Isolation (2021) – La pandemia in cinque storie

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isolation 2021 locandina

Isolation

Titolo originale: Isolation

Anno: 2021

Paese: Italia, Belgio, Gran Bretagna, Germania, Svezia

Genere: Documentario

Produzione: Maze Pictures, Notorious Pictures, Tarantula

Distribuzione: Notorious Pictures

Durata: 91′

Regia: Michele Placido, Julia von Heinz, Olivier Guerpillon, Jaco van Dormael, Michael Winterboom

Fotografia: James Clarke, Valentina Pascarella, John Quester, Juliette Van Dormael

Montaggio: Philip Bergström, Frank Brummundt, Jacopo Quadri, Marc Richardson, Bruno Tracq

Musiche: Luca D’Alberto, Loup Mormont, Matthias Petsche, Jay Weathers

Attori: Roberto Bolle, Andrea Bocelli, Rosa von Praunheim

Trailer italiano di Isolation

Trama di Isolation

Docufilm collettivo realizzato in cinque paesi diversi con il contributo di cinque differenti cineasti europei, ciascuno interessato a raccontare con il proprio corto una dinamica sociale ed intima realizzatasi durante il periodo di lockdown.

Recensione di Isolation

Notorious pictures e le giornate degli autori delle notti veneziane presentano durante la 78°esima edizione del Festival di Venezia: Isolation, un docufilm composto da una serie di cortometraggi, dalla durata di quindici minuti l’uno, realizzati da cinque cineasti provenienti da cinque paesi differenti del continente europeo. Storie diverse accomunate tutte dal fine unico di narrare il dramma causato dalla pandemia covid19, partendo proprio dal racconto nostrano di Michele Placido, intento a descrivere la situazione del paese in cui l’epidemia ha iniziato il suo percorso distruttore. Isolation si rivela una testimonianza collettiva in cui ciascuna voce cerca con tinte drammatiche ma anche con un accenno di sarcasmo, di mettere in scena ciò che probabilmente tutti avrebbero preferito non vivere in prima persona.

Il docufilm inizia con il corto “La morte addosso” del regista italiano in veste di “reporter”, decidendo durante il periodo di lockdown d’intraprendere un viaggio dalla città di Roma fino ad arrivare a osservare la tragica situazione della cultura nostrana anche nei capoluoghi di Milano e Firenze. Nonostante gli intenti lodevoli e le commoventi scene d’un settore che lotta e resiste da numerosi anni e che ora è costretto anche ad affrontare una pandemia con risorse esigue, il regista non riesce a rendere il suo racconto interessante, anzi nell’appesantire lo storytelling con divagazioni soporifere, si dimentica (a differenza degli altri cineasti) di dare un collante al suo episodio, relegandolo alle due interviste scialbe fatte a Roberto Bolle e Andrea Bocelli a immagini evocative e a un finale che soffre proprio dello scollamento narrativo/tematico tra le varie scene.

La morte addosso cortometraggio - Isolation
La morte addosso

Fortunatamente il lungometraggio si riprende già con la seconda storia “Two Fathers”, diretta dalla regista tedesca Julia Von Heinz: una doppia vita scoperta tramite chat online, un immergersi dietro a il non detto d’un padre, figlio della seconda guerra mondiale, abituato dunque alla sopportazione e alla repressione dei propri desideri sessuali. La cineasta come un’investigatrice indaga sul “non detto” della figura paterna in una serie di corrispondenze mail che ci portano dentro a un dramma sociale interno alla cornice pandemica, che isola ancora di più l’artista durante il momento di raccoglimento. Una storia lgbt che quasi mai scade nella retorica, nonostante rischi in più di qualche momento di sviare dal focus principale del progetto, riprendendosi solo in corner da quello che poteva diventare un racconto pride fuori contesto.

Two Fathers - Cortometraggio
Two Fathers – Cortometraggio

Alla dolorosa e al contempo liberatoria scoperta della Von Heinz, segue il sarcasmo del cineasta franco-svedese Olivier Guerpillon, il quale porta sullo schermo il saggio “come sono sopravvissuto alla strategia svedese” seguendo le orme di Mekas, Marker e J.L Godard. Il suo cortometraggio è intitolato “Liberty, equality, immunity”

Il regista entra nella realtà sociopolitica svedese, un paese in cui i cittadini sono restii a polemizzare con gli atti esecutivi del governo centrale, possedendo una predisposizione all’obbedienza. L’animo però di Olivier non riesce a essere così incline all’approccio incauto della nazione, poco affine alle restrizioni adottate dagli altri paesi del continente e convinta della propria politica sanitaria, sintomo secondo il regista d’un eccessivo nazionalismo impellente, che ha avuto come unico frutto quello di portare in auge un epidemiologo di dubbia competenza. Guerpillon nel suo corto tira fuori tutto il sentimento critico francese, nemesi dell’obbedienza incondizionata svedese, in un reportage che si articola in una serie di spezzoni di telegiornali, brevi frammenti social e citazioni cinematografiche cinephile. Il tutto condito da un ampia dose d’umorismo, volta a smascherare la pochezza scientifica dietro l’idolatrata strategia controversa del medico Anders Tegnell. Un racconto pungente che non fallisce nel suo intento demistificante.

Liberty, equality, immuni
Liberty, equality, immunity

Se la seconda e la terza storia risollevano lo spettatore dal racconto tedioso iniziale, l’apice d’Isolation si raggiunge solo con i 15 minuti lasciati all’artista belga Jaco van Dormael (regista di Toto le héros, Mr Nobody e Dio esiste e vive a Bruxelles) con il suo cortometraggio “Mourning in the time of corona virus”, il quale racconta il dramma vissuto dalla moglie Michele Anne, il cui padre è rimasto vittima del covid, deceduto nel reparto di terapia intensiva senza che la figlia lo riuscisse a vedere per un’ultima volta. Michelle dunque rimarrà collegata con esso solo tramite un I pad, sul cui display man mano vedrà spegnersi il genitore, scomparso dopo un mese dal contagio.

Alla critica statale verso il ministro della salute, si aggiunge la rabbia artistica di Dormael, sfoggiata non solo con il disprezzo cinephile finale, ma anche e sopratutto attraverso la messa in scena, che consente con l’uso incessante dello slowmotion di vivere “frame by frame” il dolore e lo strazio finale della protagonista, in un gioco visivo che ricorda le avanguardie cinematografiche ma anche teatrali (una su tutte Robert Wilson), portando in auge una sperimentazione poco attenta al gusto del pubblico, il quale in questo gioco suggestivo composto da ombre e attimi percepiti in tutta la loro consistenza rischia di trovarsi spaesato. Il contributo del regista belga si rende così apprezzabile solamente da una nicchia d’osservatori. Seppur rischioso e al limite della rigorosità autoriale senza dubbio il miglior episodio del quintetto.

 "Mourning in the time of corona virus"
“Mourning in the time of corona virus”

A porre il sipario ci pensa l’omonimo racconto Isolation del regista britannico Michael Winterboom, il quale torna prepotentemente a raccontare una minoranza (in questo caso etnica) attraverso la storia di una madre richiedente asilo, costretta a vivere in una situazione di lockdown da anni con un figlio a carico, senza poter lavorare per prendersene cura. I due sono costretti infatti a sopravvivere con circa 20 dollari a settimana, emarginati dalla comunità e proprio per questo invisibili ai nostri occhi. Lo sguardo di Winterboom mostra una questione che non può essere ignorata e che meriterebbe quanto meno di essere ridiscussa, gettando un occhio sugli ultimi del nostro mondo, quelli che con dignità, senza versare una lacrima stanno conducendo una “vita in quarantena” da ben prima di noi. Solo che in questo caso a tumularli in casa non è stata solo una pandemia, bensì un sistema statale disinteressato al fornire una speranza ai due veri Isolati di questa società. Unica nota fuori posto : un montaggio eccessivamente ritmato per il genere di racconto che in non pochi casi tende a infastidire lo spettatore.

Isolation
Isolation

Isolation di Michele Placido, Julia von Heinz, Olivier Guerpillon, Jaco van Dormael e Michael Winterboom perciò nonostante non riesca a coinvolgere sin dal primo minuto, col passare del tempo fornisce un quadro ricco di riflessioni e focus su cui sarebbe doveroso riflettere anche in un contesto auspicabile di ritorno alla normalità.

Note positive

  • Riflessioni e focus proposti dagli autori
  • Coinvolgimento dei racconti di Julia von Heinz, Olivier Guerpillon e Michael Winterboom
  • Messa in scena d’autore nel racconto di Jaco van Dormael

Note Negative

  • Corto iniziale tedioso e poco entusiasmante
  • Montaggio dell’ultimo episodio
  • Titolo del film simile all’ultimo episodio (scelta editoriale discutibile)

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