Katla (2021): ricominciare a essere felici

Recensione, trama e cast della prima stagione della serie islandese Netflix "Katla" del 2021. Un mistero tra Dark e Les Revenants

Condividi su
Katla 2021 locandina prima stagione

I contenuti dell'articolo:

Katla

Titolo originale: Katla

Anno: 2021

Paese: Islanda

Genere: Mistero

Produzione: RVK Studios

Distribuzione: Netflix

Ideatore: Sigurjón Kjartansson, Baltasar Kormákur

Stagione: 1

Puntate: 8

Regia: Baltasar Kormákur, Börkur Sigþórsson, Thora Hilmarsdottir

Musica: Högni Egilsson

Attori: Guðrún Ýr Eyfjörð, Íris Tanja Flygenring, Ingvar Sigurdsson, Aliette Opheim, Þorsteinn Bachmann, Haraldur Stefansson, Sólveig Arnarsdóttir, Baltasar Breki Samper, Birgitta Birgisdóttir, Björn Thors, Valter Skarsgård, Kristín Þóra Haraldsdóttir, Guðrún Gísladóttir, Aldís Amah Hamilton

Trailer della serie Katla

Trama di Katla

A Mýrdalsjökull, precisamente nel piccolo villaggio di Vik in islanda, c’è da un lungo anno una continua attività vulcanica proveniente dal grande vulcano sublglaciale Katla, il quale sta rendendo la vita dei cittadini del luogo assai ardua a causa del forte pulviscolo di cenere ormai presente sul territorio situato ai piedi del grande vulcano, che appare sempre più ostile e pronto a eruttare nuovamente.

La storia segue alcuni cittadini di Vik come la giovane Grima (Guðrún Ýr Eyfjörð), membro della squadra di polizia, che è rimasta fortemente scossa e traumatizzata dalla scomparsa della sorella maggiore Ása (Íris Tanja Flygenring) avvenuta il giorno prima dell’eruzione del vulcano. A causa di questo evento la giovane è entrate in un periodo di crisi interiore e forte depressione. Oltre a lei facciamo la conoscenza di suo padre Þór, di Gísli, il capo della polizia del luogo, e il geologo Darri, che ha perso anni prima il proprio figlio.

Tutte le loro vite e le loro certezze verranno scosse nel profondo quando gli abitanti inizieranno a ricevere alcune visite da ospiti inaspettati, come il ritorno stesso di Gunhild, una giovane donna ritrovata viva ma completamente ricoperta di cenere, e infine il ritrovamento di Ása, anch’essa ricoperta di cenere. Dietro a questi ritorni, cosa si nasconde?

Guðrún Ýr Eyfjörð in Katla prima stagione
Guðrún Ýr Eyfjörð è Grima in Katla prima stagione

Recensione di Katla

Distribuita da Netflix il 17 giugno 2021, questa interessante produzione islandese diretta per ben quattro episodi su otto da Baltasar Kormákur, richiama immediatamente alla mente, sia per struttura che per elementi fotografici – narrativi di mistero, quel Dark di Baran bo Odar e quel Les Revenants di Fabrice Gobert, pur abbracciando e perseguendo, man mano gli episodi scorrono, un suo percorso simbolico – interiore, che l’allontana in special modo dalla serie cult tedesca andata in onda a partire dal 2017.

Se Dark si concentrava sulla misteriosa centrale nucleare e Les Revenants sugli stani eventi riguardanti l’abbassamento dell’acqua nella diga e la ricomparsa di alcuni “ritorni dall’aldilà”, ecco che Katla mette al centro della sua narrazione l’omonimo vulcano, realmente esistente e che ha eruttato per l’ultima volta nel 1918. Questo vulcano diviene, fin dall’inquietante incipit narrativo della serie, l’elemento fondante e causante degli eventi che andranno a scombussolare la vita dei cittadini di di questo villaggio quasi del tutto disabitato. Proprio questa ambientazione vulcanica, supportata ottimamente da una fotografia che richiama una tinta spenta tendente al grigio cenere, diviene il maggior punto di forza della serie grazie ad un pregevole lavoro registico e scenografico. I due comparti tecnici riescono a creare visivamente un ottimo contesto narrativo in grado di trasmettere sensazioni di mistero e di freddezza interiore allo spettatore che ci sente realmente trascinato entro un luogo arrido dove la speranza stessa sembra non esistere o dove assume strane sembianze. Questo luogo desertico, roccioso, spoglio e fotograficamente freddo riesce a divenire altro che ambientazione statica su cui far muovere i caratteri drammaturgichi, divenendo personaggio stresso e attivo della serie sviscerando il rapporto tra mitologico e irrazionale e tra umano e natura, senza donare però quel senso ecologico alla narrazione ma piuttosto parlando, anche se solo superficialmente, dell’interconnessione globale tra tutte le forme di vita con il proprio pianeta.

Senza errori di trama Katla va a presentare, man mano che le puntante procedono, i personaggi dello show, il tutto però possiede un eccessiva lentezza a causa di un ritmo poco incisivo e di uno sviluppo non ottimale nel loro costrutto poiché nonostante i caratteri mostrati siano interessanti, questi vengono affrontati in maniera poco approfondita dallo script di otto puntate, a eccezione della protagonista Grima che nella 1×08 ottiene una maggiore tridimensionalità, stesso discorso vale anche per il poliziotto Gísli, uomo sempre più tormentato dalla religione elemento che annienterà sempre di più la sua psiche. Anche il geologo Darri viene abbastanza sviscerato ma il problema alla base di Katla, che tende a indebolire l’interno prodotto seriale, è che tutti i personaggi vengono narrati attraverso un unica chiave di lettura: il bisogno di riavere accanto la persona “scomparsa“. Tutte le personalità mostrate in questa prima stagione sono rotte, hanno perduto un pezzo importante della loro vita senza riuscire a risollevarsi e rinascere, proprio questo bisogno di riprendere in mano la propria vita dopo un lutto o una perdita sentimentale diviene il tema centrale e unico su cui ruota costantemente Katla. Tale tematica viene mostrata attraverso l’inserimento drammaturgico di questi cosiddetti “changeling” o “esseri nati dalla lava”.

Scena di Katla
Scena di Katla

Trattando proprio di questi changeling troviamo l’elemento maggiormente interessante in Katla soprattutto per il modo in cui sono stati concepiti e mostrati: ignari di essere ritornati dopo un lungo periodo. Questi changeling non si rendono conto del trascorrere del tempo e sembrano poco interessati a comprendere o accettare la realtà, tanto da non porsi mai nessuna domanda ma andando a prendere tutto ciò che avviene intorno a loro per vero e con semplice felicità. Questo si denota dal personaggio di Gunhild che sembra non rendersi conto che sia Þór, il suo amato, che le figlie di lui sono cresciute e invecchiate. I changeling appaiono allo spettatore come esseri soddisfatti dalla loro vita senza possedere, a eccezione dei ricordi, i tormenti del loro vero “io”.

Passando alle interpretazioni della serie vanno fatti gli applausi a tutto il cast perfettamente adatto a portare sugli schermi quei personaggi, anche se registicamente si denota come si sia preferita una recitazione emozionalmente minimale rendendo i personaggi a tratti troppo freddi. Per il resto Katla, che potrebbe avere un suo senso anche senza una seconda stagione, nonostante un finale aperto, si dimostra un prodotto interessante senza però raggiungere la fattura delle sue due serie sorelle a cui è chiara ed evidente l’ispirazione di struttura narrativa già dalla prima puntata.

Note positive

  • Tematica
  • Scenografia
  • Fotografia

Note negative

  • I registi hanno optato per delle interpretazioni troppo fredde
  • Eccessiva lentezza nelle prime puntante
Condividi su
Stefano Del Giudice
Stefano Del Giudice

Laureatosi alla triennale di Scienze umanistiche per la comunicazione e formatosi presso un accademia di Filmmaker a Roma, nel 2014 ha fondato la community di cinema L'occhio del cineasta per poter discutere in uno spazio fertile come il web sull'arte che ha sempre amato: la settima arte.

2 commenti

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

  1. Buonasera, mi chiedo se nessuno si sia accorto dei clamorosi errori nella scena del suicidio con la roulette russa .. vi è uno scambio, voluto o meno, allo scopo di lasciare forse il dubbio, tra le due protagoniste. Nella prima inquadratura il personaggio reale è a dx…nella successiva a sinistra…poi di nuovo a destra. Seguendo un ordine logico, con sei proiettili, a morire sarebbe dovuto essere il “doppione”… Ma pare sia “l’originale” ad aver avuto la peggio… Voi cosa ne pensate? Grazie. Laura

  2. Si, hai ragione, quella scena probabilmente presenta qualche errore, anche a me è parsa eccessivamente caotica e alla fine non capivo più la disposizione esatta dei personaggi in scena. Indubbiamente però tale scena, nonostante l’imprecisione da te menzionata, riesce nel suo intento di creare il dubbio nella mente dello spettatore… Anche se a mio avviso alla fine è abbastanza banale ed evidente che è “il doppione” a essere sopravvissuto.