dedicati all’introduzione e alla preparazione al conflitto. Vediamo i guerrieri addestrare e preparare i contadini, uomini, bambini e donne, allo scontro armato contro il terribile Mondo Madre. Questa sequenza contadina è realizzata con una regia validissima, che sa variare saggiamente il ritmo narrativo a seconda dei momenti, tra estetica e slow motion, trasmettendo al pubblico, in parte, quel senso di gioia, di lavoro e d’entusiasmo presente nel villaggio, dove l’affetto è predominante. Le scene riguardanti la coltivazione e il lavoro nei campi sono estremamente ben realizzate sia a livello registico che fotografico e di montaggio, facendo emergere il desiderio di lotta e di ribellione presente nel villaggio. Tuttavia, la parte verbale del film continua a non funzionare. Mentre le scene che mostrano il lavoro nei campi e la vita del villaggio sono ben raccontate attraverso un montaggio che sfrutta la musica e una sceneggiatura che si basa principalmente sulle immagini, il problema si presenta quando i personaggi principali devono dialogare tra loro. Nei pochi momenti di dialogo, essi hanno il compito di seminare indizi per far progredire la storia nel terzo lungometraggio. Come accade in ogni film di guerra, i guerrieri svelano alcuni dei loro più oscuri segreti prima dello scontro. Tuttavia, la sceneggiatura non riesce in questo momento narrativo a creare dialoghi accattivanti né a sviluppare in maniera non stereotipata i personaggi, rendendo difficile provare empatia per loro. Pur essendo interessanti, queste rivelazioni non riescono a coinvolgerci emotivamente. Pertanto, anche se lo scontro che segue è magnificamente realizzato, come lo sono del resto le scene di scontro armato tra il Mondo Madre e Veldt, e le scene con le spade che richiamano il mondo dei Jedi e dei Sith, il conflitto non riesce a emozionarci a livello emotivo. La guerra, che occupa un’ora e trenta minuti del film, nonostante sia tecnicamente ben realizzata, non risulta minimamente coinvolgente emotivamente a causa della mancanza di empatia verso i personaggi. Se già ci sono evidenti problemi nella caratterizzazione degli eroi, ancora più gravi sono quelli riguardanti il cattivo e soprattutto il Mondo Madre. Il villain narrativo, il capitano Noble, una sorta di Darth Vader della pellicola, risulta assolutamente inconsistente e non suscita alcun senso di pericolo.

Fotogramma di Rebel Moon - Parte 2 La Sfregiatrice (2024)
Fotogramma di Rebel Moon – Parte 2 La Sfregiatrice (2024)

In conclusione

“Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice” riflette l’intera ambivalenza artistica di Zack Snyder come regista e narratore. Mentre la sua maestria visiva è indiscutibile, la mancanza di profondità narrativa e caratterizzazione dei personaggi compromette l’emozionalità e l’impatto della storia. Sebbene il film si distingua per la sua regia avvincente e per le scene d’azione coinvolgenti, la mancanza di connessione emotiva con i personaggi principali, insieme alla debolezza della sceneggiatura nei momenti di dialogo, impedisce al pubblico di immergersi pienamente nella narrazione. Il cambio di genere verso un film di guerra offre un’esperienza visiva mozzafiato, ma la mancanza di un villan convincente e la scarsa caratterizzazione dei personaggi limitano l’impatto emotivo complessivo. In definitiva, “Rebel Moon – Parte 2” offre uno spettacolo visivamente coinvolgente ma manca di profondità e coinvolgimento emotivo, risultando più una dimostrazione delle abilità tecniche di Snyder che un’esperienza narrativa appagante.

Note positive:

  • Maestria tecnica nella creazione di scene d’azione spettacolari.
  • Regia abile nel gestire il ritmo narrativo e le sequenze di combattimento.
  • Scenografie e effetti speciali di buona qualità.
  • Alcune scene di lavoro nei campi e di preparazione alla battaglia sono ben realizzate

Note negative:

  • Caratterizzazione superficiale e stereotipata dei personaggi.
  • Sceneggiatura banale e poco accattivante, con dialoghi poco originali.
  • Villain principale poco sviluppato e privo di profondità.
  • Mancanza di empatia per i personaggi e di coinvolgimento emotivo.
  • La trasformazione del genere da fantascienza ad avventura bellica non riesce a compensare i difetti narrativi
Condividi su

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.