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Proxima
Titolo originale: Proxima
Anno: 2019
Paese: Francia
Genere: Drammatico
Casa di produzione: Dharamsala, Darius Films, Pathé Films, Pandora Film Produktion
Prodotto da: Isabelle Madelaine, Émilie Tisné
Distribuzione: Koch Media
Durata: 1 hr 47 min (107 min)
Regia: Alice Winocour
Sceneggiatura: Alice Winocour, Jean-Stéphane Bron
Fotografia: Georges Lechaptois
Montaggio: Julien Lacheray
Musiche: Ryuichi Sakamoto
Attori: Eva Green, Matt Dillon, Lars Eidinger, Zélie Boulant-Lemesle, Sandra Hüller, Aleksey Fateev
Presentato al Toronto Internation Film Festival 2019, il lungometraggio di Alice Winocour (Augustine, Disorder – La guardia del corpo) è stato ditribuito in Italia da Koch Media, direttamente on demand su Sky, Infinity, Tim Vision, Rakuten TV, Chili, Itunes, Google Play e YouTube. Il lungometraggio Proxima vanta un cast d’eccezione composto da Eva Green, Matt Dillon, Zélie Boulant-Lemesle, Lars Eidinger, Sandra Hüller e Aleksey Fateev.
Trama di Proxima
Mamma, ma tu morirai prima di me?
CIT. STELLA (ZELIE BOULANT-LEMESLE)
Sarah (Eva Green) è una giovane astrofisica che sta per fare il balzo per diventare astronauta. Unica donna all’interno di un team internazionale, la donna si accinge a partire alla volta di Marte, entusiasta per l’avanzamento di carriera e determinata ad affrontare al meglio il rigido addestramento. Ma le sue ambizioni personali si scontrano ben presto con i dilemmi morali legati alla separazione dalla figlia Stella (Zélie Boulant-Lemesle), che tra assenza di amici e problematica vita scolastica ha bisogno più che mai di sua madre.

Recensione di Proxima
Gravity di Alfonso Cuaron ha rilanciato la moda delle odissee spaziali al cinema. Interstellar di Christopher Nolan e The Martian di Ridley Scott sono stati forse i due titoli più importanti di questo rinnovato filone, a cui si aggiunge anche il terzo film della regista-sceneggiatrice francese Alice Winocour. Ma se guardando Proxima ci si aspetta una spettacolare odissea siderale o uno sfavillante cast-away in corpi celesti lontani, la delusione è a portata di mano, perché a Winocour interessa più la sceneggiatura dell’effetto speciale, e getta uno sguardo intimista (tutto al femminile) sulla genitorialità. L’attenzione dello spettatore viene spostata, quindi, dalla bellezza del cosmo infinito alla stratificazione dell’umanità, radicandosi sul quotidiano dell’astronauta in procinto di lasciare il pianeta d’origine.
Più dramma d’attori che fantascienza, insomma; un lungometraggio che si concentra sulla plausibilità narrativa (le riprese, per altro, si sono svolte all’interno di reali strutture dell’Agenzia Spaziale Europea) e setaccia con un asciutto tono documentaristico sia il duro addestramento degli astronauti che le sfumature di reali legami, scevri di melassa o retorica.

L’idea della missione spaziale è solo un pretesto per inquadrare le motivazioni dei protagonisti, e fa ruotare le conflittualità melodrammatiche attorno a un realistico ed emozionante rapporto madre-figlia. Alice Winocour descrive con dovizia di dettagli le estenuanti fasi di training presso la base di Star City (Russia), ma la dilatazione dei tempi filmici e l’insistenza sulla routine dei cosmonauti canalizza i personaggi sulla strada dell’arricchimento caratteriale: la protagonista Sarah, tenace madre single che si fa largo in un mondo in prevalenza maschile, di cui Eva Green concretizza magistralmente le urgenze e le lacerazioni emotive, è posta davanti alla sfida degli obiettivi professionali mentre accompagna la figlia verso l’accettazione di una temporanea lontananza; il capo della spedizione (un sempre bravo Matt Dillon), burbero americano vagamente misogino, sviluppa un’etica empatica e collaborativa nei confronti dell’eterogeneo team, facendo da eminenza grigia per Sarah ogniqualvolta che la sua ambizione rischia di nuocere al suo ruolo genitoriale; la piccola Stella impara gradualmente che la profondità di un legame non può venir intaccata dal distacco fisico. Ogni carattere evolve e scende a compromessi con il proprio sistema di valori; la partenza per lo spazio è solo lo step finale di un iter personale che ha più valore dell’esplorazione dell’ignoto.
Lo script di Proxima avrebbe potuto indugiare sui lati più strappalacrime della vicenda; Winocour ha invece scritto una lettera d’amore al calore umano e allo spirito pionieristico di chi si mette in gioco con le distanze siderali. Forse la scrittura poteva essere più raffinata, perché alcuni personaggi minori non incidono e a volte i dialoghi suonano un po’ troppo artefatti, eppure trova comunque un suo pulsante equilibrio tra scienza e cuore. Nulla da dire invece sul lato tecnico: la confezione estetica di Proxima è impeccabile, sobria e priva di orpelli vistosi che distolgano l’attenzione da una storia costruita con onestà e sensibilità.

Note positive
- Messa in scena sobria e impeccabile.
- Sceneggiatura attenta a costruire una storia forte e mai melensa.
- Recitazione in stato di grazia.
Note negative
- Qualche personaggio minore poco incisivo.
- Alcuni dialoghi un po’ artefatti.