Challengers (2024): il desiderio oltre l’esplicito

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Challengers (2024) locandina

Challengers

Titolo originale: Challengers

Anno: 2024

Nazione: Stati Uniti d’America

Casa di produzione: Pascal PicturesMetro-Goldwyn-Mayer

Genere: Drammatico, Sentimentale, Sportivo

Distribuzione italiana: Warner Bros.

Durata: 131 minuti

Regia: Luca Guadagnino

Sceneggiatura: Justin Kuritzkes

Fotografia: Sayombhu Mukdeeprom

Montaggio: Marco Costa

Musiche: Trent Reznor, Atticus Ross

Attori: Zendaya, Josh O’Connor, Mike Faist

Trailer di Challengers

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Il candidato all’Oscar e al BAFTA Luca Guadagnino (Chiamami col tuo nome, Io sono l’amore, Suspiria, A Bigger Splash, Bones and All) torna alla regia con Challengers, una storia moderna ed appassionante da una sceneggiatura di Justin Kuritzkes. Distribuito da Warner Bros Pictures, il film avrebbe dovuto aprire lo scorso Festival del Cinema di Venezia, poi posticipato per lo sciopero in corso a Hollywood. La distribuzione italiana è fissata al 24 Aprile 2024 in sala.

Trama di Challengers

Tashi Duncan (Zendaya) è alimentata da talento e intensità. La grinta della giovane star del tennis nel suo sport corrisponde alla sua fisicità, alla sua fiducia in sé stessa e alla sua forza interiore. Quando i tennisti Patrick Zweig (Josh O’Connor, The Crown), e Art Donaldson (Mike Faist, West Side Story), suoi coetanei, vedono Tashi in azione sul campo all’inizio della sua carriera, questi due migliori amici ne rimangono affascinati – e sebbene Patrick e Art si conoscano da quando erano coinquilini pre-adolescenti all’accademia di tennis, la competizione si accende. Tashi, più scaltra di Art e Patrick seppur abbiano tutti e tre appena 18 anni, è consapevole di tutto… anche di ciò che Art e Patrick non vedono, o non voglio vedere.

Luca Guadagnino sul set di Challengers (2024) CP: Metro Goldwin-Meyer
Luca Guadagnino sul set di Challengers (2024) CP: Metro Goldwin-Meyer

Recensione di Challengers

Amato, odiato, incompreso e inarrestabile, Guadagnino è forse il regista più divisivo che abbiamo attualmente in Italia. Con Challengers, porta alla luce il suo lavoro più commerciale, ma allo stesso tempo non tradisce quella ricerca del desiderio più puro, sviscerato anche nel recente Bones and All, riconfermando una poetica legata a dei temi indissolubili. Riuscirà lo sport più noioso del mondo (dopo il golf) a diventare scenario di emozioni altrettanto travolgenti? Le basi ci sono tutte con al centro un triangolo amoroso che si sviluppa, appunto, tra i campi da tennis. La trama si concentra sulla tensione costante tra due ex migliori amici, interpretati da Josh O’Connor e Mike Faist, e il prodigio Tashi, interpretata da Zendaya, che è per anni l’oggetto del desiderio di entrambi. Psicosessuale ma casto, il film mantiene al centro l’unico legame che conta veramente: quello condiviso con lo sport. Il regista di Call Me by Your Name esplora in maniera decisa la dinamica triangolare, ma soprattutto la base del rapporto dei due amici, in perenne competizione (insieme alla macchina da presa) per lo sguardo di Tashi. La tensione emotiva tra i personaggi è magistralmente rappresentata, creando un’atmosfera avvincente e complessa. La regia del film enfatizza questa rivalità, aggiungendo profondità a personaggi che a volte risultano forzati da dialoghi scritti appositamente per accontentare l’audience.

(L to R) Mike Faist as Art, Zendaya as Tashi and Josh O'Connor as Patrick in CHALLENGERS, directed by Luca Guadagnino, a Metro Goldwyn Mayer Pictures film.
(L to R) Mike Faist as Art, Zendaya as Tashi and Josh O’Connor as Patrick in CHALLENGERS, directed by Luca Guadagnino, a Metro Goldwyn Mayer Pictures film.

Consapevole della sua natura leggera, Challengers è senza dubbio un film sensuale, un’opera che sa essere erotica senza mai scivolare nell’esplicito. Guadagnino costruisce un erotismo che prende vita nel gioco ma anche nell’intensità personale, non appena i protagonisti prendono in mano la racchetta. I corpi sono presentati in maniera tale che, anche quando le scene sembrano innocue, nascondono un carico di tensione sessuale palpabile. La narrazione si alimenta di sguardi, gesti e minuti con la tensione di un match che si carica di significati sovraordinati. A differenza di molti film che si ancorano pesantemente a contenuti sessuali espliciti, quest’ultimo ascende all’erotismo più palpabilmente nelle sue sequenze di tennis. Qui, la fotocamera restringe la sua messa a fuoco, ed è proprio nel calore del gioco che l’intimità trova il suo polso. Il film gioca volutamente con l’immaginario post-coitale, evitando la sessualità palese per qualcosa di molto più suggestivo, allineandosi con la filosofia che l’erotismo non si limita all’atto stesso, ma fiorisce nella tensione che lo precede.

Nell’esplorare i temi generali, la sceneggiatura di Justin Kuritzkes tesse sapientemente il concetto di percezione accresciuta e trasformazione interiore nel tessuto della sua narrazione, che oscilla tra passato e presente, utilizzando una costante di flashback e flashforward tesa a ricreare la tensione della partita stessa. In passato un’autore come David Foster Wallace era riuscito a descrivere perfettamente il profano dietro una partita raccontando i sottili, ma incessanti, aggiustamenti che un giocatore apporta; ritroviamo lo stesso interesse nel film, dove ogni movimento dei giocatori è amplificato e ravvicinato. Esaltato dal montaggio di Marco Costa, fidato collaboratore di Guadagnino, che ci accompagna attraverso il fluire dei giorni e dei match, con ritmi che rispecchiano i battiti accelerati della tensione tra i personaggi. Non perde colpi neanche la colonna sonora di Trent Reznor e Atticus Ross, premiato binomio ormai tra le firme più importanti della musica per il cinema, che ci regala una techno pulsante che sottolinea i momenti chiave senza mai invadere il campo visivo.

Fotogramma di Challengers (2024)
Fotogramma di Challengers (2024)

In conclusione

Guadagnino dimostra ancora una volta di saper comunicare al pubblico mediante la raffinatezza visiva, con inquadrature che catturano l’essenza fervente della storia. Le ellissi narrative, i momenti di silenzio, le scene iper concentrate, costringono lo spettatore a un’immersione completa del medium. In definitiva Challengers si rivela essere un invito a riflettere sulle complessità relazionali e della seduzione, il tutto trasposto su un terreno di gioco che sa essere tanto crudele quanto generoso. Questo grazie a una prospettiva che va oltre il puro piacere estetico: un appello a esplorare il desiderio con la stessa intensità di un finale di partita.

Note Positive

  • La regia estatica di Guadagnino
  • La geometria narrativa e le interpretazioni attoriali
  • Montaggio e colonna sonora

Note Negative

  • Dialoghi e scene che enfatizzano la natura commerciale del film
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